Benvenuti nel governo più eversivo e pericoloso della nostra storia dai tempi del Ventennio fascista. Benvenuti nel parlamento che applaude beota a parole inaccettabili per la nostra stessa Costituzione. “Dobbiamo rispondere con gli aiuti anche militari alla resistenza”, parole testuali del Presidente del Consiglio Mario Draghi pronunciate al Senato nel giorno del discorso del presidente ucraino Zelensky che lo pongono de facto in palese violazione dell’articolo 11 della nostra Costituzione (L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo). Traducendo quello che volevano dire i Padri costituenti: non è permesso usare armi in nessun caso, anche se questo dovesse comportare limitazioni di sovranità, sempre inferiori – quanto ad importanza – rispetto al mantenimento della pace.

Purtroppo sono stati pochissimi i parlamentari che hanno osato ribellarsi al diktat atlantico incarnato dal soldatino Draghi. Lo stesso MdC (Movimento di Conte) ormai sembra più una sottomarca del Pd che un vero movimento di iniziativa popolare. Se lo fosse ancora, avrebbe reagito con un sussulto non solo alla frase predetta, ma anche all’altra affermazione ‘categorica’ del ‘migliore’, fatta pochi secondi prima: “L’Italia vuole l’Ucraina nell’Unione Europea”. Ohibò, e chi l’ha deciso? Secondo le norme attuali, per aderire all’Unione uno stato deve essere uno Stato europeo (articolo 49 Trattato sull’Unione Europea); rispettare i principi di libertà, di democrazia, di rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (cosa discutibile per quanto riguarda ciò che accade nelle repubbliche filorusse del Donbass), nonché dello Stato di diritto (art. 6 Tue, discutibile anche questo, viste le ipotesi sul presunto golpe che ha deposto l’ex presidente Janukovich). E la parte migliore è che l’Ucraina non fa parte neanche dei paesi ‘in fieri’ di entrare nell’Unione, che sono invece cinque: Turchia, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia e Albania.

Ucraina, Georgia e Moldavia hanno solo presentato la loro domanda di adesione all’Unione europea dopo l’invasione russa dell’Ucraina stessa. Soprattutto, dovrebbe essere il popolo a decidere se aderire o no alla Ue. Molti Paesi democratici hanno votato in tal senso: Danimarca, Finlandia, Irlanda, Austria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania. Ma a quanto pare la volontà popolare non conta nulla nella visione di Draghi, verticistica come quella di un amministratore delegato e soprattutto supina ai voleri degli Usa. Eppure proprio in Ucraina nel 2014 un referendum, che ha visto la partecipazione degli abitanti della Crimea (non le armi, non la guerra), stabilì l’adesione della regione alla Federazione russa: 93% di sì contro un misero 7% di no, con un’affluenza dell’82%.

Sono ormai sicuro di venire annoverato tra gli amici di Putin, anche se preferirei del professor Alessandro Orsini, che tenta invano di fare dei ragionamenti sulla complessità della crisi internazionale invece di alimentare tifo da stadio come quasi tutti i grandi soloni dei media. Non mi illudo di convincere nessuno a ragionare con la propria testa, ma posso tentare di dare dei suggerimenti per approfondire il tema. Un’ottima opportunità potrebbe essere la visione di un eccezionale documentario in quattro puntate realizzato da Oliver Stone, intitolato Intervista a Putin. E’ stato realizzato dal 2014 al 2017, ma sembra girato ieri.

Chi lo vedrà (su Prime Video) scoprirà che dopo il voto della Crimea, che ha rifiutato di vivere sotto il nuovo governo di Kiev, è iniziata la guerra in Donbass. Scoprirà che una certa Victoria Nuland, assistente segretaria di Stato Usa per l’Europa dell’Est, ha brigato per anni perché che il Governo Usa stanziasse 5 miliardi di dollari per trascinare l’Ucraina fuori dalla secolare influenza di Mosca. Che il Senatore repubblicano John McCain è andato in Ucraina a sostenere le proteste contro il Presidente Janukovich e si è fatto più volte fotografare in compagnia di personaggi della galassia neonazista del paese.

“Gli Stati Uniti hanno la necessità di rafforzare il controllo della sfera euroatlantica e per questo serve loro un nemico esterno. La Nato e gli Usa tengono unita l’Europa atlantica solo grazie a un nemico”. Sono parole che Vladimir Putin pronuncia nel documentario, terminando una delle puntate con una frase profetica: “Sono convinto che in futuro arriveremo a prendere decisioni che oggi non possiamo neanche lontanamente immaginare. Sicuramente questo è un periodo di transizione verso un nuovo paradigma dei rapporti internazionali e questo paradigma dovrà essere improntato alla salvaguardia degli interessi reciproci, non solamente di quelli di una parte. Il clima attuale non può durare in eterno”. Putin diceva questo nel 2017. Continuiamo pure a credere che sia un pazzo.

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