Raggiravano gli anziani, li illudevano di essersi innamorate di loro per spillargli soldi che poi venivano inviati in Romania con “Money Transfer”. Quando gli anziani, tutti dai 70 ai 90 anni, si accorgevano della truffa passavano alle minacce e ai ricatti con l’intimidazione, nel caso in cui fossero cessati i versamenti, di rivelare la relazione clandestina ai familiari o all’eventuale coniuge.

Una spirale di violenza ai danni dei più fragili. È quanto emerso dall’operazione “Transilvania”, coordinata dalla Procura di Locri, che ha fatto luce su un’associazione a delinquere finalizzata al compimento di una pluralità di gravi reati come la circonvenzione di persone incapaci, estorsione, ricettazione e riciclaggio dei proventi illeciti.

I carabinieri e l’Europol hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di 16 persone (10 in carcere e 6 ai domiciliari). Per 13 di loro è stato emesso un mandato di cattura europeo e, grazie alla collaborazione delle polizie straniere, il blitz è scattato anche in Romania, Germania e Olanda.

Complessivamente sono 59 gli indagati nell’inchiesta che riguarda un’organizzazione criminale il cui vertice si trova in Romania con basi operative in Calabria e, in particolare, nei territori di Reggio e dei Comuni di Bianco, Melito di Porto Salvo, Siderno, Rosarno, Bovalino. Il sodalizio aveva un’articolazione anche in Sicilia, nel Comune di Milazzo. Le vittime spesso versavano in condizione di solitudine. L’indagine è partita dalla denuncia di un anziano che, nella Locride, era stato raggirato da una donna che lo aveva indotto a consegnarle 20mila euro poi trasferite in Romania attraverso “Money Transfer”.

L’attività investigativa iniziale ha consentito ai carabinieri di intuire che non poteva trattarsi di una condotta isolata e posta in essere da un unico soggetto. Gli accertamenti finanziari e le indagini hanno confermato i sospetti svelando un’articolata organizzazione criminale, dotata di una struttura piramidale e composta interamente da soggetti di nazionalità rumena. Al vertice c’erano due coniugi originari di Bistriţa-Năsăud. Erano loro i terminali a cui facevano riferimento gli altri indagati. Ognuno aveva un compito ben definito all’interno della rete che si serviva di giovani donne le quali, appositamente addestrate ed agendo singolarmente, dopo aver selezionato con attenzione le proprie potenziali vittime (grazie all’aiuto anche di qualche italiano), riuscivano ad adescarle e farsi consegnare i soldi. Migliaia di euro che direttamente gli anziani versavano nelle mani delle donne. Queste si dichiaravano infatuate, ma anche bisognose di denaro per problemi di salute personali o dei propri familiari residenti, in particolare, nell’area esteuropea.

I militari del Reparto operativo del comando provinciale di Reggio Calabria e gli agenti dell’Europol sono riusciti a ricostruire flussi illeciti per oltre un milione di euro. Secondo gli inquirenti, non c’era solo la circonvenzione tra i metodi utilizzati dagli indagati. Il loro “modus operandi” comprendeva anche le minacce o delle vere e proprie estorsioni. Agli atti dell’inchiesta pure un episodio avvenuto a San Luca nel dicembre 2018 quando due donne sono state arrestate (e poi condannate) per aver rapinato l’abitazione di un anziano, precedentemente circuito, a cui hanno somministrato una dose quasi letale di valium, causando all’uomo due infarti nei giorni successivi.

Pochi mesi prima, a Grotteria, in provincia di Reggio Calabria, un uomo di quasi 90 anni è stato condotto a casa della propria adescatrice per dare il tempo ai complici della donna di sottrargli il portafoglio dall’autovettura. Sono circa una quindicina gli anziani caduti nella trappola dall’organizzazione di natura transfrontaliera.

Secondo i carabinieri, però, potrebbero essere molti di più quelli che sono finiti nella rete del gruppo Lacatus, la famiglia rumena al centro dell’inchiesta “Transilvania”. Tra le vittime, c’è anche il padre di un soggetto di primo piano della ‘ndrangheta. Pure lui, vedovo e con il figlio in carcere con l’ergastolo, è stato raggirato e inviava soldi a una donna con la scusa che servivano per i farmaci. “Dai amore perché sono tua moglie! Se tu non mi aiuti chi vuoi che mi aiuta. Gli diceva – Tu pensi a altri per andare in giro, non mi pensi a me che non c’ho medicine! Te ne freghi… mi vuoi morta”. E quando l’anziano settantenne diceva di non averli (“ti giuro che non ce li ho questi soldi! Le mie tasche sono vuote”), lei replicava maledicendolo: “Non giurare che puoi fare un incidente se giuri! E poi ti… puoi morire sulla macchina, non giurare… falso”. E ancora: “Ti prego tanto dal mio cuore, vai mandami 50 euro e c’ho bisogno pure di soldi sul telefono e mi mancano tante cose…”.

Tra le vittime c’erano anche persone più giovani che instauravano relazioni extraconiugali con le adescatrici rumene. Se gli anziani avevano una sorta di “sindrome di Stoccolma”, questi venivano costretti dalle adescatrici rumene attraverso la richiesta estorsiva di non rivelare tutto alla moglie. “Se vado ti faccio male… – erano le minacce – O che ci vado a parlare con tua moglie? Perché se voglio parlare posso parlare pure su facebook… Devo chiamare tua moglie e gli dico: ‘Mandameli tu 1000 euro che tuo marito mi ha fatto fare tre prestiti e io adesso devo scappare… vai e mandami 600 euro e così si chiude tutta la relazione e ti puoi stare tranquillo le cose tue… E adesso li devi fare… sia che vuoi o che non vuoi. Perché? Che mi fai… se chiudo il telefono così chiamo direttamente a tua moglie”.

Nell’inchiesta “Transilvania” è finito anche un italiano di 39 anni, residente a Bova Marina in provincia di Reggio Calabria. Si tratta di Domenico Modafferi nei confronti del quale il gip ha disposto il carcere perché si occupava di riciclare e ricettare i proventi delle attività di circonvenzione messa in piedi dal gruppo di soggetti legati alla famiglia rumena dei Lacatus.

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