“Arrivavamo in colonia alle 7.15 del mattino e dovevamo rimanere a lavoro teoricamente fino alle 17.30, ma molto spesso finivamo per andare via anche alle 18.30 inoltrate o anche a tarda sera, se c’era qualche riunione interna a cui partecipare. Avremmo dovuto lavorare cinque giorni a settimana, ma nel weekend i nostri referenti continuavano a chiamarci al cellulare per chiederci di preparare il programma della settimana successiva. Il compenso? Novecento euro mensili con un contratto di prestazione occasionale. Abbiamo anche dovuto versare una cauzione da 80 euro per poter lavorare”. A parlare a ilfattoquotidiano.it è Mertcan, un ragazzo turco di 28 anni che nell’estate 2020 ha lavorato per cinque settimane come animatore in una delle colonie estive gestite da una nota associazione locale. Sportivando, proprio la stessa società sportiva che poche settimane fa ha dichiarato a mezzo stampa di non riuscire a trovare personale per i propri centri estivi.

Lo scorso 24 maggio, sul quotidiano L’Adige, è apparso infatti l’appello del presidente dell’associazione, Ivan Dorigatti: “Colonie estive, non si trova personale. Sportivando costretta a limitare i posti: mi chiedo dove siano i giovani”, il titolo dell’articolo-intervista attraverso il quale Dorigatti raccontava di essere in cerca di 120 giovani disposti a fare un’esperienza come animatori estivi in una delle dieci colonie dell’associazione senza riuscire nel proprio intento. La colpa? Sia dei ragazzi, che avrebbero troppe pretese, che della legge 322 del 2018 che avrebbe reso molto difficoltoso il reclutamento di queste figure.

Le condizioni contrattuali ed economiche proposte dall’associazione a questi ragazzi sono però molto diverse da quelle che il presidente racconta a L’Adige e che, nel 2021, descriveva al quotidiano Il Dolomiti, parlando di un compenso “fino a 1.200 euro netti al mese sulla base di parametri oggettivi e soggettivi”. Le testimonianze raccolte da ilfattoquotidiano.it riferiscono infatti di stipendi molto bassi a fronte di un impegno lavorativo che arriva a toccare le 10/12 ore giornaliere e di un ambiente di lavoro ostile con carenze a livello di sicurezza.

Gli stipendi offerti si aggirano in linea di massima intorno agli 800/900 euro mensili corrisposti al termine della stagione, ovvero tra fine settembre e metà ottobre, con la possibilità di ricevere un piccolo acconto a fine luglio qualora si effettuino almeno 20 giornate lavorative entro quel termine. Novecento euro al mese circa per una media di 55/60 ore a settimana, un compenso che a conti fatti è pari a 4 euro scarsi all’ora, condizioni economiche totalmente inadeguate al monte orario e alla responsabilità richiesti e un contratto da prestazione occasionale privo delle minime tutele.

Il compenso offerto da Sportivando è composto da una parte fissa, gli 800/900 euro mensili, e una variabile, erogata al raggiungimento di determinati obiettivi: “Era possibile accumulare una serie di punti che avrebbero potuto farci guadagnare delle somme extra come premi, ad esempio portando a termine delle attività collaterali come la realizzazione di fotografie durante il campus. Abbandonando prima del periodo di disponibilità, però, questi soldi non mi sono stati corrisposti nonostante non fosse scritto da nessuna parte nel contratto”.

Il contratto sottoposto da Sportivando ai ragazzi è infatti composto da diverse parti e descrive minuziosamente sia il meccanismo premiale che permetterebbe agli animatori di ottenere un’integrazione di stipendio, sia le penali a cui questi ragazzi potrebbero andare incontro. Sì, perché Sportivando prevede una serie di multe in caso di mancato rispetto delle regole come, ad esempio, il divieto di utilizzo dei social network durante l’orario di lavoro: nella scrittura privata allegata al contratto, infatti, è fatto divieto ai ragazzi di usare il proprio cellulare e controllare i social pena una serie di sanzioni: 15 euro di multa al primo richiamo, 50 euro al secondo e licenziamento al terzo.

La scrittura privata impone anche un’altra condizione agli animatori che accettano di lavorare per l’associazione. Al colloquio e prima della firma del contratto, Sportivando chiede ai ragazzi di indicare con precisione le settimane di disponibilità in cui intendono lavorare. Un’indicazione non certo di massima, ma estremamente vincolante perché nel caso i ragazzi dovessero andarsene prima perderebbero la cauzione di 80 euro versata alla firma del contratto. Sportivando, si impegna infatti a restituire la somma solo se gli animatori non abbandonano l’esperienza prima del termine.

