Siamo stati tirati per i capelli nella guerra dell’Ucraina, era inevitabile ed era giusto. Ma credo che sia ancora più giusto cominciare a pensare un po’ di più all’Italia e ai problemi dell’Italia, anche perché ci è stato appena riferito dal segretario generale della Nato Stoltenberg, che Dio l’abbia in gloria, che la guerra durerà a lungo“. È il duro monito lanciato nella sua consueta diretta Facebook dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, all’indirizzo del governo Draghi, al quale ricorda: “Siamo il Paese più dipendente da forniture energetiche estere. Se già oggi la situazione dei prezzi al consumo è questa e se abbiamo questo livello di inflazione oggi, figuriamoci quello che potrà succedere questo autunno, o in ogni caso se dovessero interrompersi le forniture energetiche di cui godiamo”.

De Luca dipinge con tinte fosche la situazione economica italiana, tra alti livelli di precariato, elevata inflazione, rincaro della benzina, aumento del prezzo dei generi alimentari e caro bollette: “Il governo deve concentrarsi su questi problemi. Serve un patto sociale tra mondo del lavoro, mondo delle imprese e governo. Il livello salariale in Italia è diventato scandalosamente basso. Come potere d’acquisto, siamo qualche punto percentuale in meno rispetto a 30 anni fa. Mentre in Francia e Germania i salari negli ultimi decenni sono aumentati del 30%, in Italia sono diminuiti dall’1 al 3%. Non è possibile. Io sono tra quelli che ritengono che il problema non possa essere risolto regalando risorse e bonus, ma dobbiamo far crescere insieme la produttività, gli investimenti e i salari”.

Il politico campano critica nuovamente il governo per la sua posizione nella guerra in Ucraina: “Dobbiamo premere perché la vicenda ucraina vada verso uno sbocco diplomatico. Sono veramente insopportabili quelle chiacchiere che ancora ascoltiamo in queste settimane, del tipo “facciamo la trattativa solo quando i russi si saranno ritirati”. I russi non si ritireranno, quindi o ci decidiamo ad aprire una trattativa nelle condizioni date oppure stiamo solo perdendo tempo. Continuiamo a non capire che in Ucraina c’è in primo luogo una guerra civile. Se si ritirano i russi domani, la guerra civile rimane, c’è già da 8 anni nell’indifferenza dell’Europa e dell’Occidente”.

E conclude: “Io credo che sia arrivato il momento di premere per un cessate il fuoco nelle condizioni date, senza precondizioni. Per 3-5 anni avremo bisogno di forniture energetiche, altrimenti il nostro sistema produttivo va al collasso. Al governo suggerisco di mantenere posizioni equilibrate. Non siamo obbligati a ripetere 24 ore su 24 che la Russia deve perdere e si deve ritirare. Manteniamo, come governo italiano, lo stesso linguaggio dei tedeschi, francesi e spagnoli – chiosa – Manteniamo cioè una posizione di condanna ferma dell’invasione, ma non siamo obbligati a essere i più oltranzisti del mondo. Prima o poi una trattativa bisognerà aprirla e i più interessati alla trattativa siamo noi e i tedeschi, cioè i due Paesi più dipendenti da forniture energetiche estere. Quindi, sarebbe bene che pensassimo di più ai problemi nostri. Volevo dire: i fatti nostri“.

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