L’Europa è ancora distante dal trovare una risposta comune alla crisi energetica e all’aumento del prezzo del gas (oggi in lieve calo a 169 euro megawattora). La spaccatura è emersa se possibile in maniera ancora più netta durante la riunione dei ministri delle Finanze dei 27 a Lussemburgo, convocata per decidere come finanziare RePower Eu. Da un lato ci sono i malumori di diversi Stati membri – Italia compresa – per la mossa della Germania, che in autonomia ha annunciato un pacchetto di aiuti da 200 miliardi di euro. La Lega ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea chiedendo di verificare che il governo tedesco non stia violando le norme sugli aiuti di Stato. Dall’altro lato c’è la freddezza di Berlino e di Bruxelles, ma non solo, di fronte alla proposta di Paolo Gentiloni e Thierry Breton, che hanno chiesto di agire come durante la pandemia, emettendo debito comune sul modello del fondo Sure.

I due commissari Ue per l’Economia e il Mercato interno, in un intervento pubblicato su diverse testate europee tra cui il Corriere della Sera, sottolineano che “solo una risposta di bilancio europea permetterà, sostenendo l’azione della Bce, di rispondere efficacemente a questa crisi e di calmare la volatilità dei mercati finanziari”. È arrivato però immediatamente il no di Berlino, ancora prima dell’inizio dell’Ecofin: “Ulteriori proposte che siano basate sul programma Sure non sono giustificate in questo momento”, ha commentato il ministro delle Finanze tedesco e leader dei Liberali, Christian Lindner. Poi è arrivato pure il no dell’Olanda: secondo la ministra delle Finanze Sigrid Kaag “un dispositivo Sure per l’energia non è necessario” e, dopo la crisi del Covid, “ci sono miliardi e miliardi disponibili che noi possiamo usare. Non credo sia necessario. Dobbiamo liberare i fondi”. Di più, in serata anche il portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, ha tenuto a precisare che “gli editoriali sono iniziative personali dei commissari competenti. Non impegnano la Commissione”. Parole che, seppure di circostanza, non faranno piacere a Gentiloni e Breton. Mamer poi ha aggiunto: “Ovviamente la stessa presidente von der Leyen ha parlato della necessità di soluzioni europee e della protezione del mercato unico nel suo discorso di sabato a Sofia”.

Le dichiarazioni al termine dell’Ecofin però non hanno fatto altro che certificare le distanze tra i Paesi europei e la mancanza di una strategia solidale comune. “Abbiamo discusso” la proposta di una replica del fondo comune Sure “e devo dire che ci sono pareri divergenti. Dobbiamo trovare una soluzione europea per ridurre i prezzi spot” che “sono troppo elevati”, ha riferito Zbynek Stanjura, ministro delle Finanze della Repubblica Ceca, che ha la presidenza di turno. “Dopo quanto è stato concordato venerdì scorso continueremo a discutere – ha evidenziato Stanjura -, so che sembra che il ritmo sia troppo lento ma non è così. Diversi Paesi hanno mix energetici diversi e idee diverse di quello che bisogna fare”.

“Abbiamo deciso oggi di lavorare su ulteriori flessibilità temporanee per quanto riguarda i fondi di coesione rimanenti nel periodo di finanziamento 20142020 per utilizzarli nel contesto dell’attuale crisi energetica”, ha spiegato il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, sempre al termine dell’Ecofin. “Il RePowerEu e il Recovery non finanziano misure di sostegno al reddito o simili, questo necessita diverse fonti di finanziamento“, ha spiegato. Lo stesso Dombrovskis prima della riunione a Lussemburgo aveva ammonito: “La questione” di una nuova emissione di debito comune sul modello del Sure “richiede altre discussioni perché ci sono punti di vista diversi attorno al tavolo”. Una risposta indiretta a Gentiloni, che invece al suo arrivo all’Ecofin aveva detto: “Quello che abbiamo fatto con Sure durante la pandemia era una proposta interessante” e quel modello “basato sui prestiti potrebbe essere realistico. Se vogliamo evitare la frammentazione ci serve un alto livello di solidarietà e dobbiamo mettere in campo qualche altro strumento comune“.

La proposta dei due commissari – Gentiloni e Breton scrivono che “ispirarsi a Sure per aiutare gli europei e gli ecosistemi industriali nell’attuale crisi potrebbe essere una delle soluzioni a breve termine che apre la strada a un primo passo verso la fornitura di ‘beni pubblici europei‘ nei settori dell’energia e della sicurezza, che è l’unico modo per dare una risposta sistemica alla crisi”. Sure è il fondo Ue da 100 miliardi varato durante la pandemia per finanziare tramite l’emissione di debito comune le Cig e gli schemi nazionali contro la disoccupazione. “Per superare le falle causate dai diversi margini di manovra dei bilanci nazionali, dobbiamo pensare a strumenti mutualizzati a livello Ue”, sottolineano i due commissari.

