Si deve a Carlo Cuppini, scrittore fiorentino, aver smosso le acque su una questione che quasi tutti avevano accettato supinamente: le ordinanze che vietano di annaffiare i giardini. Da cittadino che ha un giardino dove coltiva pomodori e altre cose, Cuppini non ha cercato di aggirare la legge. Ha telefonato in comune e ha chiesto spiegazioni. La storia la leggete in un articolo del suo blog dal titolo, molto esplicativo, di “La Terra Devastata.”

Cuppini non ha fatto polemiche, ha semplicemente cercato di capire qual era la logica dell’ordinanza quando, come la persona stessa che l’ha scritta ha ammesso, “non c’è un’emergenza idrica a Firenze.” Infatti, la situazione dell’invaso di Bilancino, che rifornisce di acqua la città, è del tutto normale per questa stagione dell’anno. Ma allora, perché questa ordinanza? La risposta avuta da Cuppini è stata: “… molti sindaci le hanno fatte subito; noi siamo gli ultimi, abbiamo rimandato, ma alle riunioni era tutto un dire ‘perché noi l’abbiamo fatta e Firenze non fa l’ordinanza?’, alla fine abbiamo dovuto farla anche noi“.

Insomma, piacerebbe pensare che l’ordinanza sia stata fatta sulla base di dati, di una strategia, o di qualche tipo di ragionamento. E invece no; è solo che, se una cosa la fanno tutti, “abbiamo dovuto farla anche noi.” E’ la solita storia che “qualcosa bisogna pur fare.” E meno male che non è venuta fuori la solita tiritera “non dobbiamo abbassare la guardia” (ma se di questa cosa si continuerà a parlare, qualche politico la tirerà fuori di sicuro). Vi ricordate di quando si parlava di “politica del fare”? Non è mai passata di moda, ma oggi la dovremmo chiamare, più correttamente, “politica dell’apparire.” In sostanza, con questo ragionamento, con l’idea che “qualcosa bisogna fare,” si vanno a colpire solo i poveracci che hanno un orto e qualche pianticella. Non sono certamente loro la causa dell’emergenza idrica – che poi nemmeno c’è, perlomeno a Firenze.

Ora, attenzione: il fatto che Bilancino sia pieno non vuol dire che la siccità non esiste. E nemmeno che il cambiamento climatico non stia giocando un ruolo importantissimo. Ma il cambiamento climatico non vuol dire che nella media piove di meno. Il problema è che, a causa di vari fattori correlati al cambiamento, non piove abbastanza quando dovrebbe, e piove anche troppo quando non dovrebbe, come abbiamo visto nel recente alluvione della Val Camonica.

Quindi, siamo di fronte a un problema serio che non si risolve con ordinanze che alla fine sono soltanto una spennellata di verde. Bisogna curare il territorio, e questo vuol dire in primo luogo evitare di cementificarlo, cosicché non si perda immediatamente la pioggia che arriva. Poi, il ruolo delle foreste nel regolare il ciclo dell’acqua per mezzo della “pompa biotica” si rivela sempre di più un fattore cruciale nel funzionamento degli ecosistemi. Questo della pompa biotica è un concetto affascinante che ci fa vedere come la biosfera sia in grado di prendersi cura di se stessa, trasportando l’acqua di cui ha bisogno per migliaia di chilometri dal mare all’interno dei continenti. In sostanza per evitare il degrado della situazione idrica bisogna riforestare il territorio e curare il suolo. Aiuta anche incoraggiare l’installazione di bacini di raccolta dell’acqua piovana, anche a livello domestico. Di certo, non serve a niente prendersela con i cittadini che non chiedono altro che potersi prendere cura dei loro orti.

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