Ci sono una Serie A e una Serie B pure per i divorzi nel calcio. Già, se per Francesco Totti e Ilary Blasi il clamore mediatico della rottura è stato incredibile, altrettanto evidentemente non sarà per Wanda Nara e Mauro Icardi. Sì, perché la parabola discendente Wanda e soprattutto Maurito l’avevano intrapresa da un po’, e forse a sorpresa. Sorprendente per uno come Icardi, che sembrava aver ereditato il carattere della sua città natale, Rosario, indomito e ribelle. La ribalta se l’era presa proprio così: con sfrontatezza.

La sfrontatezza che lo vedeva avere la forza di confrontarsi coi coetanei delle villas senza soccombere e allo stesso tempo senza seguirli su un territorio fatto di delinquenza: bucava le reti delle porte Maurito a Rosario, mentre molti amici avrebbero preso a bucare altro, tra coltellate e sparatorie. Testa alta che l’aveva accompagnato senza alcun timore nell’esordio, ovviamente con gol, alla Sampdoria, diventando il più giovane calciatore a segnare in un derby, e permettendo ai blucerchiati coi suoi gol di battere per due volte la Juventus Campione d’Italia.

Poi l’Inter… e Wanda: una relazione con l’ex di un collega ed amico, Maxi Lopez, che gli causa non pochi problemi. Alla Seleccion Argentina quel centravanti così forte e tecnico servirebbe eccome, ma da Maradona a (pare) Leo Messi e tutti quelli che gli girano intorno l’idea di avere in squadra uno che ha rubato la donna a un amico e collega proprio non piace, e viene posto il veto per le convocazioni in nazionale. Maurito però non si deprime e oppone la sua faccia da impunito facendo di quella che viene considerata una debolezza la sua forza: non lascia, ma raddoppia facendo di Wanda Nara la sua agente calcistica, nonostante Wanda non avesse alle spalle esperienza nel ruolo ma giusto un po’ di tv in Argentina, roba del calibro di “Patinando por un sueno” o “Casados con hijos”.

E non c’è che dire, fanno centro: la coppia, al netto dell’immagine offerta che sfiora e spesso travalica l’etichetta del “tamarro”, diventa un brand, una sorta di “Ferragnez” del pallone che funziona. Sui social e in tv con Wanda tra scatti e programmi, e in campo con Icardi che diventa capitano dell’Inter a suon di gol e meritevole delle (soventi) richieste di aumenti di Wanda.
Ma è tutto troppo troppo veloce: a 24 anni Maurito ha già un’autobiografia, “Sempre Avanti” in cui per la prima volta fa retromarcia, eliminando frasi sgradite alla curva dell’Inter (quelle relative al litigio in Sassuolo-Inter, “Sono pronto ad affrontarli uno ad uno, chiamo cento criminali di Rosario e poi vediamo” all’incirca), e l’immagine, quella sì, buttata “sempre avanti” forse comincia un po’ a stancare il pubblico.

Viene cercato dal Napoli, che vorrebbe farne il nuovo Higuain, ma resta all’Inter dove però litiga sia con la dirigenza che con Conte, e allora viene ceduto al Paris Saint Germain: l’inizio è buono, ma solo quello, dopo fa più notizia per le vicende coniugali (ed extraconiugali) con Wanda Nara che per ciò che fa in campo. Un calciatore con potenzialità enormi che finisce praticamente fuori dai radar calcistici a 27 anni, facendo per due anni il comprimario e, cosa più incomprensibile, accettando questo ruolo (o almeno così è parso) poco appagante ma lautamente pagato. Lontani i tempi del ragazzo di Rosario dunque.

Poche partite, pochi gol, e litigi con la dirigenza e la tifoseria: fino all’aut aut “O giochi con la squadra dei dilettanti o vai via”. Via è il Galatasary, la periferia del calcio per Maurito che 30 anni non ce li ha ancora. E poi l’annuncio da parte di Wanda, ovviamente via social, dell’imminente separazione: “E’ un momento doloroso, non ho null’altro da dire”. Una parabola discendente veloce, velocissima: come una storia social.

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