L’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder ha perso parte dei suoi diritti particolari. Lo ha deciso una mozione approvata dalla commissione di bilancio del Bundestag, in Germania: al 78enne ex leader socialdemocratico è stato tolto l’uso del suo ufficio, mentre continuerà a percepire una pensione e ad avere una guardia del corpo. Schroeder è nel mirino delle critiche in Germania a causa dei suoi incarichi in Russia: siede ancora nei consigli di amministrazione delle società energetiche russe Nord Stream e Rosneft, ha annunciato di essere anche sul punto di entrare nel consiglio sindacale di Gazprom.

I partiti di maggioranza e l’Unione Cdu/Csu hanno approvato una mozione che, constatando preliminarmente che Schröder non svolge più incarichi statali, gli toglie l’assegnazione dell’ufficio di sei stanze nell’edificio del Parlamento e i sussidi per il personale e i viaggi. Viene così fissato un criterio che varrà in futuro anche per Angela Merkel ed altri successivi ex cancellieri, ma potenzialmente anche per gli ex presidenti della Repubblica Wulff, Köhler e Gauck: solo chi svolge attività legate al precedente incarico, come patrocinare iniziative, tenere discorsi, mantenere contatti diplomatici, può godere di risorse statali. Anche Dietmar Bartsch dei Linke si era espresso a favore di una regola generale e non ad personam. Il governo deve ora legiferare entro il primo novembre.

In Germania finora non esiste una norma che detti rigidamente la dotazione di uffici e collaboratori che spetta a un ex cancelliere a spese dello Stato, solo una prassi legata al bilancio approvato ogni anno dal Parlamento (Maβgabebeschluss der Haushälter). Dal 2019 vige la norma che i collaboratori a tempo pieno non debbano essere più di cinque. Angela Merkel ne ha però nove con un appannaggio mensile di 66mila euro e non è escluso possano esserle ridotti. La Corte dei conti tedesca aveva reclamato già nel 2018 un tetto ai compensi riservati agli ex presidenti della Repubblica e parlando all’inizio del mese ai quotidiani del gruppo Funke, il ministro tedesco delle Finanze Christian Lindner aveva indicato ragionevole unificare la dotazione di tutte le ex alte cariche dello Stato e ridurla col tempo. Sull’onda del caso Schröder si è quantomeno individuato un criterio di discrimine per la concessione. Gerhard Schröder potrebbe impugnare il taglio delle sovvenzioni innanzi al tribunale amministrativo, ma avrebbe poche chance di successo.

I quattro collaboratori più stretti dell’ex cancelliere socialdemocratico Schröder, tra cui Albrecht Funk, il capo ufficio che per oltre vent’anni ne ha curato i discorsi più importanti come la dichiarazione governativa di presentazione dell’“Agenda 2010”, si erano già dimessi all’indomani dell’aggressione russa all’Ucraina. I tre addetti ancora rimasti nell’ufficio berlinese al Bundestag dovranno chiuderne le attività e poi, come i colleghi, saranno assegnati ad altri incarichi. L’anno scorso per pagare gli stipendi alla squadra del 78enne ex capo del governo e le spese di viaggio, lo Stato tedesco ha speso circa 407mila euro e nel 2017 erano stati addirittura 561mila (i costi del personale ricadono nel bilancio della cancelleria, quelli dei locali nelle spese della frazione politica di origine).

Schröder avrà invece ancora diritto alla scorta, quantomeno fintanto che la polizia criminale giudica persistenti i rischi di sicurezza. Non viene neppure privato della sua pensione perché è un diritto acquisito per legge (Bundesministergesetz) e sarebbe stato probabilmente incostituzionale negarglielo. L’opposizione cristiano democratica però avrebbe voluto tagliargliela. Dopo aver lasciato l’incarico un cancelliere riceve ancora per tre mesi lo stipendio pieno, per 21 mesi dimezzato e dopo corrisponde al 35% dell’emolumento del cancelliere in carica, cioè circa 8.300 euro mensili. Schröder ha avuto più volte l’opportunità di distanziarsi da Vladimir Putin, non può assolvere a funzioni per due Stati ed essere retribuito da entrambi, dicono tuttavia dalla Cdu/Csu. Il capogruppo della Csu Alexander Dobrindt vorrebbe addirittura che il quadro di Schröder venga rimosso dalla galleria al primo piano degli uffici della Cancelleria.

A Gerhard Schröder molti tedeschi riconoscono ancora il merito di aver detto di no alla guerra in Iraq durante il suo mandato dal 1998 al 2005, ma sono ineludibili le critiche per come mantenga i suoi ruoli aziendali nelle imprese russe, mentre persino il consiglio direttivo della fondazione per Nord Stream 2 in Meclemburgo Pomerania si è sciolto. La stessa direzione della Spd gli aveva chiesto di rinunciare al suo ruolo da lobbysta per Putin e, rimanendo inascoltata, di dimettersi dal partito dopo quasi 60 anni di militanza. L’ex cancelliere d’altronde ha già dovuto rinunciare a diversi incarichi e titoli: la cittadinanza onoraria di Hannover; l’attività di consulenza per l’editore elvetico Ringier; il ruolo di vicepresidente del consiglio sindacale della Herrenknecht AG; la tessera onoraria del Borussia Dortmund e del Deutsche Fuβballbund DFB. Anche il Parlamento Europeo a larga maggioranza ha chiesto di sanzionare l’ex cancelliere, se verrà incluso nella lista delle sanzioni il suo patrimonio potrebbe essere congelato.

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