“Come siamo stati in grado di fare durante la crisi del Covid, spetta a noi stabilire collettivamente e in modo pragmatico meccanismi di sostegno equi che mantengano l’integrità e l’unità del mercato interno, proteggano tutte le imprese e i cittadini europei e ci permettano di andare avanti insieme in questa grande crisi”, proseguono Gentiloni e Breton, evidenziando che “l’Europa ha già dimostrato di saper reagire con forza superando le divisioni e mettendo in comune la propria potenza di bilancio a livello europeo, in modo da dimostrare solidarietà e giustizia. Questa è l’essenza del nostro progetto europeo”.

Nel loro intervento, Gentiloni e Breton si soffermano anche sul pacchetto di aiuti da 200 miliardi annunciato da Berlino la scorsa settimana. Lo schema “risponde alla necessità – da noi invocata – di sostenere l’economia, ma solleva anche degli interrogativi. Come possono gli Stati membri che non hanno gli stessi margini di bilancio sostenere le imprese e le famiglie? Dobbiamo evitare più che mai di frammentare il mercato interno, di creare una corsa ai sussidi e di mettere in discussione i principi di solidarietà e di unità che sono alla base del nostro progetto europeo”. “Per stabilire una risposta coordinata da parte nostra, e mentre i 27 stanno cercando di mobilitare risorse facendo tutti appello al debito per far fronte allo shock simmetrico dei prezzi dell’energia – spiegano i due commissari -, la capacità di indebitamento non può essere valutata solo sulla base del loro debito pubblico ‘osservato’. Questo riferimento, che resterà alla base delle nostre regole di bilancio comuni, non è certo esaustivo“.

La risposta della Germania – “Ho avuto l’opportunità ieri di spiegare alla Commissione e ai colleghi il nostro scudo protettivo, c’è stato un malinteso: la nostra misura è mirata ed è pensata per il 2022, 2023 e 2024″, ha detto il ministro Lindner, rispondendo alle critiche sul pacchetto di aiuti varato da Berlino. Poi ha ribadito che la misura “è proporzionata, se si considerano le dimensioni e la vulnerabilità dell’economia tedesca”. “Per questo – ha aggiunto – insieme dobbiamo impegnarci per rafforzare i nostri acquisti comuni di energia sul mercato internazionale e riformare il nostro mercato elettrico”.

Secondo Berlino, però, “gli strumenti che sono stati utilizzati durante la pandemia non possono essere trasferiti uno a uno a uno” in un contesto di “shock dell’offerta e uno scenario di inflazione”. La proposta di un programma analogo allo Sure, ha spiegato il leader dei liberali tedeschi dell’Fdp, “non può essere giustificata”, ci sono “altri strumenti di cui discutere, ma questa crisi è molto diversa da quella del coronavirus“. “Non stiamo affrontando uno shock della domanda, in cui i fondi pubblici devono essere utilizzati per stabilizzare la domanda o stimolare l’economia, stiamo affrontando uno shock dal lato dell’offerta e dobbiamo rispondere ampliando l’offerta e agendo insieme sui mercati internazionali”, ha sostenuto ancora Lindner.

L’interrogazione della Lega – La Lega presenta un’interrogazione prioritaria alla Commissione europea sul ‘fondo di stabilizzazione economica varato dal governo tedesco’. Lo annuncia su Twitter il deputato del Carroccio Claudio Borghi che pubblica il testo firmato dall’europarlamentare Antonio Maria Rinaldi, membro del gruppo ‘Identità e democrazia’ a Bruxelles. “Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha annunciato il 29 settembre scorso che il governo tedesco utilizzerà un fondo di stabilizzazione economica, della durata di tre anni, per un importo complessivo di 200 miliardi di euro al fine di sostenere il sistema produttivo nazionale per contrastare l’effetto del caro energia. Premesso – si legge – che tale fondo sarà presumibilmente utilizzato dal governo tedesco per aiutare e sostenere le aziende nazionali a recuperare la competitività della propria produzione sia sul mercato interno che su quello internazionale, la Commissione non ritiene che: 1) Sia ravvisabile una violazione degli Artt. 107 e 108 del TFUE che disciplinano gli aiuti di Stato? 2) Vista l’entità del provvedimento che verrà adottato dal governo tedesco, sia necessaria una revisione del Temporary Crisis Framework, al fine di consentire a tutti gli stati membri dell’Unione parità d’intervento?”.

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