Delle tante riforme di cui necessiterebbe il comparto della didattica musicale, quella per l’introduzione dei dipartimenti jazz nei licei musicali sembra certamente essere una delle più urgenti: il ddl Russo, a firma della senatrice Loredana Russo e di diversi altri senatori, tra cui Floridia, Angrisani, Corrado e De Lucia, non ha però pensato ad affiancare ai dipartimenti di musica jazz anche quelli pop/rock (ambito che sarebbe più corretto chiamare popular music), peraltro ignorando, nonostante le sollecitazioni giunte da più parti e soprattutto dagli addetti ai lavori, la fondamentale questione inerente il potenziamento della cultura musicale, e cioè l’incremento delle ore di storia della musica e il pieno riconoscimento liceale della relativa figura professionale, il musicologo.

Un disegno di legge che, nonostante le notevoli timidezze, lascia però intravedere un primo passo verso l’effettiva omogeneità di percorso tra gli istituti superiori musicali e il loro naturale prosieguo, i conservatori, rispondendo – sebbene parzialmente – alla fondamentale domanda: dove insegneranno i laureati nelle discipline jazz e pop/rock? Perché non dovrebbero avere le medesime opportunità lavorative, tra cui quelle scolastiche, degli omologhi classici? Tanto detto e premesso, come spesso, troppo spesso, quasi sempre accade in un Paese, il nostro, la cui lentezza amministrativa è seconda solo alla complessità burocratica, le buone intenzioni contenute nel suddetto ddl sono rimaste, appunto, allo stato delle buone intenzioni, e al fine di ottemperare alla mancata partenza dei (soli) dipartimenti jazz il ministero dell’Istruzione ha pensato, per l’anno scolastico corrente, di finanziare una non indifferente quantità di progetti pomeridiani incentrati sul repertorio afroamericano per eccellenza, quello jazzistico.

La solita toppa al buco? Nelle non dichiarate intenzioni degli amministratori chiaramente sì, sebbene sia da simili circostanze, in simili frangenti, che le migliori energie e le più abili professionalità (e l’Italia ne è piena) riescano a ricavare esperienze formative e artistiche di grande bellezza e incredibile valore. È successo per esempio ai licei musicali “A. Galizia” e “M. Galdi”, rispettivamente di Nocera Inferiore e Cava de’ Tirreni, dove i ragazzi, guidati nel percorso storico dal prof. Raffaele Di Mauro, illustre esperto della canzone napoletana, andranno a eseguire il 16 giugno prossimo, sotto la supervisione dei prof. Stefano Giuliano e Lidia Bitetti, entrambi navigati sassofonisti, la guida del nero per caso Ciro Caravano, e nel contesto della Città della Scienza di Napoli un repertorio che contempla alcuni dei più noti classici del jazz americano, da Take the A Train di Duke Ellington a Stomping at the Savoy di Benny Goodman, da Blue moon del celebre duo Lorenz Hart e Richard Rodgers a One note samba di Antônio Carlos Jobim.

Una vera e propria messa gospel, la Gospel Mass di Robert Ray, pagina di grande complessità linguistica e notevole ricchezza sonora, è invece già stata eseguita dall’Orchestra “V. Scaramuzza” del Liceo Musicale “G. V. Gravina” di Crotone che, sotto la supervisione delle prof.sse Mariella Manica ed Enrica Mistretta e con la preziosa guida, anche qui, di un altro nero per caso, Massimo de Divitiis, ha letteralmente sbalordito il pubblico che il 17 maggio scorso ha affollato la Cattedrale cittadina. Prof e studenti sanno dunque dar prova di grandissima iniziativa, di grande spirito di abnegazione, di incredibile dedizione e passione musicale se solo, anche minimamente, gli si forniscono le condizioni per farlo, realizzando commoventi momenti di rara bellezza e incredibile fascino artistico. Ma soprattutto, i ragazzi: quei ragazzi che non attendono altro se non essere coinvolti in percorsi di crescita, di formazione vera, di specializzazione artistica e professionale, quei ragazzi che troppo spesso ormai vengono affollati da inutili attività che poco o nulla hanno a che vedere col percorso di studi intrapreso, con la passione musicale che anima ogni loro singolo momento quotidiano e che, un domani, vorrebbero gli sia data la sola possibilità di continuare a lavorare nel mondo che di diritto spetta loro, quello della musica.

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