È lite nel governo sulla norma del decreto Aiuti che impone un tetto ai crediti di imposta concessi alle imprese per l’acquisto di energia elettrica e di gas naturale. Durante il passaggio parlamentare è stato inserito un comma che impone di rispettare la “normativa europea in materia di aiuti di Stato in regime de minimis“. Il regime de minimis, ora in fase di revisione, prevede che gli Stati possano concedere senza notifica a Bruxelles sostegni fino a 200mila euro in tre anni per ogni impresa. “Il Mise ha già chiesto al Mef di correggere urgentemente la norma”, ha fatto sapere il ministro dello Sviluppo Giancarlo Giorgetti. “Bisogna correre urgentemente ai ripari”. Nessuna risposta dal titolare Daniele Franco: l’appello per ora è stato raccolto solo dal sottosegretario (anche lui leghista) Federico Freni secondo cui “non lasceremo che migliaia di aziende possano essere pregiudicate e, in tempi brevissimi, interverremo correggendo la norma”.

Le imprese sono sul piede di guerra. “Inaccettabile che il decreto aiuti tagli, o in alcuni casi azzeri, il credito di imposta precedentemente concesso alle imprese danneggiate dal caro gas ed energia”, attacca Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. “Viene improvvisamente introdotto un tetto massimo di 200.000 euro, cifra assolutamente inadeguata a coprire l’esplosione di costi energetici di oltre il 600% che le imprese italiane stanno subendo, senza considerare inoltre che questo plafond era già ampiamente colmato da altri contributi ed aiuti”.

Il decreto stabilisce che alle imprese spetti a titolo di detrazione il 25% (dal 20% precedente) della spesa per la componente gas del secondo trimestre 2022 e il 15% (dal 10% del primo trimestre) della spesa per la componente energia elettrica per le imprese non energivore e con contatore di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 KW.

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