“Tutti volevano uno stop delle proteste. Tutti tranne Trump“. Così il deputato repubblicano Adam Kinzinger, membro della commissione d’inchiesta sull’assalto del 6 gennaio a Capitol Hill, nell’udienza pubblica che si è tenuta ieri. Due ore e 45 minuti per spiegare e dimostrare con foto, video e testimonianze dirette il coinvolgimento dell’ex presidente degli Stati Uniti d’America nel fomentare le proteste e l’assalto alla sede del Parlamento americano.

La ricostruzione che viene fatta è chiara. In quei 187 minuti di delirio – ovvero da quando Donald Trump ha lasciato il palco da cui incitava i suoi a protestare, fino al momento in cui ha condiviso un post su Twitter in cui chiedeva ai suoi di tornare a casa – durante i quali un’orda barbarica ha fatto irruzione a Capitol Hill, andando a occupare e devastare i locali del Congresso, Donald Trump è rimasto seduto davanti al televisore a guardare in diretta nazionale su Fox news – il canale televisivo americano che lo ha sempre sostenuto durante gli anni della sua presidenza – ciò che si stava consumando nella sede dell’Assemblea legislativa statunitense. I sostenitori del tycoon hanno contestato così l’esito delle elezioni che nel gennaio 2020 hanno mandato alla Casa Bianca Joe Biden e, secondo l’accusa, Trump ha sostenuto fino alla fine queste azioni.

Da quello che emerge da questa udienza-fiume, infatti, tutte le persone più vicine all’ex presidente hanno cercato per tutto il tempo di convincerlo a rivolgersi ai suoi sostenitori per chiedergli di fare marcia indietro. Persino Ivanka – la figlia prediletta- e il primogenito Eric si sarebbero cimentati in questa opera di persuasione. Nulla da fare, l’ex presidente è stato inamovibile, anzi. Proprio mentre tutti cercavano di convincerlo a schierarsi apertamente contro l’assalto, Trump ha rincarato la dose, definendo “codardo” su Twitter il vicepresidente Mike Pence, reo di aver espresso la volontà di certificare il voto che lo dava per perdente. Con questa mossa, Trump “ha gettato benzina sul fuoco”, ha “di fatto dato l’autorizzazione ai manifestanti ad alzare i toni”, ha affermato Sarah Matthew, l’ex vice portavoce della Casa Bianca. “Trump era fiducioso di poter convincere i suoi sostenitori che aveva vinto le elezioni, che il voto gli era stata rubato, ha affermato Liz Cheney, osservando come l’ex presidente abbia strumentalizzato il “sentimento patriottico” dei suoi sostenitori scesi in piazza per difenderlo trasformandolo in “arma”.

Le accuse che vengono mosse a Trump in questa prima udienza pubblica della commissione d’inchiesta sono pesanti. Trump “ha scelto di non agire” il 6 gennaio, ha “tradito la Costituzione”, “non ha difeso il Paese” e ha “abdicato ai suoi obblighi”. E in tutto questo, dov’era Melania Trump, la moglie dell’ex presidente? Mentre a Capitol Hill la situazione esplodeva e tutti i più fidati consiglieri di Trump cercavano di convincerlo a intervenire per porre fine all’assalto, Melania era anche lei alla Casa Bianca, apparentemente ignara di quello che stava accadendo. “Non sapevo quanto stava avvenendo altrimenti avrei condannato la violenza”, ha detto l’ex First Lady ai microfoni di Fox News, poco prima dell’udienza della commissione. “Stavo svolgendo i miei compiti da moglie del presidente degli Stati Uniti d’America, catalogare gli articoli della Casa Bianca per gli archivi nazionali”.

Durante l’udienza, inoltre, la commissione ha presentato un video datato 7 gennaio, cioè il giorno dopo l’assalto e dopo che alle orecchie di Trump era giunta la notizia dell’esistenza di una possibilità concreta di impeachment e di un ricorso al 25esimo emendamento che serve a delineare le procedure per la destituzione del presidente quando viene riconosciuto incapace di adempiere ai poteri e ai doveri della carica. Nel video si sente Trump rifiutarsi di dire che le elezioni erano chiuse: “Non posso dirlo! Dico che il Congresso ha certificato il risultato”. Dunque Trump è rimasto della sua idea fino alla fine, anche dopo aver detto ai suoi di “tornare a casa”. Finalmente, dopo due estenuanti ore di insistenze, alle 16.02 di quel 6 gennaio Donald Trump ha postato un video distensivo in cui si chiedeva ai manifestanti di lasciare le stanze del Congresso.

L’udienza della commissione si è chiusa con le parole Liz Cheney la deputata repubblicana che siede nella commissione e che già in passato si era opposta radicalmente a Trump, votando anche a favore del suo impeachment per ben due volte. “L’ex presidente è indifendibile“, ha detto a conclusione dell’udienza. I lavori della commissione di inchiesta sul fatti del 6 gennaio riprenderanno a settembre, dopo la pausa estiva, con nuove udienze.

TRUMP POWER

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