“Si lavorava anche 10 ore di fila nei periodi di picco. Nonostante fossi assunta con un contratto part-time verticale da 24 ore, le richieste di turni straordinari erano continue e comunicate con pochissime ore d’anticipo. Alla fine dovevamo essere sempre reperibili, è capitato di lavorare 12 giorni di fila senza riposo oppure di attaccare in turno la mattina alle 7.30 avendo chiuso quello della sera precedente alle 21.30, senza rispettare le ore di riposo minime di legge”, racconta Marta, ex dipendente del punto vendita Esselunga di Livorno, a ilfattoquotidiano.it.

Grandissimo ricorso ai contratti part-time a tempo determinato e conseguente pressanti richieste di straordinari aggiuntivi che arrivano a raddoppiare il monte orario settimanale contrattualizzato, mancato rispetto delle 11 ore di risposo previste dalla legge tra un turno e l’altro, orari modificati giornalmente comunicando le esigenze aziendali aggiuntive con poche ore di anticipo e impossibilità di poter portare una bottiglietta d’acqua per bere durante il turno in cassa. E’ il quadro che emerge dalle testimonianze di rappresentanti sindacali e dipendenti del punto vendita Esselunga di Livorno. Nonostante le tante campagne di comunicazione realizzate dall’azienda per promuovere un’immagine rispettosa dei lavoratori e dell’equilibrio tra vita professionale e privata dei propri dipendenti, le testimonianze giunte a ilfattoquotidiano.it raccontano un’altra storia, almeno per quanto riguarda quel punto vendita.

“All’inaugurazione del supermercato di Livorno lavoravo almeno 45/50 ore a settimana, da fine luglio a ottobre, e così anche a dicembre. Verso la scadenza del secondo rinnovo avevo chiesto al direttore di poter fare degli straordinari perché mi stava facendo lavorare poco e gli avevo raccontato che ero rimasta sola con i bambini completamente a mio carico. Mi aveva detto che me li avrebbe fatti fare, ma così non è stato. Già in quel momento ho capito quindi che mi avrebbero lasciato a casa di lì a poco”, racconta ancora Marta.

A far emergere le proteste e testimonianze delle dipendenti Esselunga in merito alle condizioni lavorative è stato un episodio denunciato a gran voce dal sindacato Usb poche settimane fa: il divieto di tenere una bottiglietta d’acqua durante il turno in cassa. Marta, ex dipendente e protagonista della vicenda, per problemi di salute aveva chiesto di poter portare con sé una bottiglietta d’acqua per poter bere durante le ore di turno previste dal suo contratto. Nonostante i certificati medici comprovanti l’esigenza, non le è stato permesso. Avrebbe potuto bere durante il quarto d’ora di pausa previsto a metà turno oppure richiedere ogni volta un cambio per non lasciare la cassa scoperta.

Marta è stata assunta ad aprile del 2021. Un anno di lavoro a tempo determinato scaglionato con due diversi contratti da sei mesi. L’ultimo rinnovo a ottobre 2021 a cui, nonostante le promesse iniziali, non è seguita la stabilizzazione a tempo indeterminato. “Quando a ottobre mi rinnovarono il contratto, il direttore disse che il mio atteggiamento era positivo e che continuando così non avrei avuto problemi per la stabilizzazione. Venti giorni prima di questo rinnovo ero finita in ospedale per un problema medico e dopo una serie di visite ho dovuto seguire una terapia farmacologica e tra le prescrizioni c’era quella di bere molta acqua durante il giorno. Ho provato a chiedere quindi di poter portare una bottiglietta d’acqua con me in cassa, ma mi è stato negato il permesso perché secondo loro era brutto bere davanti ai clienti, ma è ovvio che l’avrei fatto con accortezza. Essendo a tempo determinato e a pochi mesi dalla scadenza di contratto, non ho denunciato l’episodio per paura di perdere il posto. Prima di protestare pubblicamente, tramite il sindacato Usb ho inviato una Pec all’azienda per cercare di trovare una mediazione, ma non hanno mai risposto”.

In Esselunga è prevista la cosiddetta “pausa sistematica”. In un turno di sette ore, ogni tre ore e mezza si ha un quarto d’ora di pausa. “Secondo loro in questo quarto d’ora avremmo dovuto andare a timbrare dalle casse al Punto Fidaty, poi dirigerci verso il magazzino, da lì salire due rampe di scale per andare in bagno, scendere nuovamente e potenzialmente bere e mangiare”, racconta Marta.

Dopo un anno di lavoro e un rinnovo contrattuale, Marta viene lasciata a casa: “Non mi hanno rinnovato dicendo che ‘non si sono innamorati di me’. A tutti hanno dato questa motivazione. Ci tengo a sottolineare una cosa: io non ho denunciato pubblicamente perché ci sono rimasta male per il mancato rinnovo, anzi non mi sono mai fermata e già lavoro in un altro posto. Sto denunciando perché vorrei migliorare le condizioni di lavoro dei miei ex colleghi”.

Il punto vendita livornese è stato inaugurato il 28 luglio dello scorso anno: 140 le assunzioni totali, di cui 120 a tempo determinato e una grande percentuale di contratti part-time verticali. Il tempo parziale, però, è di fatto solo sulla carta perché, raccontano i rappresentanti sindacali di Usb e le lavoratrici, le richieste di straordinario erano costanti e comunicato con pochissime ore di anticipo.

