In Italia il trasporto pubblico non è a misura delle persone con disabilità. L’accessibilità sui mezzi pubblici (bus, treni, metropolitane) manca un po’ in tutto il Paese. Ad esempio, a Milano ci sono ancora attese che possono superare anche i venti minuti per un bus accessibile (es. linea 90-91 o 93) necessario per chi utilizza una carrozzina. Spesso si trovano inoltre ascensori delle metropolitane che si guastano a giorni alterni in due o più fermate senza un’alternativa valida. A Roma la metro C ha ben 9 fermate con ascensori bloccati da mesi. A Catania ci sono stazioni della metro completamente inaccessibili e si riscontrano difficoltà per salire sui mezzi pubblici di superficie. A Napoli si segnalano lacune nel servizio di assistenza per prendere la metropolitana e il servizio bus è quasi totalmente inaccessibile. A Cagliari la metà delle fermate degli autobus sono accessibili solo tramite l’aiuto dell’accompagnatore e l’altro 50% non è accessibile.

Per denunciare questa situazione generale divenuta intollerabile Diego Schettino ha lanciato su Change.org una nuova petizione intitolata “Le persone con disabilità non sono cittadini di serie B” e l’ha rivolta a Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili del governo Draghi, e agli Assessori ai Trasporti delle Regioni italiane. Schettino è il responsabile nazionale per le politiche alla disabilità di Europa Verde e insieme a lui hanno lanciato la petizione online anche i suoi colleghi di partito Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale, ed Eleonora Evi, europarlamentare e co-portavoce nazionale del partito ambientalista. “Con la petizione chiediamo al ministro dei Trasporti Giovannini la modifica di alcune situazioni e realtà discriminanti su tutto il territorio nei confronti delle persone con disabilità” dice a Ilfattoquotidiano.it Schettino, persona con disabilità che vive a Milano. “Da poco è stato emanato il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ma il tema dell’accessibilità per le persone con disabilità sui mezzi di trasporto è affrontato solo in linea generale tramite il punto sulla mobilità sostenibile. Manca una strategia efficace da perseguire per una corretta inclusione”.

Il diritto di accedere al trasporto pubblico, ricevere assistenza adeguata e di non essere esclusi a causa della propria disabilità o mobilità ridotta, come nel caso dell’utilizzo dei bus, è sancito da normative europee recepite anche dall’Italia. Il Regolamento UE n. 181/2011 del parlamento europeo dice che “i servizi di trasporto di passeggeri effettuati con autobus dovrebbero essere a beneficio di tutti i cittadini, alla luce dell’art. 9 della Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità”. Però i problemi permangono. “A livello Ue, nonostante ci siano norme che sono assolutamente adeguate, la situazione attuale non è cambiata in decenni di summit e incontri, perciò è evidente che c’è un enorme problema di principio nella concezione stessa di disabilità” aggiunge Schettino. Secondo l’Istat il pendolarismo per lavoro riguarda ogni giorno circa 300mila lavoratori disabili: soltanto il 10% dei disabili va al lavoro a piedi, mentre il 74,9% utilizza l’automobile, il 7,4% un mezzo pubblico, il 3,3% la moto e il 2,5% la bici. Le barriere ai trasporti pubblici limitano fortemente l’accesso alla formazione, al lavoro oltre che alla vita sociale e culturale per le persone con disabilità. “Io mi sento disabile solo quando non trovo uno scivolo per salire sul bus, perché non posso superare autonomamente quell’ostacolo. E’ arrivato il momento che il tema della accessibilità dei mezzi pubblici venga affrontato in maniera rilevante dal governo e chiediamo al ministro Giovannini un incontro sul tema” dichiara il responsabile nazionale per le politiche alla disabilità di Europa Verde.

