Dopo una settimana di tensioni nella maggioranza sull’aumento delle spese militari, ad aprire un altro fronte con l’esecutivo è Forza Italia. Che invece minaccia di togliere il sostegno al governo se dovesse decidere di mettere la fiducia su due temi come la riforma del Csm e il Catasto. Ad annunciarlo oggi è stato Antonio Tajani: “Draghi ha detto che la questione del Csm si sarebbe risolta in Parlamento e non con un voto di fiducia, che lasciava al Parlamento la possibilità di scrivere la riforma”, ha detto a Rainews 24 il vicepresidente azzurro. “Noi diciamo al governo di mantenere la promessa di Draghi, così come è scritta la riforma oggi non possiamo dare la fiducia, speriamo in un accordo. Anche sul catasto, noi tentiamo di fare in modo che non ci siamo nuove tasse sulla casa. Anche qui attenzione a mettere la fiducia“. Un messaggio tutt’altro che distensivo e che arriva dopo una settimana di strappi sulla questione dei finanziamenti alle armi: lo scontro tra Giuseppe Conte e Mario Draghi sembra essere rientrato dopo la mediazione del ministro Lorenzo Guerini, ma i 5 stelle hanno già fatto sapere che non intendono accettare ulteriori mediazioni al ribasso.

La prossima settimana si preannuncia complicata sul fronte del centrodestra. Oggi gli azzurri si sono riuniti proprio per parlare della riforma della Giustizia: all’incontro erano presenti, oltre a Tajani, anche i capigruppo Annamaria Bernini e Paolo Barelli, il senatore Niccolò Ghedini, il capogruppo in commissione Giustizia alla Camera Pierantonio Zanettin, e vari tra dirigenti e parlamentari azzurri. Al termine hanno diffuso una nota: “Forza Italia considera irrinunciabili la separazione delle funzioni e la riforma del sistema elettorale del Csm”, si legge. “A questo scopo, consapevole che la discussione di queste settimane rappresenta una occasione preziosa e con volontà costruttiva, Forza Italia lavorerà in Parlamento per migliorare il testo. Per consentire il confronto è necessario che, come ha già garantito il presidente del consiglio Mario Draghi, il governo eviti lo scontro ricorrendo al voto di fiducia”.

A proposito della riforma del Csm, il 31 marzo scorso c’è stata una nuova riunione della ministra Marta Cartabia con la maggioranza che però non è stata risolutiva. Lunedì ci sarà una nuova riunione per sciogliere diversi nodi, anche perché da martedì la Commissione deve cominciare a votare. Per uscire dall’impasse sul sorteggio temperato per l’elezione del Csm, sostenuto da Fi, Lega e Iv, la Guardasigilli ha ipotizzato un altro tipo di sorteggio, quello nella formazione dei collegi elettorali. Una ipotesi su cui torneranno a confrontarsi. Da una parte si sono registrati punti di sintesi sulle porte girevoli, dall’altra sul sistema elettorale del Csm le posizioni non si sono avvicinate. Pierantonio Zanattin (Fi), Roberto Turri (Lega) e Cosimo Ferri (Iv) hanno confermato che non intendono rinunciare alla proposta del sorteggio temperato. I tre parlamentari hanno affermato che tale proposta “non è nelle loro disponibilità”, nel senso che hanno un mandato dai vertici dei rispettivi partiti a portarla avanti, facendola comunque votare in Commissione. Cartabia ha ribadito i propri dubbi di costituzionalità sul sorteggio, seppur temperato, riguardante l’elettorato passivo (così come sulla responsabilità diretta dei magistrati e sul divieto per i parlamentari di essere eletti al Csm); per uscire dall’impasse la Guardasigilli ha dunque invitato a fare “un ragionamento” sull’ipotesi di sorteggio per l’abbinamento dei vari distretti di Corte d’ Appello per formare i collegi. Uno “spunto”, ha precisato, in vista della riunione di lunedì. Ma l’idea al momento non ha convinto i presenti. Per quanto riguarda invece le porte girevoli un primo accordo equiparerebbe i magistrati che assumono cariche di governo (sottosegretari, ministri, assessori) a quelli eletti in Parlamento o nei Consigli regionali: concluso il mandato finirebbero fuori ruolo per un certo periodo. I magistrati candidati ma non eletti non potrebbero rientrare nei distretti in cui si sono candidati. Quanto ai magistrati che assumono incarichi apicali amministrativi (capo di Gabinetto, capo ufficio legislativo), rimarrebbe per un solo anno il divieto di ritornare a funzioni giurisdizionali, e per tre anni l’impossibilità di assumere ruoli direttivi o semi-direttivi.

Per quanto riguarda invece la riforma del Catasto, il nodo sarà affrontato la prossima settimana. Martedì infatti, la commissione Finanze della Camera dovrebbe ricominciare l’esame degli emendamenti alla delega fiscale, il cui approdo in Aula a Montecitorio, slittato dopo la spaccatura della maggioranza sulla riforma del catasto, è stato fissato per il 19 aprile. Secondo quanto emerge al termine dell’ufficio di presidenza della commissione che si è riunito il 30 marzo, entro questo fine settimana sono attese le riformulazioni del Mef di emendamenti su temi chiave, a partire da flat tax e cashback fiscale, sottoposti in questi giorni al vaglio della Ragioneria generale dello Stato. L’esame del provvedimento in commissione, secondo quanto è stato previsto, proseguirà da martedì a giovedì, poi nella settimana successiva si analizzeranno i pareri delle altre commissioni con l’obiettivo di concludere l’esame e dare la delega al relatore.

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