Mancava solo l’ufficialità, ma venerdì il Consiglio europeo ha deciso che dal 12 settembre non sarà più in vigore l’accordo di facilitazione dei visti tra l’Ue e la Russia. Si tratta solo dell’ultima restrizione imposta da Bruxelles in conseguenza dell’invasione dell’Ucraina che sospenderà ogni tipo di accordo e linea preferenziale per l’ottenimento dei visti turistici europei per i cittadini russi. “Il Consiglio europeo ha adottato la decisione di sospendere completamente l’accordo di facilitazione dei visti tra l’Ue e la Russia e di conseguenza ai cittadini russi si applicheranno le norme generali del codice dei visti – si legge in una nota – Ciò comporterà un aumento dei diritti di richiesta del visto da 35 a 80 euro, la necessità di presentare ulteriori prove documentali, un aumento dei tempi di trattamento dei visti e norme più restrittive per il rilascio di visti per ingressi multipli”.

“Un accordo di facilitazione dei visti consente un accesso privilegiato all’Ue ai cittadini di partner fidati con i quali condividiamo valori comuni. Con la sua guerra di aggressione non provocata e ingiustificata, compresi gli attacchi indiscriminati contro i civili, la Russia ha infranto questa fiducia e calpestato i valori fondamentali della nostra comunità internazionale. La decisione di oggi è una diretta conseguenza delle azioni della Russia e un’ulteriore prova del nostro incrollabile impegno nei confronti dell’Ucraina e del suo popolo”, ha commentato Vít Rakušan, il ministro dell’Interno della Repubblica Ceca, Paese che esercita la presidenza di turno dell’Unione europea. La Russia, come aveva già anticipato, promette ritorsioni, anche se il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha puntualizzato che “agirà in base ai suoi interessi” con contromisure che “non saranno necessariamente azioni da occhio per occhio“.

La misura, che ha lo scopo di mettere pressione sull’opinione pubblica russa, non sarà però a costo zero, dato che il turismo russo rappresenta una fonte di introiti da miliardi di euro ogni anno, anche in Italia. E rischia inoltre di rappresentare un ulteriore ostacolo per tutti i cittadini della Federazione critici nei confronti del Cremlino che cercano protezione all’estero: un visto turistico è al momento l’unico modo sicuro per uscire dai confini del Paese e chiedere protezione in caso di reale minaccia per la loro incolumità.

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