Il Parlamento tedesco ha approvato ieri su iniziativa dei partiti di governo – col sostegno dei Linke, astensione di CDU/CSU e voto contrario della AfD – la nuova legge per la sicurezza energetica. La disciplina preesistente, del 1975, era servita a calmierare le conseguenze dello choc dell’aumento dei prezzi del petrolio con limiti temporanei di velocità e divieti di circolazione. Quella nuova giunge ora sullo sfondo delle incertezze delle forniture dalla Russia.

Quanto sia importante lo ha già dimostrato la vicenda di Gazprom Germania GmbH, a cui fa capo anche la società Astora GmbH che gestisce i più grandi impianti di immagazzinamento di metano tedeschi a Rehden, in Bassa Sassonia. Il Vicecancelliere Robert Habeck (Verdi), grazie alla scoperta di un errore formale ne ha potuto impedire il trasferimento di proprietà e il 31 marzo la casa madre russa se ne è quindi separata per provocarne l’insolvenza, al che Habeck ha posto Gazprom Germania GmbH sotto il controllo fiduciario dell’Agenzia federale per le reti (Bundesnetzagentur) fino al 30 settembre. La risposta del Cremlino è stata di inserire l’azienda il 12 maggio in una lista di 31 società sottoposte a sanzioni, privando la Germania di una fornitura di 10 milioni di metri cubi di gas al giorno; circa il 3% del gas che Berlino compra ogni anno da Mosca.

Controllo fiduciario ed esproprio. La nuova legge sulla sicurezza energetica mira a permettere al governo di essere più preparato. Ad esempio in caso di pericolo imminente per l’approvvigionamento: qualora le aziende fornitrici non assolvano ai loro compiti nell’interesse della collettività, in futuro potranno essere sempre sottoposte a controllo fiduciario per sei mesi, prorogabili per altri sei, su ordine del ministero dell’Economia. Se non risultasse sufficiente a garantire la sicurezza dei rifornimenti sarà ammissibile, come ultima ratio, anche l’espropriazione. La FDP ha ottenuto però che rispetto al disegno di legge originario, alla statalizzazione debba seguire la riprivatizzazione.

Nuove regole per commercio, prezzi ed immagazzinamento. Per essere attrezzati ad un embargo o blocco delle forniture la legge prevede l’istituzione di una piattaforma digitale alla quale i grossi produttori industriali e distributori di gas devono registrarsi. In caso di necessità si potrà quindi decidere dove risparmiare gas e dove applicare dei tagli. A tal fine dovrà essere modificato il regolamento sulla sicurezza del gas. Per evitare che in caso di carenze di gas i fornitori possano diventare insolventi e scongiurare fallimenti a cascata, saranno ammissibili modifiche immediate dei prezzi fino ai clienti finali. Modifiche sono individuate anche nella legge economica per l’energia: la chiusura di un impianto di immagazzinamento del gas dovrà essere notificata prima alla Bundesnetzagentur e da questa approvata. Questo per evitare che delle riserve possano essere chiuse all’insaputa del Governo.

Vantaggi per i consumatori. A fronte dei possibili rincari nel caso di carenze della materia prima, i consumatori hanno maggiore sicurezza nelle forniture. I distributori non potranno più terminare i contratti senza ottenere prima il nulla osta dell’Agenzia federale per le reti. In caso di fallimento il curatore sarà poi tenuto ad onorare il contratto. Dove, in caso di necessità, potrà essere risparmiato il gas è disciplinato nel Piano di emergenza in tre stadi che dà la precedenza agli alloggi privati. Restano al freddo prima i padiglioni industriali e solo alla fine gli appartamenti. Quali industrie abbiano poi la precedenza alle forniture è deciso della Bundesnetzagentur. Il Ministero dell’economia potrà intervenire in caso di necessità con regolamenti aggiuntivi a limitare il grado-giorno nelle abitazioni.

I punti critici. Il mondo economico vede con sospetto la possibilità di espropri: l’Unione delle camere di commercio ed industria tedesche (DIHK) osserva che dovrebbero esserci solo in casi estremi e con il controllo del Parlamento. L’Associazione delle imprese distributrici di energia chiede invece che, a fronte delle misure, le aziende con maggioranza proprietaria tedesca possano accedere ad aiuti finanziari e critica la molteplicità dei contratti commerciali: aumenti immediati dei prezzi ai consumatori provocherebbero una marea di disdette e successive insolvenze.

Lex Rosneft. La nuova legge potrebbe trovare la prima applicazione nel caso della raffineria PCK a Schwedt an der Oder in Brandeburgo. Appartiene a maggioranza al gruppo russo Rosneft che la rifornisce attraverso un oleodotto dalla Russia. La Germania vuole rinunciare al petrolio di Mosca e ha predisposto piani alternativi, ma è necessario che Rosneft accetti di cedere le sue quote (si parla di un possibile maggiore investimento della Shell, ma anche l’Eni detiene un 10%) oppure vi sia appunto costretta per legge. Per questo la nuova legge è già stata ribattezzata Lex Rosneft. Il testo deve essere ancora approvato dal secondo ramo del Parlamento, il Bundesrat. La ratifica dovrebbe avvenire la prossima settimana.

Articolo Precedente

Si fa presto a dire Europa: per scongiurare una nuova crisi queste sono le riforme necessarie

next
Articolo Successivo

Ucraina, Draghi e Macron dalla parte della pace. Insieme alla finanza internazionale

next