Adriano Galliani che esulta sfrenato in tribuna, Silvio Berlusconi che dispensa massime di calcio, la loro squadra che trionfa sul campo. Praticamente un amarcord dell’epopea milanista, ma in chiave brianzola. Dopo la cavalcata del Lecce e il gran ritorno della Cremonese, il Monza è la terza e ultima promossa in Serie A, dove non era mai stato. Sarà la debuttante del prossimo campionato, ma tutto fuorché una Cenerentola. È l’ultimo sfizio calcistico di Berlusconi, costato “appena” una settantina di milioni. Berlusconi ce l’ha fatta. Gli hanno tolto il Milan, ceduto malvolentieri al misterioso cinese Yonghong Li nel 2016, più che altro su pressioni della famiglia. E lui se ne è costruito uno nuovo in miniatura, a due passi da casa, con cui adesso ritorna nel calcio che conta. Ci ha messo anche poco: primo anno di ambientamento, al secondo promozione dalla Serie C, dove aveva preso il club, poi un passaggio a vuoto nel 2021 e ora il salto nella massima serie, l’obiettivo annunciato fin dal primo giorno, sfuggito all’ultima giornata della stagione regolare con la rovinosa sconfitta di Perugia e agguantato per i capelli nella finale playoff contro il Pisa, vinta per 4-3 dopo essere stato sotto anche 2-0.

C’è indubbiamente qualcosa di romantico nella pazza idea di Berlusconi e Galliani di ricostituire la coppia che, fatti alla mano, ha cambiato la storia del calcio italiano e mondiale. Se Milano non è più disponibile ripartire da Monza, dove tra l’altro Galliani è nato e aveva cominciato a metà degli Anni ottanta la sua carriera da dirigente sportivo. Detto ciò, la componente sentimentale si ferma qui, perché Berlusconi per realizzare questo sogno, progetto, vendetta, chiamatelo come volete, ha sborsato una vagonata di milioni. Secondo un’analisi di Radiocor, dal suo arrivo a Monza nel 2018 Berlusconi ha investito circa 70 milioni di euro in questa sua seconda vita calcistica. Per la precisione: 2,9 milioni per l’acquisto del club, a cui poi vanno sommati i vari passivi registrati a bilancio. Ovvero 1,68 nel 2018, 9,25 nel 2019, addirittura 26,7 nel 2020 e 31,2 nel 2021, annate segnate dalle perdite per il Covid ma anche dagli investimenti sempre più massicci per primeggiare fra i cadetti. In questo modo il Monza ha conquistato la sua prima, storica promozione in oltre un secolo di storia: non con le idee, nemmeno col gioco, semplicemente con la potenza economica del suo proprietario, amministrata dal fido Galliani, e tradotta sul campo in una rosa mostruosa, come dimostrato anche nell’ultimo atto. Il Pisa ha ceduto di schianto a supplementari, semplicemente sovrastato dalla superiorità degli avversari.

A vincere così son bravi tutti, si dirà, ma non è neppure vero: basta guardare i disastri del Parma degli americani, che non ha speso molto di meno, per accorgersi dei meriti di Berlusconi e Galliani, due che sanno anche fare calcio, oltre ad aprire il portafoglio. La verità è che quest’anno a Monza hanno fatto le cose per bene. Messi da parte i proclami bizzarri di Berlusconi (che aveva iniziato quest’avventura mettendo al bando stranieri e tatuaggi: alla fine sono stati decisivi il danese Gritkjaer e il “tronista” portoghese Dany Mota Carvalho), accantonati i colpi ad effetto del “Condor” Galliani, la dirigenza ha pensato soprattutto a mettere ordine e costruire una squadra forte ma sensata. Niente più figurine (stile Balotelli) o doppioni, il Monza di quest’anno aveva indubbiamente una rosa fuori categoria, ma al contempo equilibrata, e affidata a un tecnico strutturato come Giovanni Stroppa. Pur in un campionato imprevedibile e estenuante come la Serie B, la promozione alla fine è arrivata in maniera quasi naturale, per quanto sofferta.

Adesso viene il bello. Monza, che fino a ieri era poco più di una succursale di Milano, dove i tifosi si dividevano quasi tutti tra milanisti e interisti, diventa una piazza del calcio italiano. Con quei mezzi economici, con quell’esperienza dirigenziale, sarà una neopromossa molto atipica: l’obiettivo dichiarato è la salvezza ma le ambizioni sono ben altre, Berlusconi già parla di scudetto e Champions League, e non si capisce quanto scherzi o faccia sul serio. Intanto ha ottenuto esattamente quello che voleva: Berlusconi ha ritrovato la Serie A. O forse è la Serie A che ritrova Berlusconi.

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