di Leonardo Corbo

Game over. Il governo presieduto da Mario Draghi è giunto alla fine. Che la classe proprietaria, l’establishment, chi difende lo status quo (chiamateli come preferite) sia dispiaciuto e arrabbiato resta nell’ordine degli interessi della parte. Tuttavia, che i rappresentanti dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati, dei poveri provino lo stesso stato d’animo rappresenta un tangibile cortocircuito. Mario Draghi è un neoliberista e di conseguenza, legittimamente, porta avanti quelle misure. Pertanto, l’attuale straccio delle vesti da parte della sinistra rappresenta uno sfaldamento del sistema.

Si potrà dire a viva voce che la caduta del governo Draghi porterà la destra al governo. Miei cari, questa si chiama democrazia. Dunque, piuttosto che pensare ai vari modi in cui flagellarvi, provate a interrogarvi sul perché voi perderete. Se abbiamo una fortissima astensione qual è la classe che non vota? Di sicuro quella che non si sente rappresentata. Dato che i capitalisti, in Italia, godono di una vasta scelta in termini di partiti, è la classe lavoratrice, precaria, disoccupata e povera a non essere rappresentata.

Le famose scelte di “responsabilità” (altro non è far gravare la crisi economica alla classe lavoratrice) da parte di chi rappresenta questi ultimi si traducono in legge Fornero (per esempio) e supportare un neoliberista, lontanissimo dalle istanze del loro popolo. Dunque, non vi meravigliate se hanno votato Lega o si rifugiano nell’astensionismo. Se il vostro modus operandi è costantemente scegliere il meno peggio, come in questo caso l’agenda di un neoliberista, vi induce ad atteggiamenti conservatori, anche questi lontani dalle istanze di chi rappresentate. Questo modo di fare, prettamente italiano, ha prodotto per i lavoratori, i precari e disoccupati un assetto culturale, quindi politico ed economico, in cui i bisogni di questi ultimi non sono rappresentati per il superiore interesse della comunità (baggianata).

In Italia esiste, purtroppo, una gran massa di lavoratori poveri, disoccupati, precari e inoccupati che non è rappresentata. Portare avanti le loro istanze e non cedere a compromessi (in nome di una presunta responsabilità) che spesso li danneggiano non è radicalismo, ma semplicemente fare gli interessi della tua parte. La stessa tua parte che da decenni (a parte poche misura come il Rdc) subisce il poco se non mancato coraggio dei suoi rappresentanti.

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