L’ex leader della Birmania Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, è stata condannata da un tribunale della giunta militare ad altri tre anni di carcere con l’accusa di frode elettorale nelle elezioni del 2020, che il suo partito vinse con un’ampia maggioranza. L’attivista era già stata condannata a 17 anni di reclusione e oggi è arrivata “un’ulteriore condanna a tre anni con lavori forzati”, come ha fatto sapere una fonte vicina al caso, aggiungendo che il premio Nobel, 77 anni, sembra essere in buona salute.

Aung San Suu Kyi è stata accusata di una moltitudine di reati dalla giunta al potere dopo il colpo di Stato del febbraio 2021 e rischia decenni di carcere alla fine del suo lungo processo che la comunità internazionale ha denunciato come politico. L’esercito ha giustificato il suo putsch sostenendo di aver scoperto più di 11 milioni di irregolarità durante le elezioni legislative del novembre 2020, vinte a stragrande maggioranza dalla Lega nazionale per la democrazia (Lnd), mentre gli osservatori internazionali affermano che lo scrutinio è stato in gran parte libero ed equo.

La donna è stata messa in isolamento in una prigione di Naypyidaw alla fine di giugno. Il suo processo, iniziato più di un anno fa, prosegue in carcere e si svolge a porte chiuse con il divieto per i suoi avvocati di parlare con la stampa e le organizzazioni internazionali. La giunta, che ha assicurato nuove elezioni per l’estate del 2023, ad agosto ha detto di essere pronta ad aprire negoziati con Suu Kyi una volta terminato il suo processo. Secondo una Ong locale, da quando l’esercito ha preso il potere, quasi 2.100 civili sono stati uccisi dalle forze di sicurezza e più di 15.000 sono stati arrestati.

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