Un “diplomificio” con base a Condofuri, in provincia di Reggio Calabria, ma con sedi anche in altre città italiane. La Procura di Reggio Calabria ha scoperto un finto centro di formazione che rilasciava falsi diplomi che poi non venivano riconosciuti dalle istituzioni. L’inchiesta “Lucignolo”, che giovedì mattina ha portato al blitz della guardia di finanza e della città metropolitana, è partita dalle denunce delle vittime che, sui social, da mesi stanno raccontato la truffa che hanno subito dal centro di formazione “Unimorfe”. Gli accertamenti hanno consentito ai pm, coordinati dal procuratore Giovanni Bombardieri, di ricostruire i ruoli del sodalizio criminale guidato da tre donne di Condofuri, madre e due figlie, che sono finite in carcere.

Si tratta di Anna Maria Mangiola, Maria Saveria Modaffari – che è stata tra l’altro candidata al consiglio comunale di Roma con Enrico Michetti – e Fortunata Modaffari. Sarebbero a capo di un’associazione a delinquere finalizzata alle truffe, falsi e autoriciclaggio. Sono questi i reati contestati dai pm che hanno chiesto e ottenuto complessivamente dieci misure cautelari emesse dal gip. Se per le tre donne è stata disposta un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ad altri cinque indagati (residenti nella Locride, a Roma, Trani, Terracina e Rho) è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari mentre per altri due, uno di Locri e uno di Ribera, in provincia di Agrigento, è stato disposto l’obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria.

Gli investigatori, in sostanza, hanno scoperto che “Unimorfe” in realtà era un finto centro di formazione, falsamente riconosciuto e convenzionato con enti pubblici ed università italiane e straniere, che rilasciava falsi diplomi che poi non venivano riconosciuti dalle istituzioni. Il giochetto, stando alle indagini, sarebbe iniziato nel 2016 e in sei anni avrebbe consentito agli indagati di accumulare proventi delittuosi per milioni di euro, raggirando decine e decine di vittime.

Dopo che i titoli non sono stati ritenuti validi nei concorsi pubblici, alcuni truffati hanno denunciato il centro di formazione. Dagli accertamenti della guardia di finanza e della polizia metropolitana è emerso che le tre donne arrestate e gli altri indagati erano in grado di fornire diplomi di laurea di università straniere con la relativa omologazione, ma anche diplomi di università italiane telematiche, certificati di conoscenza della lingua inglese e abilitazioni all’attività didattica nell’ambito dell’assistenza educativa, all’esito di corsi.

Lezioni e attività formative che si svolgevano in varie sedi e che non erano riconosciute dalle istituzioni. Il tutto ovviamente era a pagamento. A prezzi esosi, infatti, i malcapitati studenti ricevevano così titoli falsi a volte rilasciati senza la frequenza di alcun corso o il superamento di alcun esame. Una delle donne indagate, ritenuta tra i promotori dell’associazione, è accusata inoltre di appropriazione indebita poiché in qualità di rappresentante legale di un sindacato di Condofuri si sarebbe appropriata di circa 300mila euro depositati sul conto corrente dell’organizzazione sindacale, mediante prelevamenti e bonifici su conti correnti propri o dei familiari.

Nell’ambito dell’inchiesta, infine, sono stati sequestrati due immobili di pregio a Roma, nella centralissima via degli Scipioni. Immobili che erano nella disponibilità dei promotori dell’organizzazione che si sono visti sequestrare, inoltre, beni per oltre 3,2 milioni di euro. Soldi che, secondo gli inquirenti, sono frutto del diplomificio e oggetto di autoriciclaggio.

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