In questa crisi fra la Russia e l’Occidente, molte aziende e organizzazioni non politiche si sono schierate dalla parte dell’Ucraina con azioni forti. Chiudere i propri negozi in Russia (Chanel, Zara e molti altri), sospendere i servizi (American Express, Netflix e TikTok sono solo gli ultimi), vietare la partecipazione di atleti e artisti russi alle manifestazioni internazionali è considerata una sorta di sanzione per sensibilizzare Putin a interrompere le operazioni militari e per sollecitare la popolazione russa a manifestare per la pace. Ma siamo sicuri che l’atteggiamento dei grandi marchi non sia invece controproducente per l’Occidente?

A giudicare dalle azioni del governo russo sembra che la fuga delle multinazionali, specialmente quelle di internet, sia qualcosa di positivo per Putin. È di poche ore fa la notizia di una comunicazione inviata dal viceministro dello Sviluppo digitale, comunicazione e mass media Cernenko che dispone la “disconnessione” della Russia da Internet globale, ovvero dall’internet che tutti noi usiamo. “Entro l’11 marzo – si legge nella comunicazione – tutti i server e i domini devono essere trasferiti nella Intranet russa”. Tradotto: la popolazione russa potrà usare una rete locale al posto di Internet, molto limitata e controllata dal governo. Niente più social network e siti di informazione stranieri. Saranno accessibili solo informazioni e propaganda presidenziali. Nessuna possibilità poi di raccontare all’esterno, da parte degli utenti, ciò che avviene in Russia. Penso per esempio agli arresti dei manifestanti di queste ore.

Questa clamorosa decisione arriva dopo pochi giorni dalla legge contro le “fake news” che introduce pene fino a 15 anni di carcere per la diffusione di notizie false sulle operazioni dell’esercito russo. Notizie false, ovviamente, secondo la narrazione del governo russo. Un esempio? Rischia chiunque utilizzi la parola guerra, perché il Cremlino impone che l’invasione sia definita “operazione militare speciale”.

Facebook e Twitter sono stati bloccati dal governo russo proprio in nome della guerra alle fake news. TikTok, per proteggere utenti e dipendenti dagli effetti di questa legge, ha chiuso spontaneamente la propria piattaforma nel paese. Le azioni del governo russo ci dicono chiaramente che Putin cerca l’isolamento. Un isolamento che le multinazionali stanno facilitando con le loro azioni spontanee. La Russia negli anni del comunismo era così, isolata dal mondo esterno. Le informazioni in entrata e in uscita erano filtrate. La Cina fornisce un esempio di tale isolamento nei tempi di internet, con il suo “Great Firewall”. Lì i social network occidentali e Google sono bloccati da anni.

Le dittature vogliono tagliare i ponti con i paesi democratici. Non stiamo aiutando il popolo russo togliendogli Netflix, Apple, Nike, Ikea e i siti di e-commerce. Stiamo facendo un favore a Putin perché un popolo ignorante, disinformato, isolato dalle altre culture è ciò che gli fa comodo. E da sempre è anche attraverso i film e la moda che esportiamo la cultura occidentale. Attenzione, non sto dicendo che la nostra cultura sia meglio della loro. Voglio semplicemente affermare che solo un paese che accoglie senza paura le culture altrui è realmente democratico.

Per capire quali saranno le conseguenze della disconnessione russa da internet in particolare, dobbiamo guardare alla Cina. Oltre alla censura dei social globali e di Google, il governo cinese dà periodicamente vita a campagne di “pulizia” della rete, volte a controllare il pensiero della popolazione. Lo scorso settembre il Consiglio di Stato cinese ha pubblicato le linee guida per la costruzione di un internet “civile”, ovvero di uno strumento il cui scopo è promuovere l’educazione sul partito comunista al potere e sui suoi successi.

A gennaio di quest’anno, si è fatta una nuova “pulizia”, contro lo spirito del capitalismo basato sul culto del denaro e alimentato dagli influencer. L’Amministrazione del Cyberspazio cinese, riferisce Reuters, ha annunciato la chiusura di piattaforme e account internet con “contenuti e informazioni illegali” come i gruppi di fan delle celebrità e siti di esaltazione della ricchezza. Un’escalation della censura e della manipolazione di massa che dobbiamo aspettarci anche in Russia. Per questo, come occidentali non dobbiamo partecipare all’isolamento ricercato da Putin. I nostri prodotti, anche se spesso sono spazzatura, offrono una finestra sul mondo, un nuovo punto di vista e, con tutti i loro limiti, promuovono uguaglianza fra le popolazioni e un desiderio di autorealizzazione che, quando non è esasperato, spinge all’indipendenza.

RIVOLUZIONE YOUTUBER

di Andrea Amato e Matteo Maffucci 14€ Acquista
Articolo Precedente

Vendita dell’Espresso, Elkann accetta la proposta di acquisto di Bfc Media e separa Repubblica dallo storico settimanale

next
Articolo Successivo

Vendita dell’Espresso, Repubblica in sciopero: “Deriva che non può essere ulteriormente accettata in silenzio”

next