La Banca centrale europea ha lasciato fermi i tassi di interesse: quello principale resta a zero, il tasso sui depositi a -0,50% e il tasso sui prestiti marginali a 0,25%.La decisione del consiglio direttivo (oggi riunito insolitamente ad Amsterdam) era attesa ma alta era la curiosità per capire quali saranno le prossime mosse di Francoforte. La Bce ha quindi annunciato di aver deciso “di porre fine agli acquisti netti di titoli attraverso il programma App (Asset purchase programmes, programmi di acquisto di titoli, ndr) dal 1 luglio 2022″. Significa che i titoli che giungono a scadenza verranno rimpiazzati da nuovi ma non ci saranno acquisti supplementari.

E soprattutto che intende alzare i tassi dello 0,25% dal prossimo luglio. Una manovra più soft di quanto sospettato da alcuni analisti. Alla possibilità di un intervento più deciso, dello 0,5%, era attribuita una probabilità del 40%. Su un periodo più esteso, il Consiglio direttivo “si attende un nuovo aumento dei tassi di riferimento a settembre. La calibrazione di questo incremento dei tassi dipenderà dalle prospettive aggiornate per l’inflazione a medio termine. Se le prospettive di inflazione nel medio periodo permarranno tali o si deterioreranno, un incremento maggiore sarà appropriato alla riunione di settembre”. Dopo settembre, in base alla sua attuale valutazione, “il Consiglio direttivo prevede che un graduale ma duraturo percorso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse sia appropriato. In linea con l’impegno del Consiglio direttivo a conseguire l’obiettivo del 2% a medio termine, il ritmo di aggiustamento della politica monetaria da parte del Consiglio direttivo dipenderà dai nuovi dati e da come sarà valutato l’andamento dell’inflazione a medio termine”. L’ultimo rialzo dei tassi da parte della Bce risale al 13 aprile del 2011.

La Bce, come le altre banche centrali, sta alzando i tassi principalmente per contrastare l’inflazione favorita dalla corsa dei prezzi energetici e alimentari. Alzare i tassi significa di fatto ridurre la quantità di denaro in circolazione, una variabile che contribuisce a determinare l’entità delle variazioni dei prezzi al consumo. Manovre monetarie restrittive hanno però anche l’effetto di frenare la crescita dell’economia. Il livello di inflazione considerato ottimale dalla Bce è il 2%. L’ultimo dato dell’area euro, relativo a maggio, è di 8,1%. Hanno anche l’effetto di “risucchiare” denaro verso titoli più sicuri come i titoli di Stato di paesi finanziariamente solidi, a scapito di azioni e investimenti nei paesi emergenti. Questo spiega la flessione dei listini seguita agli annunci di oggi. Turbolenze si registrano anche sui titoli di Stato con lo spread tra bond tedeschi e paesi mediterraniei in deciso aumento. Soffre in particolare l’Italia, con un differenziale che supera i 214 punti e un rendimento del Btp decennale al 3,58%

Lagarde riaccende lo spread – Nella conferenza stampa seguita al consiglio direttivo la presidente Christine Lagarde ha spiegato che la Bce si aspetta che l’inflazione resti su livelli elevati “per un certo periodo di tempo”, e “farà sì che torni all’obiettivo” del 2%. Lagarde ha aggiunto che a settembre “un incremento maggiore dei tassi sarà appropriato” se “le prospettive di inflazione nel medio periodo permarranno tali o si deterioreranno”. La possibilità che “la guerra veda un’escalation” e quella di un “ulteriore impatto dirompente sulle forniture di energia all’area euro” continuano ad essere un “rischio significativo per la crescita”, ha rimarcato la presidente. “Se necessario, come abbiamo dimostrato in passato, siamo pronti a dispiegare un aggiustamento degli strumenti esistenti, o nuovi strumenti”, contro la frammentazione finanziaria all’interno dell’area euro, ha continuato Lagarde. Significa che la banca centrale è pronta ad agire contro eccessivi ampliamenti degli spread. La mancanza di dettagli su queste misure ha però lasciato dubbiosi gli investitori che, nell’incertezza, vendono soprattutto Btp italiani. Lagarde ha infatti aggiunto che “non c’è alcuno specifico livello dei tassi delle obbligazioni o dei prestiti, o degli spread sui bond che attiverà questo o quell’intervento”.

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