In Italia i casi di morosità sono sempre numerosi. Secondo i dati più recenti, elaborati dalle principali sigle associative degli inquilini, ci sono 70mila sfratti pendenti dal 2019, 32mila dal 2020 e altri 40-50 mila stimabili per il 2021.

In soccorso del proprietario, spesso vengono pubblicizzate delle polizze assicurative ad hoc. Ma come funzionano? I contratti assicurativi sono sempre ostici. Partono senz’altro da un buon proposito, ma il loro funzionamento è molto più complicato rispetto a quanto promesso.

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Niente di automatico

Questo tipo di assicurazioni ricade all’interno del ramo “danni”. Il loro costo, indicativamente, si aggira intorno al 10% del canone annuale. Ossia, chi affitta un appartamento a fronte di un canone annuale di 12.000, per esempio, pagherà un premio di polizza di circa 1.000/1.200 euro l’anno.

Queste polizze non hanno nulla di automatico. Se l’affittuario è indietro di uno o due mensilità, non esiste alcuna compagnia al mondo che, dietro una normale richiesta, mail o telefonata, proceda all’istante nel rifondere le mensilità mancanti con un bonifico.

Quali documenti servono

Leggendo dal contratto assicurativo, per avviare la protezione è necessario presentare questo elenco di documenti: copia del contratto di locazione regolarmente registrato; copia del provvedimento giudiziale di “Convalida dello sfratto per morosità” o del verbale di udienza nel quale il locatore dichiara al giudice l’avvenuta riconsegna dell’immobile da parte del conduttore (dove si attesta il dettaglio della morosità fino a quel momento maturata).

Prima, la tutela legale

Altro punto da tenere a mente, è che spesso queste protezioni funzionano a step. All’inizio, cioè, mentre il proprietario tenta di risolvere la grana con la via stragiudiziale, dunque con dei solleciti, deve far scattare la parte di polizza relativa alla “tutela legale”, che paga appunto le spese per l’avvocato coinvolto in questa fase.

Solo in un secondo momento, quando la via stragiudiziale è fallita, si procede per il caso “morosità”.

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