Inserito in alcuni portali web di settore tra i luoghi più suggestivi e caratteristici del pianeta Terra “come fosse – ricorda il Wwf – uno squarcio temporale da cui si può vedere il passato”, il Vallone dei Mulini di Sorrento è al centro di un caso giudiziario fatto di presunti abusi edilizi e strane dimenticanze. Molto strane, se si considera l’importanza del sito naturalistico, e dell’intervento con il quale una società privata amministrata da un noto politico locale sta provando a recuperare l’uso dei ruderi dell’antico mulino in fondo al canyon. Un intervento di profonda ristrutturazione stoppato con un sequestro dai pm di Torre Annunziata il 10 marzo 2020, nelle ore in cui il Paese si metteva in lockdown. “Dagli accertamenti non è stato possibile chiarire quale sia la destinazione finale che si intende imprimere al fabbricato all’esito dei lavori in corso”, evidenziò il procuratore facente funzioni Pierpaolo Filippelli in un comunicato.

L’inizio del processo – Due anni e mezzo dopo, il processo per le presunte violazioni urbanistiche e paesaggistiche è iniziato davanti al giudice unico. Il 21 giugno si è svolta la seconda udienza. Il decreto di citazione diretta a giudizio del consigliere comunale di Sorrento, Mariano Pontecorvo, amministratore de “Il Maccheronificio srl”, la società che ha presentato il progetto ed avviato i lavori di recupero dell’antico mulino, non è stato però notificato al Comune di Sorrento e al Ministero dei beni culturali, parti offese di reati da ritenere presunti fino a eventuale sentenza definitiva di condanna.

La mancata notifica – La mancata indicazione delle parti offese, e di conseguenza la mancata notifica dell’avvio del processo, non ha messo gli enti pubblici nella condizione di decidere se parteciparvi, contribuire all’accertamento della verità, difendere gli interessi e le ragioni dell’amministrazione comunale, ed eventualmente richiedere un risarcimento danni. Non succede spesso. Anzi, non succede quasi mai. Il pm indica sempre come parti offese il Ministero, la Soprintendenza e il comune dove sono avvenute le presunti violazioni paesaggistiche. Stavolta, però, nel decreto non c’è traccia di quell’indicazione. E per il momento il Comune di Sorrento, messo a conoscenza della situazione da alcuni articoli usciti sulle testate locali, non ha voluto finora eccepire l’omessa notifica. Perché? “E’ una scelta politica” commenta una fonte legale a ilfattoquotidiano.it.

L’appello del Wwf – “L’enorme valenza paesaggistica e storica dell’edificio esistente nel Vallone dei Mulini, effigiato probabilmente in molte foto ricordo di turisti che da ogni parte del mondo scelgono per le vacanze una meta internazionale come Sorrento, giustificava ampiamente la costituzione in giudizio dell’Ente quale parte civile” sostiene Claudio D’Esposito del Wwf Terre del Tirreno, che ha inviato una nota al sindaco Massimo Coppola, ai dirigenti comunali e al procuratore capo di Torre Annunziata Nunzio Fragliasso. Nella nota, il Wwf chiede alla procura di far riaprire i termini per la costituzione di parte civile, e al comune di Sorrento di provvedere e di entrare nel processo. “Infine non sfuggirà alle SS.VV. – conclude D’Esposito – l’importanza di acquisire dal fascicolo penale materiale istruttorio propedeutico all’eventuale emissione di provvedimenti sanzionatori che sono atti dovuti”. Purché non si dimentichino anche questi.

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