“Cosa accadrebbe in caso di esplosione di ordigno nucleare? Lo sappiamo da quello che i sopravvissuti di Hiroshima e di Nagasaki hanno dedicato la vita a raccontare, proprio perché non si potesse più ripetere. Quindi, è veramente assurdo che ne stiamo a parlare come se fosse un’eventualità quasi tangibile”. Così, a “Dimartedì” (La7), l’autrice di Superquark, Barbara Gallavotti, premette la sua dettagliata spiegazione su cosa succederebbe in caso di utilizzo di armi nucleari, aggiungendo: “Tutto dipende dall’ordigno utilizzato, perché le tragedie di Hiroshima e di Nagasaki sono avvenute quasi 80 anni fa e gli arsenali sono cresciuti e differenziati. Adesso ci sono armi in grado di uccidere milioni di persone in pochissimo tempo, ma anche armi concepite per colpire entro un breve raggio un obiettivo, come potrebbe essere un aeroporto”.

E spiega: “Consideriamo a una bomba a fissione, come quella sganciata nel 1945 a Hiroshima e a Nagasaki: all’inizio viene emessa una grande quantità di radiazioni e di energia in forma di onda d’urto e in forma di calore. Il calore è veramente tantissimo, parliamo di milioni di gradi. Quindi, con queste temperature non può esistere una molecola, né un essere vivente. Nulla. Anche gli elettroni si allontanano dal nucleo degli atomi, qualsiasi cosa viene vaporizzata. Anche chi o cosa si trova a una distanza meno prossima al punto di esplosione – continua – scompare praticamente all’istante. E questo, per esempio a Hiroshima, sembra che sia successo a chiunque si trovasse entro un raggio di 2,5 km dal punto di esplosione. Chi si trova un po’ più lontano può avere un destino ancora peggiore, perché il calore è comunque molto alto e, anche se non uccide all’istante, crea ustioni terribili e letali“.

Gallavotti conclude: “A tutto questo si aggiunge il crollo degli edifici per l’onda d’urto. In più, a Hiroshima si creò una tempesta di fuoco: il calore sviluppò degli incendi così forti che venne richiamata aria per un effetto camino del circondario. E quindi si crearono dei venti artificiali fortissimi che trascinarono cose e persone verso il cuore dell’incendio. C’è poi la sindrome da radiazioni. Le radiazioni, infatti, possono uccidere all’istante oppure causare questa sindrome, che uccise i 28 pompieri intervenuti per mettere in sicurezza la centrale di Chernobyl. Si tratta della morte delle cellule nervose, cardiache, di quelle della pelle, del midollo osseo, dell’intestino, che portano le persone prima a stare male, poi a una sorta di ripresa e infine a un peggioramento delle condizioni qualche tempo dopo”.

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