Sono tante le criticità evidenziate dalla petizione non solo su bus e metropolitane ma anche per il trasporto ferroviario. Una su tutte il fatto che ci sono troppi pochi treni, soprattutto per il trasporto pubblico locale, attrezzati per le persone disabili. In Italia il servizio di assistenza in stazione viene garantito da personale di Rete Ferroviaria Italiana (RFI). Il servizio è disponibile in circa 330 stazioni, coordinate da 15 Sale Blu per l’assistenza ai passeggeri con disabilità o ridotta mobilità. Sono 2.200 le stazioni sul territorio nazionale, comprese le 14 più grandi che rappresentano i nodi principali della rete, ma solo il 15% ha la possibilità dell’assistenza al passeggero e lo 0,6% di tutte le stazioni ha lo sportello per richiedere assistenza sia fisicamente che telefonicamente. Schettino sottolinea inoltre che c’è l’obbligo di preavviso di almeno 1 ora per avere l’assistenza attraverso la Sala Blu per le poche stazioni principali (es. Roma, Milano, Napoli) e addirittura di 12 ore per quelle piccole. “Chi gestisce il trasporto su rotaia prevede solo un posto disponibile per ogni treno, cosi tra due persone con disabilità che hanno bisogno di salire sul treno una delle due rimane a casa”, denuncia Schettino. Cosa occorre per migliorare le cose? “Chiediamo che questa discriminazione nei confronti dei disabili sia finalmente cancellata, aumentando i posti attrezzati sui treni e modificando, se necessario, le norme di sicurezza, anche su tutti i mezzi di trasporto in Italia o comunque predisponendo i treni con i divisori che consentano l’identico trattamento di tutti i viaggiatori, senza nessuna discriminazione”.

Il 2 novembre Schettino ha contribuito alla creazione dello Sportello di ascolto alla disabilità attivo su Milano. L’iniziativa ha lo scopo di mettere in comunicazione più rapida la comunità con l’amministrazione. “Tramite un’email o un recapito telefonico – spiega – i cittadini possono segnalare i disagi abitativi, scolastici o lavorativi e soprattutto urbanistici in cui potrebbe incorrere una persona con disabilità. Porteremo presto il progetto dello sportello anche a livello nazionale”. Il quadro dei trasporti pubblici accessibili per le persone disabili in Italia è decisamente a tinte fosche e parla di difficoltà inammissibili che vanno ad aggravare la già complessa situazione di persone fragili. “Al Parlamento europeo le numerose petizioni giunte hanno evidenziato a più riprese le limitazioni in termini di mobilità per le persone disabili, mettendo in luce le gravi ripercussioni sul pieno godimento delle libertà e dei diritti fondamentali sanciti nei quadri legislativi dell’UE e delle Nazioni Unite” dichiara al Fatto.it l’europarlamentare Evi. E proprio sulla base di queste richieste, lo scorso ottobre il Parlamento Ue ha adottato una Risoluzione per la protezione delle persone con disabilità, con la quale esorta ad una urgente applicazione della citata Convenzione ONU da parte degli Stati membri. “Pertanto, la situazione italiana è inaccettabile per un Paese civile, ed è resa ancora più drammatica dalla mancanza di dati aggiornati ed esaustivi sul trasporto pubblico accessibile” afferma Evi. “L’ex presidente del Parlamento Europeo David Sassoli aveva bene in mente cosa significasse sostenere e includere le persone con disabilità. Infatti ha sottolineato l’importanza di tenere conto della situazione delle persone con disabilità, aumentando ‘la capacità di reazione di tutte le Istituzioni continentali su questi temi’ e affermando che ‘ogni iniziativa del Parlamento Europeo dovrebbe includere un approccio ai diritti delle persone con disabilità’”, conclude.

Articolo Precedente

“Mia figlia diceva che non riusciva a respirare: è arrivato il Covid e all’improvviso ha scoperto la paura di morire” – Lettera di una mamma

next
Articolo Successivo

Lega choc a Caltanissetta: “Manifesti in strade, bar e scuole con regole di comportamento solo per stranieri”. Il sindaco: “Proposta razzista”

next