La Commissione europea ha presentato uno “strumento di emergenza del mercato unico” (Smei) mirato a preservare la libera circolazione di beni, servizi e persone e la disponibilità di beni e servizi essenziali in caso di future emergenze. Gli Stati membri non potranno più vietare unilateralmente gli scambi di prodotti critici, come accaduto con alcuni dispositivi medici durante la pandemia. In caso di crisi con un impatto ad ampio raggio, il Consiglio Ue potrà attivare la modalità di emergenza e in questa situazione l’Ue potrebbe chiedere agli operatori economici di dare priorità agli ordini di prodotti “rilevanti per la crisi” pena multe fino a 200mila euro. La proposta sarà ora discussa dal Parlamento Ue e dal Consiglio. Le bozze non sono piaciute né alle imprese – che potrebbero vedersi imporre di ricorrere a fornitori europei – né ai sindacati che lamentano l’abrogazione di un regolamento attualmente in vigore che tutela espressamente “l’esercizio dei diritti fondamentali riconosciuti negli Stati membri, compreso il diritto o la libertà di sciopero“.

“Dobbiamo rendere operativo il nostro mercato unico in ogni momento, anche in tempi di crisi. Abbiamo bisogno di nuovi strumenti che ci consentano di reagire rapidamente e collettivamente. In modo che beni di importanza vitale rimangano disponibili per proteggere i cittadini europei”, ha spiegato la vicepresidente della Commissione europea Margrethe Vestager illustrando il nuovo Strumento. Nelle situazioni di emergenza le aziende alle quali le autorità europee rivolgono la richiesta di dare priorità ad alcuni ordini indispensabili per produrre beni rilevanti per la crisi potrebbero essere multate, ma solo se “forniscono informazioni che creano aspettative che poi non vengono rispettate“, ha detto. L’approccio “sarà graduale”. Solo in situazione di emergenza e solo nel caso in cui l’azienda abbia preso un accordo con l’Ue per produrre merci vitali per la crisi Bruxelles potrebbe imporre multe per mancato rispetto degli impegni.

Lo strumento di emergenza integra altre misure legislative dell’Ue per la gestione delle crisi e norme per settori specifici, catene di approvvigionamento o prodotti come la salute, i semiconduttori o la sicurezza alimentare, che già prevedono misure mirate di risposta alle crisi. Lo strumento prevede un nuovo meccanismo per monitorare il mercato unico, identificare diversi livelli di rischio e coordinare una risposta adeguata comprendente diverse fasi: modalità di emergenza, vigilanza e emergenza. In modalità di vigilanza, gli Stati membri, in cooperazione con la Commissione, si concentrerebbero sul monitoraggio delle catene di approvvigionamento di beni e servizi individuati e strategicamente importanti, nonché sulla creazione di riserve strategiche in questi settori. Una volta attivata la modalità di emergenza, la libera circolazione nel mercato unico sarà mantenuta attraverso una lista nera di restrizioni vietate e, più in generale, attraverso un controllo rafforzato e rapido delle restrizioni unilaterali. In circostanze straordinarie e solo quando la modalità di emergenza è già stata attivata, la Commissione può anche avvalersi di strumenti che richiederanno una fase di attivazione separata. In tal caso, la Commissione può rivolgere agli operatori economici richieste di informazioni mirate, che possono essere rese vincolanti.

Secondo l’European Trade Union Confederation, la nuova legislazione potrebbe “minare il diritto di sciopero”, dato che, nell’ambito della riforma, prevede di abolire un articolo del regolamento 2679 del 1998, meglio conosciuto come regolamento delle fragole perché originato da una disputa tra Spagna e Francia sui frutti rossi, che protegge esplicitamente il diritto di sciopero dei lavoratori. Secondo l’Etuc, “nessuna salvaguardia simile è stata inclusa nella proposta della Commissione sullo Smei”. Il commissario europeo al Mercato Interno Thierry Breton ha replicato che le preoccupazioni sono infondate: “Il diritto di sciopero è un diritto fondamentale. Lo Smei, Single Market Emergency Instrument, non interferisce assolutamente con questo diritto. Non c’è alcuna rimessa in discussione del diritto di sciopero”.

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