La Russia annuncia il ritiro delle truppe, l’Occidente resta diffidente. La de-escalation della crisi in Ucraina prosegue seguendo lo stesso schema: questa mattina Mosca ha comunicato la fine delle esercitazioni militari nella Crimea annessa, dove il dispiegamento di truppe aveva alimentato i timori di un’invasione. I soldati, ha reso noto il ministero della Difesa in un comunicato, stanno tornando alle loro guarnigioni: la notizia segue appunto un primo ritiro delle truppe russe dai confini dell’Ucraina di martedì. Intanto, anche il ministro degli Esteri della Bielorussia, Vladimir Makei, ripreso dall’agenzia Ria Novosti, ha dichiarato che dopo la fine delle esercitazioni tutti i militari russi lasceranno il suo Paese. Dall’altra parte, però, in serata il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che la Russia non sta ritirando le sue truppe dai confini dell’Ucraina, ma sta solo effettuando alcuni avvicendamenti tra i contingenti. “Credo che la diplomazia non ha abbia detto l’ultima parola ma ora dobbiamo vedere i fatti oltre alla parole”, ha commentato però la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen alla plenaria di Strasburgo. “La Nato non ha ancora visto segni chiari di ritiro“, ha aggiunto. Parole confermate anche dal segretario generale del Patto Atlantico, Jens Stoltenberg. Sabato, i ministri degli Esteri del G7 terranno una riunione sulla situazione in Ucraina. Proprio Stoltenberg ha invece denunciato che i ministri della Difesa della Nato “hanno valutato che l’ammassamento militare” da parte della Russia nei dintorni dell’Ucraina continua. “Non vediamo alcun segno di de-escalation sul terreno, tutto questo deve cambiare. C’è un gran numero di forze pronte ad attaccare“. E per questo i ministri hanno “incaricato” l’Alleanza di “valutare la presenza di nuove truppe nell’Europa centrale e orientale”.

“Le unità del distretto militare meridionale, dopo aver completato la loro partecipazione alle esercitazioni tattiche, si stanno spostando verso i loro punti di schieramento permanente”, ha affermato il ministero della Difesa russo in un comunicato. Allo stesso tempo, la tv di Stato di Mosca ha trasmesso le immagini di unità militari che attraversavano un ponte che collega la penisola controllata dalla Russia alla terraferma. È positivo che Biden voglia proseguire i colloqui, ha poi fatto sapere il Cremlino in merito alle parole del presidente Usa: “Puntiamo a negoziati scritti con Mosca”. E frena sulla richiesta della Duma di riconoscere le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk: Putin ha “preso nota” della richiesta, ma un’iniziativa del genere non rispetterebbe gli accordi di Minsk, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

Nonostante le parole di Zelensky, un rapporto dell’intelligence di Kiev torna comunque a ribadire che “il contingente militare russo vicino al confine ucraino non è sufficiente per portare a termine con successo un’aggressione armata su larga scala contro l’Ucraina”. Il numero totale delle forze russe, sostengono, è aumentato a oltre 148mila, di cui oltre 126mila soldati di terra. Secondo la nuova valutazione dell’intelligence di Kiev, ci sono attualmente 87 gruppi tattici del battaglione russo in costante allerta intorno all’Ucraina, 53 in più rispetto a quelli normalmente basati nell’area. Il rapporto afferma poi che la Russia al momento “si concentra sulla destabilizzazione della situazione interna dell’Ucraina”, anche con l’uso di strumenti economici ed energetici, oltre agli attacchi informatici.

