Stiamo per compilare la nostra dichiarazione dei redditi annuale. E’ da sempre molto complicato includere le detrazioni sanitarie possibili fra mille limitazioni che annualmente il ministero ci indica, nella misura comunque del 19%. Come sempre faccio, parto da qualche esempio molto utile soprattutto in questi anni pandemici.

Poniamo di avere una congiuntivite e di dover eseguire obbligatoriamente, non per piacere come sempre accade quando si tratta di malattia, una visita. Il cittadino italiano che rispetta le regole, e che paga le tasse, dovrebbe avere a disposizione il sistema sanitario nazionale che, senza controllo, in tempi normali riesce a dare un appuntamento in qualche mese, che sono diventati molto di più in questi anni. Oppure si reca al Pronto Soccorso spesso “irraggiungibile”. Oppure ancora si reca a fare una visita privata. Spesso questa viene offerta dalle stesse strutture accreditate, pubbliche o private, in qualche giorno invece che in mesi.

E’ evidente che il sistema ormai è al collasso, ancora di più da quando si è permesso ai privati di investire sempre più in sanità e da quando gli ospedali si chiamano, grazie alla riforma di formigoniana memoria, aziende sanitarie che devono fare utili. Non importa nulla se il cittadino che rispetta le regole è l’unico gabbato. Infatti in questo sistema perverso anche la Regione, che eroga il servizio, non dice nulla, perché se il cittadino che ha pagato le tasse non utilizza la prestazione ma la paga privatamente, chi ci guadagna sono in due: la struttura che riceve soldi freschi e la Regione, che risparmia.

Questo innesca e facilita un evidente stimolo all’elusione e all’evasione.

Per questo da tempo dico che negli stati di emergenza, pandemici o di maggior richiesta, tutte le strutture accreditate, pubbliche o private, per legge non dovrebbero fare alcuna prestazione privata. Questo porterebbe a richieste di esami, o peggio interventi, solo necessari, non per la medicina difensiva ma per difendere realmente la salute del cittadino.

Ma torniamo alla nostra dichiarazione dei redditi, perché secondo quello che stanno studiando, la deducibilità potrebbe cambiare con un nuovo sistema che permetterebbe una specie di rimborso immediato, tipo cashback. Ma “per potere ottenere il rimborso immediato… il pagamento per i beni o i servizi sanitari dovrà essere effettuato con strumenti tracciabili. Inoltre il medico o il farmacista coinvolti dovranno comunicare all’anagrafe tributaria la volontà del contribuente di usufruire del cashback fiscale”.

Il mondo sanitario privato avrà ancora maggior elusione (quante prestazioni sanitarie verranno aumentate e offerte con sconti immediati senza complicazioni?), e questo a sua volta incrementerà a cascata l’evasione di chi si sentirà in diritto di averla.

Mentre, secondo me, un cassetto del grande armadio di History Health potrebbe servire proprio ad avere i rimborsi sanitari immediati tramite Spid. La spesa è immessa direttamente nella nostra nuvola e da noi inviata al sistema. Noi chiederemmo più ricevute, o fatture, e la struttura (o l’operatore sanitario) che per prenderci in carico deve autenticarsi e rendersi tracciabile non avrebbe nessun interesse ad eludere ed evadere. Per risparmiare lo Stato, a sua volta, dovrebbe partire dal controllo per spendere meno nelle gare di appalti sanitari uniformi su tutto il territorio e spedendo direttamente a casa del cittadino i farmaci, magari prodotti nella unica azienda farmaceutica pubblica che ha sede nel nostro territorio.

Ognuno nel rispetto delle regole e, prendendo in prestito la traccia del tema di maturità, per non sentirsi in colpa di essere nati e di avere diritto di essere curati.

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