Oggi si riunisce il Consiglio europeo dei ministri degli Affari Interni e Giustizia per discutere del sostegno dell’Unione europea alle persone in fuga dal conflitto in Ucraina. Un appuntamento chiave per definire la risposta europea per l’accoglienza degli oltre 3,7 milioni di profughi, che si trovano tra Polonia, Moldova e Romania.

Un punto su cui proprio oggi Oxfam, assieme a 23 organizzazioni, ha esortato i paesi europei a coordinarsi per un’efficace condivisione delle responsabilità, che tenga conto degli errori commessi e delle cose positive messe in campo nella risposta alla crisi migratoria del 2015.

Cruciale sostenere i paesi di primo arrivo nell’aumentare gli standard di accoglienza e consentire trasferimenti sicuri verso altri Paesi Ue

A fronte delle difficoltà che stanno affrontando i paesi frontalieri, ormai al limite delle proprie capacità di accoglienza, servono due azioni urgenti.

In primo luogo, sostenere i paesi di primo arrivo nell’innalzare gli standard di accoglienza, predisponendo un piano di supporto e capacity building per eventuali nuove ondate di arrivi. Al fine di minimizzare i rischi legati all’incolumità delle persone e dare possibilità di accedere ai propri diritti. Quindi offrire la possibilità, per chi esprime il desiderio di andare in altri paesi Ue, di farlo in modo sicuro.

Rispetto a quest’ultimo aspetto, la velocità con cui l’Ue e gli Stati membri hanno lavorato insieme per darsi nuove regole – adottando la Direttiva sulla Protezione Temporanea e riconoscendo al popolo ucraino il diritto di vivere e lavorare nell’Unione per tre anni – è encomiabile. Segna un punto di svolta nella risposta migratoria europea, che deve però adesso trovare concretezza. È giunto quindi, con la riunione di oggi, il momento che si lavori insieme per mettere in pratica da subito gli impegni presi. Le persone in fuga dall’Ucraina devono poter raggiungere i paesi europei in modo sicuro.

E’ perciò urgente intensificare il coordinamento e l’agevolazione di trasferimenti rapidi, sicuri e ordinati di persone dai paesi vicini, compresi gli Stati che non fanno parte dell’Unione, come la Moldova. Ciò include la collaborazione con le compagnie aeree nazionali, le aziende di auto-trasporto e ferroviarie per fornire percorsi di viaggio diretti gratuiti, dando priorità alle preferenze delle persone, rispetto a quale paese europeo desiderano raggiungere. Un passaggio da fare con una registrazione rapida e nelle lingue che i richiedenti comprendono.

Serve un Ufficio che coordini il ricollocamento tra i paesi europei e un attento monitoraggio sulla tutela dei diritti

Perché il meccanismo funzioni è inoltre necessario creare un Ufficio Centrale di coordinamento sui ricollocamenti a livello europeo, per collegare le parti interessate, garantendo che le informazioni siano condivise in modo efficiente tra le autorità nazionali rispetto alla capacità di accoglienza.

Altro punto fondamentale da discutere oggi riguarderà la capacità di predisporre linee guida per agire tenendo conto delle esigenze di sostegno per profili più fragili, come la tutela dei minori non accompagnati, persone con disabilità, persone LGBTQI+ e sopravvissuti alla tratta o ad altre forme di sfruttamento.

Infine il monitoraggio: serviranno organismi ad hoc per verificare che sia durante il trasferimento, che una volta arrivate nei paesi di destinazione, queste persone possano godere appieno dei diritti riconosciuti dall’Ue ai sensi della direttiva sulla protezione temporanea e delle procedure di asilo.

Sono tutte sfide molto complesse, ma non possiamo permetterci di perderle.

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