Eventi imprevedibili e previsioni inevitabilmente sempre meno precise. Come è accaduto per l’alluvione nelle Marche con un temporale autorigenerante che ha provocato morti e danni ingentissimi. E così – mentre l’emergenza clima diventa ogni giorno più evidente – si guarda a quella che può offrire la scienza: supercomputer e sistemi di intelligenza artificiale per riuscire a rendere più potenti ed efficaci gli attuali modelli per le previsioni meteorologiche. Solo così si potranno elaborare le grandi quantità di dati necessari per poter prevedere eventi meteorologici molto localizzati ed estremi come quello che ha colpito la provincia di Ancona. “l’Italia ha tutte le competenze necessarie in questo campo. Abbiamo il know-how, ma non le risorse”, ha detto all’Ansa il fisico dell’atmosfera Dino Zardi, coordinatore del corso di laurea in Meteorologia dell’Università di Trento.

“La tecnologia mette a disposizione delle previsioni un grande volume di dati, che va gestito. Per ottimizzarne l’elaborazione, in molti Paesi si cominciano a utilizzare sistemi di intelligenza artificiale e di apprendimento automatico. Anche in Italia – ha aggiunto l’esperto – avremmo le risorse per farlo grazie ai fondi del Pnrr, ma non c’è una linea di finanziamento regolare per poter sviluppare la meteorologia operativa”. Vale a dire che manca un sistema che riesca a sostenere la meteorologia in modo regolare, a partire dalla formazione, passando per i centri di ricerca fino alle strutture del territorio preposte alle previsioni. “Si tratta – rileva Zardi – di sostenere in maniera regolare un settore strategico”.

L’Agenzia italiana per la meteorologia, che comincia adesso a muovere i primi passi, avrà al suo fianco il supercomputer Leonardo, ora in fase di assemblaggio presso il Tecnopolo di Bologna; nel frattempo l’ufficio meteorologico britannico ha già cominciato a utilizzare un sistema di intelligenza artificiale per processare i dati raccolti dalle stazioni meteorologiche di superficie. Le previsioni meteo avranno nuovi alleati anche dallo spazio, con i nuovi satelliti europei Meteosat di terza generazione, che scandaglieranno l’atmosfera in modo da cogliere i minimi segnali che annunciano cambiamenti imminenti.

Foto di archivio

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