“Io avevo dato sette settimane di disponibilità, ma alla fine della quinta settimana ho deciso di andarmene perché il clima era davvero pessimo e il lavoro molto pesante. In più, non avevo ancora visto un euro proprio perché avevo scoperto che sarei stato retribuito solo a fine stagione. Per questo motivo ho perso non solo i soldi della cauzione, ma anche il bonus da 100 euro che la Provincia autonoma di Trento elargiva in quel periodo ai lavoratori delle colonie estive e a cui avrei avuto diritto e i 150 euro di premio a cui avrei avuto diritto per aver portato a termine una serie di attività extra”, racconta Mertcan a ilfattoquotidiano.it.

I bassi stipendi non sono l’unico problema di Sportivando: gli animatori spesso sono obbligati ad accompagnare a casa i ragazzi ospiti delle colonie utilizzando la propria macchina anticipando le spese. “Mi è capitato più volte di dover accompagnare anche sei o sette bambini in differenti zone della città dovendo anticipare i soldi per il gasolio. In un mese sono arrivato ad anticipare 300 euro – racconta Omar a ilfattoquotidiano.it – Dovevamo poi coprire questi spostamenti in un tempo massimo strettissimo, compromettendo il livello sicurezza e il rispetto dei limiti di velocità. Una volta mi hanno chiesto di trasportare un bambino con la mia macchina personale, sempre anticipando le spese, e sono andati su tutte le furie quando mi sono rifiutato vista la mancanza di copertura assicurativa in caso di incidente”.

Omar ha lavorato per Sportivando con un contratto di prestazione occasionale da 800 euro al mese più eventuali bonus: “Ho lavorato anche 10/12 ore al giorno per 5 giorni a settimana e gli straordinari non esistevano, era tutto compreso nella cifra pattuita”.

“Al di là del livello economico e contrattuale, l’ambiente è pessimo e in prima persona ho subito numerose offese per qualche chilo di troppo e per la mia dislessia. In zona l’associazione è molto conosciuta e anche grazie al passaparola i ragazzi anche potenzialmente interessati a mandare un curriculum rinunciano quando sentono i racconti e scoprono le condizioni contrattuali e professionali”, conclude Omar.

Della situazione dei collaboratori di Sportivando da tempo di sta occupando Lorenzo Sighel, Segretario Generale UILTemp del Trentino: “Sportivando è una società sportiva e approfitta di un regime di eccezionalità che rende ancora applicabili forme contrattuali altrimenti desuete quando non illegali come le collaborazioni per poi far lavorare le persone a condizioni per le quali andrebbe utilizzata la cornice di un contratto di tipo subordinato – spiega a ilfattoquotidiano.it – C’è un contratto di prestazione occasionale che viene applicato per l’eccezionalità di cui godono queste associazioni sportive. In questo senso il problema è strutturale, il presidente può anche parlare di importi fino a 1.200 euro ma il problema è che non viene applicato il CCNL di riferimento complice lo status di società sportiva svolgendo peraltro attività che ormai hanno ben poco a che fare con lo sport, fanno un po’ di tutto”.

Per il sindacato, il lavoro dovrebbe rientrare nel quadro della subordinazione, ma contestare l’inquadramento contrattuale non è semplice: “Una volta raccolte le adesioni di alcuni ragazzi, abbiamo attivato avvocati, il nostro ufficio vertenze, ma fondamentalmente siamo stati ignorati e proseguire oltre diventa complesso perché presupporrebbe il coinvolgimento di ragazzi molto giovani in un percorso legale lungo e complicato. Quando ho letto le affermazioni di Dorigatti pubblicate da L’Adige ho pensato fosse corretto rispondere per le rime e raccontare l’altra faccia della medaglia. Il presidente mi ha anche contattato via mail, ma sembra più desideroso di confrontarsi con me su astratte potenzialità di miglioramento e minimi aggiustamenti di impostazione che non disposto ad affrontare in modo diretto la questione già posta delle condizioni salariali e contrattuali. Se lo status di associazione sportiva permette l’utilizzo di strumenti di lavoro parasubordinato di discutibile applicazione, non posso essere io nel mio piccolo a cambiare il quadro normativo, ma anche in questo contesto lo strumento può comunque essere utilizzato più correttamente bilanciando le mansioni e retribuendo dignitosamente i ragazzi”, conclude Sighel.

Contattato da ilfattoquotidiano.it per una replica, il presidente di Sportivando non ha risposto ad alcuna delle domande relative alle condizioni contrattuali ed economiche nonché delle problematiche professionali segnalate: “Nelle sue dichiarazioni circa l’ipotetico disegno solo negativo potrebbe esserci un quadro molto ampio e articolato (anche verso quelle persone). Non è nel mio interesse approfondire, altrimenti avrei ‘difeso’ la mia persona/l’associazione prima di questa sua […] E per concludere preferirei quindi non parlare del caso specifico che credo non si possa chiarire e riassumere in un articolo di giornale, ma semmai di comprendere come mai i giovani non ci sono. Cioè cosa cercano, se cercano qualcosa. Credo aver capito che la problematica è trasversale in molti settori. Per quanto ci riguarda abbiamo trovato quasi tutti gli operatori, forse si candidano solo molto tardi”, si legge nella mail di risposta.

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