La Nato ha “sentito” le aperture della Russia verso un’uscita diplomatica dalla crisi Ucraina, ma “finora non abbiamo visto alcuna de-escalation sul terreno. Al contrario, vediamo un accumulo di truppe” e “non abbiamo ricevuto risposte al documento scritto” che è stato mandato a Mosca. Lo sottolinea il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. “Finora – prosegue – non vediamo alcuna de-escalation: stiamo monitorando. Se inizieranno davvero a ritirare truppe, la cosa sarà benvenuta. Hanno sempre spostato le truppe avanti e indietro, ma l’equipaggiamento” resta sul posto e “la tendenza nelle ultime settimane e mesi è di un aumento” della presenza militare ai confini con l’Ucraina. “La Russia conserva la capacità di condurre una vera e propria invasione dell’Ucraina, senza alcun preavviso”, è la posizione Nato. “Quello che vediamo – aggiunge Stoltenberg – è una presenza militare molto forte, ma anche un’occasione per la diplomazia“.

Lo scetticismo è condiviso a Bruxelles. Anche il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha espresso cautela questa mattina di fronte all’annuncio del ritiro delle forze russe dalla Crimea, sottolineando che è necessario prima “verificarlo“. Commentando la notizia ai microfoni di radio France Inter, l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera ha detto che il ritiro, “se fosse vero, senza dubbio” sarebbe un segnale di distensione. Tuttavia ha aggiunto: “Bisogna sempre controllare“. “La Russia ha cercato di ignorare l’esistenza dell’Ue mandando il messaggio che ritiene che l’Ue non sia un interlocutore importante per la sicurezza in Europa. Per dividere il fronte europeo il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov infatti ha mandato lettere alle 27 capitali, sperando di riceve 27 risposte diverse ma ne ha ricevuta una sola a nome di tutti”, ha poi detto Borrell nel suo intervento al Parlamento europeo.

Alla plenaria di Strasburgo ha parlato appunto anche von der Leyen: “Abbiamo esaminato tutte le possibili perturbazioni se la Russia sceglie di usare l’energia come leva di pressione e posso dire che per questo inverno siamo al sicuro“, ha detto la presidente della Commissione Ue. “Con gli stati membri abbiamo messo a punto misure di emergenze che possiamo mettere in campo se si arriva a una crisi totale: oltre 200 navi di Gnl sono in arrivo in Europa”, ha detto. “Ma dobbiamo anche investire per liberarci dalla dipendenza dalla Russia per il gas”. Riguardo alle sanzioni europee in caso di guerra in Ucraina, von der Leyen ha spiegato: “Colpiremo gli interessi strategici differenziando la nostra economia, noi siamo leader nel mondo di componenti high-tech per cui la Russia dipende completamente da noi, le nostre sanzioni possono davvero lasciare il segno e il Cremlino lo sa bene”. La capa di Palazzo Berlaymont ha inoltre reso noto di aver avuto un colloquio telefonico col presidente del Consiglio, Mario Draghi: “Ho avuto uno scambio con il premier Draghi sulla situazione attuale della sicurezza. Una de-escalation sarebbe benvenuta ma mancano segnali concreti da parte della Russia. Abbiamo anche parlato della prontezza nella risposta sulla sicurezza delle forniture energetiche, a beneficio dell’Ue dell’Italia”.

Nuovi spiragli per l’avvio di un dialogo tra i due presidenti russo e ucraino vengono aperti nuovamente dalla Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha infatti annunciato che Zelensky si è detto disponibile a incontrare il capo di Stato di Mosca ad Ankara o a Istanbul. “Durante il nostro incontro” a Kiev il 3 febbraio “Zelensky ha detto che è aperto rispetto a un vertice trilaterale tra Putin, Zelensky ed Erdogan” ha affermato il leader turco, come riporta l’agenzia Anadolu, parlando con i giornalisti durante un viaggio di ritorno dagli Emirati Arabi Uniti alla Turchia.

Intanto, la Russia ha schierato nelle ultime ore bombardieri a lungo raggio con capacità nucleari e jet da combattimento che trasportano missili ipersonici nella sua base aerea in Siria. I velivoli prendono parte a massicce esercitazioni navali e aeree nel mar Mediterraneo orientale, annunciate il mese scorso.

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