“Lo stato di degrado della nostra casa comune merita la stessa attenzione di altre sfide globali quali le gravi crisi sanitarie e i conflitti bellici”. Lo scrive Papa Francesco in un tweet in occasione del World Ozone Day, la Giornata internazionale per la preservazione dello strato di ozono istituita nel 1994 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite. È stato scelto il 16 settembre per ricordare la data della firma, avvenuta nel 1987, del Protocollo di Montréal sulle sostanze che riducono lo strato di ozono. Anche Bergoglio, che può essere considerato il Pontefice più ecologista della storia, ha voluto far sentire la sua voce in questa occasione.

Francesco ha il merito di aver dato ai temi ambientali un’importanza fondamentale nel magistero della Chiesa cattolica. Lo si è visto in particolare con la prima delle sue due encicliche sociali, Laudato si’, in cui ha fatto suo il grido della terra: “Mai abbiamo maltratto e offeso la nostra casa comune come negli ultimi due secoli”. In quel documento, il Papa si è soffermato ad analizzare tutti i fenomeni con i quali si sta danneggiando il creato e ha sottolineato che “la previsione dell’impatto ambientale delle iniziative imprenditoriali e dei progetti richiede processi politici trasparenti e sottoposti al dialogo, mentre la corruzione che nasconde il vero impatto ambientale di un progetto in cambio di favori spesso porta ad accordi ambigui che sfuggono al dovere di informare e a un dibattito approfondito”.

Temi affrontati anche nella seconda enciclica sociale di Bergoglio, Fratelli tutti, e in particolare nel Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia. Francesco ha confidato di aver avuto una sorta di conversione ecologica. “Nel 2007 – ha raccontato il Papa – c’è stata la conferenza dell’episcopato latinoamericano in Brasile, ad Aparecida. Io ero nel gruppo dei redattori del documento finale, e arrivavano proposte sull’Amazzonia. Io dicevo: ‘Ma questi brasiliani, come stufano con questa Amazzonia! Cosa c’entra l’Amazzonia con l’evangelizzazione?’. Questo ero io nel 2007. Poi, nel 2015 è uscita la Laudato si’. Io ho avuto un percorso di conversione, di comprensione del problema ecologico. Prima non capivo nulla! Quando sono andato a Strasburgo, all’Unione europea, il presidente Hollande ha inviato, per ricevermi, il ministro dell’Ambiente, Ségolène Royale. Abbiamo parlato in aeroporto… All’inizio poco, perché c’era già il programma, ma dopo, alla fine, prima di partire, abbiamo dovuto aspettare un po’ di tempo e abbiamo parlato di più. E la Signora Ségolène Royale mi ha detto questo: ‘È vero che lei sta scrivendo qualcosa sull’ecologia?’. ‘C’était vrai!’. ‘Per favore, la pubblichi prima dell’incontro di Parigi!’”.

Bergoglio ha aggiunto: “Io ho chiamato l’equipe che la stava facendo, perché voi sappiate che questa non l’ho scritto io di mio pugno, è stata un’équipe di scienziati, un’équipe di teologi e tutti insieme abbiamo fatto questa riflessione, chiamai questa équipe e dissi: ‘Questo deve uscire prima dell’incontro di Parigi’. ‘Ma perché?’. ‘Per fare pressione’. Da Aparecida a Laudato si’ per me è stato un cammino interiore. Quando ho incominciato a pensare a questa enciclica, chiamai gli scienziati, un bel gruppo, e ho detto loro: ‘Ditemi le cose che sono chiare e che sono provate e non ipotesi, le realtà’. E loro hanno portato queste cose che voi oggi leggete lì. Poi, chiamai un gruppo di filosofi e teologi e dissi loro: ‘Io vorrei fare una riflessione su questo. Lavorate voi e dialogate con me’. E loro hanno fatto il primo lavoro, poi sono intervenuto io. E, alla fine, la redazione finale l’ho fatta io. Questa è l’origine. Ma voglio sottolineare questo: dal non capire nulla, ad Aparecida, nel 2007, all’enciclica. Di questo mi piace dare testimonianza. Dobbiamo lavorare perché tutti abbiano questo cammino di conversione ecologica”.

Un cammino che Francesco ha intrapreso anche in chiave ecumenica firmando, alla vigilia della conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, un messaggio congiunto per la cura del creato con il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. In esso, i leader religiosi affermano: “Questa è la prima volta che noi tre ci sentiamo costretti ad affrontare insieme l’urgenza della sostenibilità ambientale, il suo impatto sulla povertà persistente e l’importanza della cooperazione mondiale. Insieme, a nome delle nostre comunità, facciamo appello al cuore e alla mente di ogni cristiano, di ogni credente e di ogni persona di buona volontà. Preghiamo per i nostri leader che si riuniranno a Glasgow per decidere il futuro del nostro pianeta e dei suoi abitanti. Ancora una volta ricordiamo la Scrittura: ‘Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza’. Scegliere la vita significa fare sacrifici ed esercitare autocontrollo. Tutti noi, chiunque e ovunque siamo, possiamo avere un ruolo nel modificare la nostra risposta collettiva alla minaccia senza precedenti del cambiamento climatico e del degrado ambientale. Prendersi cura del creato di Dio è un mandato spirituale che esige una risposta d’impegno. Questo è un momento critico. Ne va del futuro dei nostri figli e della nostra casa comune”.

Twitter: @FrancescoGrana

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