Dopo mesi di veleni contro il giornalista e conduttore Sigfrido Ranucci, è pronta a ripartire la nuova stagione di Report, che tornerà in onda lunedì 4 aprile su Rai3. E si riparte archiviando le accuse più dure, quelle che imputavano alla nota trasmissione di aver pagato alcune fonti per avere in cambio materiale da mettere al centro di alcune inchieste mandate in onda. “La segnalazione non ha trovato alcun riscontro“, scrive oggi la Rai in una nota sulla chiusura dell’Internal Audit. Quanto ai messaggi via WhatsApp che lo stesso conduttore di Report ha scritto ad alcuni componenti della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, l’azienda chiude la vicenda con un formale richiamo al rispetto del codice etico e agli obblighi deontologici. “Sono orgoglioso dell’audit, che ha trovato tutti i conti in ordine”, ha commentato Ranucci, che sul richiamo si assume le proprie responsabilità. Ma gli attacchi non si fermano, e se da Italia Viva il deputato Luciano Nobili domanda “con quale credibilità potrà Ranucci continuare a condurre Report”, il forzista e commissario di Vigilanza Rai Antonio Ruggieri promette: “Ci vediamo in tribunale, anche per un’azione civile, cui tornerà utile questo accertamento Rai”.

“Si è conclusa l’istruttoria dell’Internal Audit sulla segnalazione relativa a Sigfrido Ranucci. Con riferimento alle asserite acquisizioni di filmati con pagamenti irregolari e all’attività di dossieraggio, dopo una attenta e puntuale disamina riferita agli anni 2013-2021, la segnalazione non ha trovato alcun riscontro”, scrive la Rai in una nota. Tutto infondato, chiarisce, scagionando il vicedirettore di Rai3 Ranucci, che dal 2017 conduce Report, insieme a tutta la squadra che lavora al programma. “Sono orgoglioso di come è stato fatto il lavoro di analisi della contabilità di Report. L’audit della dottoressa Gandini e dell’Anticorruzione è stato rigorosissimo. Sono andati a vedere 10 anni di storia di Report e hanno trovato tutti i conti in ordine, perché ho sempre pensato che questo modo di procedere fosse una forma di rispetto verso il cittadino che paga il canone”.

Tutto nasce a inizio 2020, quando Report viene accusata di aver pagato una società lussemburghese per preparare servizi contro il leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Coincidenze sospette, secondo Ranucci, che di recente ha dichiarato: “Nel dicembre 2020 faccio un’inchiesta su Alitalia, Renzi, i suoi rapporti con Etihad e il caso Air Force, e il 2 febbraio 2021 arriva il primo dossier falso che ci accusa di aver pagato una società in Lussemburgo per confezionare materiale contro Renzi. Poi il 3 maggio va in onda la puntata sull’incontro tra Renzi e l’ex agente dei servizi segreti Roberto Mancini e Italia Viva rilancia lo stesso dossier, da cui parte una selva di interrogazioni”. E ancora: “Dopo un mese arriva la lettera anonima sulle molestie. Il primo novembre trasmettiamo un altro servizio sui viaggi di Renzi in Arabia e il 24 la lettera spunta in Vigilanza. Mi chiedo se è normale che vengano usati dossier contro giornalisti, con l’unico scopo della loro sospensione o sostituzione”. Oggi la Rai mette nero su bianco che non ci sono né pagamenti strani, né un’impropria attività di dossieraggio contro la classe politica italiana.

Quanto al richiamo formale per i messaggi di Ranucci via WhatsApp, inviati in particolare ai parlamentari e commissari di Vigilanza Rai Antonio Ruggeri (Forza Italia) e Davide Faraone (Italia Viva), il diretto interessato ha dichiarato che “è giusto, chi sbaglia paga. Come sempre mi assumo le responsabilità di quello che faccio. Sarebbe bello lo facessero tutti quando sbagliano”. Le comunicazioni tra Ranucci e i parlamentari risalgono allo scorso novembre, dopo che il senatore Faraone aveva avviato una discussione in Commissione su una lettera anonima che accusava Ranucci di abusi sessuali e mobbing contro i colleghi. La lettera, alla quale già mesi prima i vertici dell’Azienda avevano preferito non dare seguito, sarà oggetto di un altro audit interno proprio in conseguenza dell’interessamento di Faraone e colleghi. Ma la valutazione ha definito infondate tutte le accuse: “Non hanno avuto riscontri”, aveva dichiarato l’amministratore delegato Rai, Carlo Fuortes. Nondimeno, le pesanti accuse della lettera e la volontà di renderle pubbliche hanno messo alla prova Ranucci, che ferito nella sfera privata ha scritto ai parlamentari. “Quanto al contenuto dei messaggi scambiati con componenti la Commissione parlamentare per l’Indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, l’Azienda, alla luce dell’accertata violazione del Codice Etico e valutate le circostanze, ha proceduto al formale richiamo del Dottor Ranucci all’osservanza dei principi etici e di comportamento aziendali, nonché dei doveri deontologici cui sono tenuti i giornalisti del servizio pubblico”, scrive viale Mazzini nella nota sull’Internal Audit.

“Decisione importante: la Rai accerta e certifica che il presunto tribuno della trasparenza e legalità, Sigfrido Ranucci, ha espresso il suo pregiudizio politico e toni minatori, con ciò violando il codice etico Rai e quello deontologico dei giornalisti Rai, e infatti lo sanziona”, è il commento di Ruggieri al richiamo Rai per Ranucci. Mentre Italia Viva ribatte via Twitter, dall’account del deputato Nobili: “Persino la Rai, dopo un lungo silenzio, riconosce che Ranucci ha violato il codice etico e deontologico dell’azienda. Delle minacce ai parlamentari risponderà in sede civile. Ma con quale credibilità ora Ranucci condurrà Report? Come può continuare come se niente fosse successo?”. Ma sull’istruttoria interna che ha accertato come nessun pagamento improprio sia stato fatto, e come non esistano le decine di migliaia di dossier in mano a Report – già Ranucci aveva smentito dichiarando che nei messaggi a Ruggeri aveva citato le tante segnalazioni che arrivano e che Report non usa, senza aver mai parlato di dossier – nessun commento da parte degli accusatori.

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