Dopo l’esclusione delle liste, presentate con la raccolta di firme digitali, era stato presentato un ricorso da parte dei legali di “Referendum e Democrazia con Cappato”. L’udienza si terrà lunedì 19 a Milano in Tribunale e oggi il governo, a cui erano stati rivolti molti appelli affinché per decreto fossero accettate firme raccolte con lo Spid, si è costituito contro l’ammissione della lista. La memoria depositata da parte dell’Avvocatura dello Stato, fanno sapere i ricorrenti, difende l’esclusione della lista ricordando che” le elezioni sono un “complesso procedimento, con rigorose scansioni temporali che, in caso di accoglimento del ricorso, sarebbero completamente stravolte al punto da imporre di fissare una nuova data per la convocazione dei comizi elettorali. (…) Di fatto il provvedimento cautelare auspicato dai ricorrenti imporrebbe di differire lo svolgimento delle elezioni”.

“La memoria prende le mosse da un vero e proprio ricatto istituzionale, fondato su ritardi e omissioni del governo stesso, che interviene anche nel merito per contestare la validità della firma digitale”, ha dichiarato Marco Cappato, leader della Lista Referendum e Democrazia. “In altri termini, il Governo fa pendere sulla testa del Giudice del Tribunale di Milano la responsabilità dello spostamento delle elezioni, che però sarebbe solo e soltanto conseguenza dell’inerzia e dell’inanità del Governo stesso. La nostra iniziale richiesta di un decreto che confermasse la validità della firma digitale anche per le elezioni, come per i referendum, era infatti datata 25 luglio, ma nessuna risposta è mai arrivata da allora, nemmeno alle 25 persone che hanno partecipato allo sciopero della fame insieme a Virginia Fiume per ben 10 giorni. Se il Governo fosse intervenuto prima, non ci sarebbe stato alcun rischio di spostamento delle elezioni.

Infatti la stessa avvocatura cita il preciso mandato ricevuto dal Governo da parte del Parlamento oltre 5 anni fa: l’art. 3 co. 7 L. 3.11.2017, n. 165, prevedeva infatti che “Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del ministro dell’interno, di concerto con il ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, con il ministro dell’economia e delle finanze e con il ministro per gli affari regionali, sono definite le modalità per consentire in via sperimentale la raccolta con modalità digitale delle sottoscrizioni necessarie per la presentazione delle candidature e delle liste in occasione di consultazioni elettorali, anche attraverso l’utilizzo della firma digitale e della firma elettronica qualificata. “Come se non bastasse – continua Cappato -, oggi il Governo pretenderebbe un coinvolgimento in giudizio degli altri partiti come controparti al nostro ricorso, sostenendo che: l’eventuale ammissione in via cautelare della lista dei ricorrenti avrebbe riflessi diretti anche sulla sfera giuridica degli altri candidati, che pertanto rivestono la qualità di litisconsorti necessari e debbono essere chiamati sin da questa fase a partecipare al giudizio.”

Nella memoria poi viene difeso l’attuale meccanismo di raccolta firme: “La normativa vigente, che prevede la sottoscrizione autografa delle liste e delle dichiarazioni di accettazione delle candidature e che gli uffici elettorali hanno correttamente applicato anche nella fattispecie, non preclude né rende particolarmente difficoltosa la presentazione delle liste, come dimostra il fatto che le modalità di sottoscrizione permangono sostanzialmente invariate da decenni e non hanno mai impedito ad alcuna formazione politica di qualche consistenza di presentare le proprie liste, tant’è vero che anche in occasione della presente consultazione sono state regolarmente presentate ed ammesse centinaia di liste in tutta Italia. “L’ulteriore tentativo di ribaltare sulla nostra Lista le responsabilità dello Stato – prosegue Cappato – avviene con la considerazione che: gli uffici elettorali, avendo ritenuto inammissibile la modalità di presentazione delle liste, non ha svolto alcuna verifica circa l’effettiva esistenza e regolarità delle sottoscrizioni presentate digitalmente. In parole povere, siccome lo Stato si è rifiutato di verificare l’esistenza delle firme, allora lo Stato può fare come se le firme non ci fossero. “Non possiamo che deprecare la decisione presa dal Governo attraverso l’avvocatura dello Stato di opporsi al riconoscimento della firma digitale in materia elettorale e di sostenere l’esclusione della Lista Referendum e democrazia” dalle elezioni. La possibilità di rinvio delle elezioni è responsabilità diretta dei ritardi del Governo stesso, che espone così l’Italia a condanne davanti alle giurisdizioni internazionali, come già accaduto da parte della Commissione diritti umani dell’Onu sul ricorso Staderini – De Lucia proprio sulla violazione dei diritti civili e politici dei cittadini in materia elettorale”.

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