La Spagna è chiamata alle urne nell’autunno del 2023. Sebbene manchi più di anno ai comizi, i principali partiti si stanno già preparando ai blocchi di partenza per la corsa alle elezioni. Il Partito Popolare l’ha fatto dopo l’uscita di scena del suo leader Pablo Casado, optando per uno più moderato come l’ex governatore gallego Alberto Núñez Feijóo. Il PSOE (Partito Socialista Operaio spagnolo) ci sta provando ora, con una profonda riorganizzazione della direzione del partito che include esponenti più conosciuti e i fedelissimi, e con l’adozione di misure progressiste volte a riconquistare l’elettorato e la classe media, in difficoltà per l’inflazione. Per ora, l’ultimo sondaggio del Cis di luglio ha raccolto solo i primi risultati: i popolari vincerebbero le elezioni, superando i socialisti grazie all’effetto Feijóo. Lo stesso studio mostra un’altra novità: Unidas Podemos (UP) riconquista, dopo quasi un anno, il terzo posto occupato da Vox, passando dal 9,8% di preferenze al 13,4% in un mese. Gli esperti identificano due
fattori che potrebbero spiegare l’aumento dei consensi verso UP: la debolezza del Psoe e “l’effetto Yolanda Díaz”, ministra del lavoro. Parallelamente all’aumento delle preferenze di voto per Unidas Podemos infatti, il Cis mostra un peggioramento del risultato dei socialisti (dal 29,2% di giugno al 28,2% attuale). Sebbene gli esperti assicurino che i dati disponibili non possono ancora indicare un travaso di voti dal Psoe a UP, non scartano questa possibilità. “Può essere che alcune misure e idee difese dal presidente del Governo e dal PSOE non siano piaciute all’elettorato socialista, come l’aumento delle spese militari. Questo avrebbe potuto spostare una piccola parte dell’elettorato socialista verso Podemos”, spiega a Ilfattoquotidiano.it. Paloma Román Barugán, politologa e professoressa dell’Università Complutense di Madrid. Tra le questioni più controverse –che avevano creato tensioni tra il PSOE e il socio di minoranza del governo, UP–, l’impegno di aumentare le spese militari fino al 2% del Pil entro il 2029, annunciato durante il summit della Nato dello scorso giugno a Madrid, e l’approvazione di un credito da un miliardo destinato alla Difesa. Anche la gestione della tragedia nell’exclave spagnola Melilla, dove sono morte almeno 23 persone nel tentativo di superare la barriera che la separa dal Marocco, aveva infastidito UP e sollevato polemiche nell’opinione pubblica. Questi temi, insieme ai pessimi risultati ottenuti dai socialisti nelle elezioni in Andalusia, hanno contribuito alle difficoltà del partito. Cristina Monge, politologa dell’Università di Zaragoza, conferma quest’ipotesi. “Psoe e Podemos hanno sempre condiviso una parte dello spazio elettorale. Ora ci troviamo di fronte a un brutto momento per il PSOE e forse a una riattivazione di UP”, afferma. Tuttavia l’esperta avverte che
bisogna essere cauti perché non si tratta ancora di una tendenza, dato che questo risultato si è visto solo nei sondaggi dell’ultimo mese. La riattivazione di UP si deve, secondo le esperte, anche all’effetto Yolanda Díaz. “La presentazione del suo progetto politico [Sumar, ndr] è un passo politicamente importante per la sua piattaforma”, spiega Monge. Román Barugán concorda con quest’idea. “È possibile che la presentazione di Sumar abbia risvegliato la speranza tra gli elettori progressisti e di Podemos”, afferma. Con la sua nuova iniziativa politica lanciata lo scorso 8 luglio, la ministra del lavoro Yolanda Díaz vuole ridare un ruolo centrale ai cittadini dando vita a un “movimento cittadino” prima che a un progetto elettorale. Per ora è iniziato il processo di ascolto della società, delle parti sociali, delle associazioni: il primo passo per dare vita a un progetto elettorale in vista delle elezioni generali del 2023. “Se si vuole candidare con Sumar, Díaz ha bisogno dell’elettorato di Podemos, di Izquierda Unida e dei votanti progressisti. Quello che vuole fare è sostituire Podemos, perché non vuole essere candidata di un progetto che considera in declino. Díaz aspira a reinventare Podemos per rafforzarlo”, spiega Monge. Tuttavia, le tensioni interne degli ultimi mesi, inaspritesi dopo la presentazione di Sumar, minacciano la stabilità dei rapporti tra le due anime del partito, il nucleo duro di Podemos e chi sostiene la ministra. Solo una settimana fa, la ministra per i Diritti Sociali e dirigente di Podemos, Ione Belarra, ha destituito Enrique Santiago, segretario di Stato per l’agenda 2030 e leader del PCE (partito comunista spagnolo), vicino a Díaz. Monge parla di guerra aperta: “Con questo gesto si sono rotti i ponti tra Izquierda Unida e PCE da una parte e Podemos dall’altra. Se questa frattura si fa più profonda, se arriva all’opinione pubblica, la speranza che si è creata ora scemerà immediatamente”, spiega. Anche Román Barúgan è della stessa idea. “La ricetta per Unidas Podemos è evitare che litigi interni arrivino all’opinione pubblica, perché questo influisce negativamente nell’elettorato”. Per la politologa, mantenere la leadership della ministra favorirebbe la formazione: “Podemos è nato attorno alla guida concreta di Pablo Iglesias. Yolanda Díaz è molto diversa e ha dei vantaggi rispetto a Iglesias. Lei è ministra e vicepresidenta. Stando al governo può fare le cose che considera necessarie e la gente percepisce che le sta facendo. Dovrà sfruttare questo aspetto e la sua credibilità, senza commettere errori. In questi ultimi mesi dovrà muoversi come una direttrice d’orchestra, tra il suo ruolo di ministra, leader di UP e il suo nuovo progetto politico”, conclude l’esperta.

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