In bacheca vengono appesi i tabelloni con i turni e quelli da contratto sono effettivamente comunicati in anticipo, ma quelli extra vengono invece segnalati mettendo una “barrettina” bianca e comunicati ogni giorno telefonicamente. In sostanza, con un contratto part-time si deve sempre essere reperibili.

“Esselunga ha aperto il punto vendita di Livorno un anno fa e avendo contrattualizzato la quasi totalità delle assunzioni a tempo determinato per questo anno non è volata una mosca perché molti lavoratori speravano in una stabilizzazione a tempo indeterminato – spiega a ilfattoquotidiano.it Giovanni Ceraolo, rappresentante sindacale Usb Livorno – il periodo di scadenza dei contratti a tempo determinato è iniziato a cavallo tra fine aprile e inizio maggio e solo da quel momento sia i lavoratori non rinnovati che quelli stabilizzati hanno iniziato a sollevare una serie di problematiche e rivolgersi al sindacato”.

Dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro, Esselunga presenta una serie di problematiche più volte denunciate dai rappresentanti sindacali: “Richiedono ai lavoratori flessibilità totale. Le lavoratrici ci hanno raccontato di aver lavorato varie volte per 12 o 13 giorni di fila senza riposi oppure con turni che non rispettavano le 11 ore di riposo di legge, staccavano alle 21.30 e ricominciavano alle 7 del mattino. Gi assunti part time hanno richieste di straordinari continue comunicate il giorno precedente per il giorno successivo”, racconta Ceraolo.

Esselunga sostiene che quanto denunciato da Usb e dalle lavoratici non sia vero, ma per Ceraolo “i turni che provano il mancato rispetto delle 11 ore di riposo e il ricorso sistematico agli straordinari per i part time si evincono dai tabelloni dei turni affissi all’interno dei punti vendita e anche dalle buste paga. I turni da contratto vengono consegnati settimanalmente ma poi cambiati in corso d’opera ogni giorno. Che Esselunga non sia in grado di fare una programmazione di turni almeno settimanale non è credibile. I dipendenti lavorano anche 50 o 60 ore a settimana con contratti part time a 24 ore, non si capisce perché non possano adeguare i contratti visto che di fatto c’è bisogno di personale che espleti più turni lavorativi”.

Anche Giovanna ha lavorato in Esselunga per un anno e anche nel suo caso, il contratto non è stato stabilizzato con la stessa motivazione data a Marta: “Non si sono innamorati di me, hanno detto, e siccome un contratto a tempo indeterminato è come un matrimonio, il direttore non si è sentito di celebrarlo – racconta a ilfattoquotidiano.it – Secondo me avrebbero dovuto trovare altre motivazioni, visto che mi hanno detto che ero una brava ragazza e ho sempre lavorato”.

Giovanna era contrattualizzata come figura “non alimentare”, con un part-time verticale da 24 ore per le giornate di venerdì, sabato e domenica e come Marta e molti altri dipendenti part-time del punto vendita, anche lei ha dovuto far fronte a numerose richieste di straordinario da parte dell’azienda: “Al colloquio avevo detto che avrei preferito un full time, ma mi hanno offerto comunque il part time verticale che non mi permetteva di essere autonoma e poter vivere da sola. La maggior parte delle volte lavoravo con un orario spezzato, 10.30 – 14.30 / 17.30- 21.30, e arrivando da lontano non potevo tornare indietro durante la pausa, sarebbe stato un costo eccessivo. A Lido di Camaiore non ho mai fatto straordinari, al massimo una mezz’ora. Poi, di punto in bianco, a luglio sono stata mandata a Livorno e lì sono iniziati gli straordinari massicci. Andavo dal lunedì al sabato nel periodo prima dell’apertura al pubblico, poi da settembre ho lavorato quasi tutti i giorni con i turni comunicati da un giorno con l’altro all’ultimo momento e ho lavorato anche 12 giorni di seguito senza riposo. So che lo straordinario può essere comunicato 24 ore prima da normativa, ma non credo ci sia straordinarietà se questo si ripete tutti i giorni. E’ capitato più volte di finire il turno alle 21.30 e ricominciare alle 7.15/7.30, senza far passare le 11 ore di riposo di legge. Più volte ho dovuto disdire appuntamenti e visite mediche per l’impossibilità di organizzare il mio tempo libero e l’ho fatto nella speranza di poter avere una stabilizzazione in futuro”, conclude Giovanna.

Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare l’azienda per una replica circostanziata sui fatti avvenuti nel punto vendita di Livorno e in merito alle testimonianze dei lavoratori che raccontano del grandissimo ricorso all’utilizzo di contratti part-time a tempo determinato con conseguente richiesta di straordinari comunicata con poche ore di anticipo e del mancato rispetto delle ore di riposo di legge tra un turno e l’altro, ma Esselunga ha preferito non rispondere ad alcuna domanda: “Desideriamo ribadire quanto già riportato dalle testate da lei citate e confermare la nostra attenzione nei confronti di tutti i nostri collaboratori. È doveroso sottolineare che ogni diversa interpretazione di specifici avvenimenti sarà oggetto di valutazione ed eventuali azioni legali per la tutela dell’azienda e delle sue persone”, si legge nella replica dell’ufficio stampa recapitata via mail.

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