Non si fermano le polemiche per la messa organizzata a Rimini in ricordo di Darya Dugina, la figlia dell’ideologo dell’imperialismo russo Aleksandr Dugin morta lo scorso 21 agosto nell’esplosione dell’auto su cui viaggiava. L’iniziativa è stata annunciata da un necrologio firmato “le amiche e amici della Russia”, con la scritta “Assassinata dall’odio anti russo“. Una frase che ha preoccupato don Sebastiano Benedettini, che invano ne ha chiesto la rimozione salvo poi celebrare la funzione una volta ottenuto il via libera della Diocesi. “Nessun intento polemico né politico”, hanno ribadito gli organizzatori, una ventina in tutto. Indignazione ha espresso l’Associazione culturale europea Italia-Ucraina Maidan che in silenzio ha manifestato nei pressi della chiesa. La notizia con la foto del necrologio è rimbalzata sui social, dove molti ricordano le parole della Dugina contro gli ucraini.

“La messa è stata chiesta in effetti in questa chiesa da un gruppo di persone, una in particolare, molto vicina a questa comunità, ma io non avevo capito bene né chi era la ragazza in questione, né che sarebbe stata scritta quella frase in cui si parla di odio anti russo, detto questo posso dire che chiamerò il vescovo per capire se la messa va fatta, anche se credo che ogni persona la meriti e la chiesa non entra in questioni politiche”, ha chiarito don Benedettini, contattato dal Corriere della Romagna al quale molti riminesi stavano segnalando la presenza in città dei necrologi per la Dugina. Niente da fare per la rimozione della scritta sull’odio “anti russo”. Contattati dal prete, gli organizzatori non hanno voluto sentire ragione. Segue un confronto con il vicario del vescovo, Maurizio Fabbri, e poco più tardi arriva l’autorizzazione a celebrare la messa dove però, si è raccomandata la Diocesi, non si deve parlare di politica né del conflitto tra russi e ucraini.

A difendere l’iniziativa è uno degli organizzatori. “Siamo una ventina in tutto e quella frase l’abbiamo scritta per denunciare il clima di odio che c’è in questo momento, lo facciamo da cattolici e lo facciamo senza alcun intento polemico, senza schierarci a livello politico visto che le posizioni contro la Russia sono sia a destra che a sinistra e visto che vogliamo esprimere in modo pacifico come la pensiamo senza per questo essere accusati di essere “fascisti” come ci hanno scritto in giro per la città, su qualche manifesto per la messa”, spiega Davide Gasparini sempre alla redazione del Corriere di Romagna. Ragioni che non hanno placato le polemiche, che vedono i social network schierarsi contro l’iniziativa in difesa delle vittime dell’attacco di Mosca a Kiev. Tanti ricordano l’aperto sostegno della Dugina alla guerra di Vladimir Putin e non manca chi recupera le parole con cui la figlia del filosofo nazionalista definiva gli ucraini: “Subumani che devono essere conquistati“.

A manifestare contro l’iniziativa anche l’Associazione culturale europea Italia-Ucraina Maidan che insieme alla comunità ucraina locale ha organizzato un presidio silenzioso in via Santa Maria Chiara, nei pressi della chiesa dove alle 9.45 era fissata la funzione. “Il presidio vuole portare in evidenza il fatto che l’odio anti-russo menzionato nei manifestini di annuncio apparsi in città non è sufficiente a giustificare un atto così barbaro da provocare la morte della signora. Gli ucraini non avrebbero mai voluto questa guerra, semmai, al contrario, Darya Dugina l’ha sempre propugnata e fomentata, definendo il popolo ucraino formato da esseri inferiori da conquistare e annientare”, ha dichiarato alla stampa Domenico Morra, responsabile dell’associazione che rilancia: “E’ stata incautamente definita vittima innocente dimenticando le centinaia di bambini caduti sotto i bombardamenti russi che essa stessa incoraggiava, loro sì, vere vittime innocenti di questa guerra insana e senza giustificazioni”.

Dugina è stata uccisa nei pressi del villaggio di Velyki Vyazomi, alla periferia di Mosca, da una bomba che ha fatto saltare in aria l’auto di cui era alla guida e dove fino a pochi istanti prima viaggiava insieme al padre, considerato uno degli ispiratori della politica estera di Putin. Non meno attiva del padre, la trentenne ha lavorato per due emittenti che sostengono Putin, oltre a dirigere United World International, network online accusato di disinformazione nelle mani del magnate Evghenij Prighozin, vicino al leader russo e implicato nell’affare Cambridge Analytica dove i social network venivano utilizzati per dirigere il voto per la Brexit e nelle presidenziali americane che hanno eletto Donald Trump. Dugina sarebbe stata uccisa in un attentato, secondo la versione delle autorità russa operato da Natalia Vovk, una donna ucraina che sarebbe poi fuggita in Estonia e ritenuta membro del battaglione Azov, l’unità militare ucraina che i russi considerano neonazista.

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