La qualità del messaggio del Presidente della Repubblica, pronunciato subito dopo il giuramento alle Camere riunite e all’intero Paese in una suggestiva diretta tv martedì 3 febbraio, conferma quanto sia stata opportuna la rielezione di Sergio Mattarella alla più nobile carica dello Stato. Non c’è dubbio che nel Paese ci siano, attualmente, anche altri cittadini idonei ad esercitare con grande dignità la funzione (degni quanto Mattarella forse pochi). E non c’è dubbio che la Costituzione, nel silenzio della disposizione, conduce ad una interpretazione assai restrittiva riguardo all’ipotesi di rielezione del Presidente della Repubblica: soltanto in presenza di circostanze eccezionali.

Direi che questa volta le circostanze eccezionali legittimanti la rielezione non sono certo mancate. Non penso solo – o tanto – alla delicatissima, inedita fase che le istituzioni e la comunità intera stanno vivendo tra virus pandemici, destinazione (adeguata) dell’eccezionale finanziamento europeo per la ripresa, regole elettorali e organizzative del Parlamento da rivedere con urgenza a seguito della (criticabile: “impulsiva e improvvida”) modifica della Costituzione per il taglio dei parlamentari, iniziative per una maggiore autonomia (differenziata) di talune Regioni e pure qualche latente rigurgito secessionista, e altro ancora. L’eccezionalità maggiore e specifica si è potuta constatare nelle settimane che hanno preceduto il voto e nei giorni del voto per l’elezione del Presidente.

Essa concerne gli stessi requisiti di eleggibilità alla carica di Presidente della Repubblica. I requisiti costituzionali espliciti sono assai pochi, d’accordo, ma ciò non significa che siano gli unici sufficienti per essere eleggibili. La questione si pone di fronte a nomi (seriamente) fatti e a voti dati da una parte dei “grandi elettori”, decisamente discutibili, tali da indurre a riflettere sulla presenza di “requisiti minimi” impliciti di “coerenza costituzionale”, in quanto il ruolo del Presidente della Repubblica consiste nell’essere “il supremo tutore dei valori recati dalla Costituzione”.

In altre parole, il concreto rischio di eleggere Presidente una persona sotto la “soglia della coerenza costituzionale”, posizionati sulla tesi (confutabile) che sussistano i soli requisiti espressi di eleggibilità alla carica di Presidente, è circostanza eccezionale che da sé giustifica la rielezione di un Presidente che, nella persona di Mattarella, viceversa può essere portato a fulgido esempio di “coerenza costituzionale” (chi invece ne chiese addirittura l’impeachment sarebbe da portare a scuola affinché possa colmare evidenti lacune di diritto costituzionale).

Sergio Mattarella, riconfermato nella carica, ci ha fatto innanzitutto comprendere, con il suo intenso discorso al Parlamento, quanto sia tutt’altro che “incolore”, tutt’altro che meramente protocollare il ruolo del Presidente della Repubblica. Senza mai sconfinare in argomentazioni di indirizzo politico di governo (che non competono al Presidente della Repubblica), Mattarella con grande lucidità ha reso evidente nel modo più alto e coinvolgente “l’indirizzo politico costituzionale” che tutte le forze politiche devono seguire. Ha reso appassionatamente evidente che la Costituzione italiana non è una legge fondamentale per qualsiasi “stagione politica”, per qualsiasi “indirizzo politico di governo”.

La Costituzione implicitamente esclude politiche di governo che non siano volte in primo luogo ad affermare con efficacia la giustizia e la inclusione sociale. Esclude politiche di governo che tendono a marginalizzare le istituzioni pubbliche, che prevedono l’azione pubblica nei servizi alla comunità come fatto eccezionale anziché come costante e assidua pratica. Esclude politiche di governo che non pongono come obiettivi prioritari la tutela e lo sviluppo del lavoro dignitoso, la qualità dell’istruzione, la garanzia di servizi sanitari e sociali adeguati, la valorizzazione del patrimonio culturale, la conservazione del territorio, la partecipazione e la trasparenza come metodo d’azione.

Mattarella ha efficacemente indicato tutto questo come “indirizzo politico costituzionale” su cui si deve fondare qualsiasi “indirizzo politico di governo”, interpretando nel modo più autentico e vivo il ruolo di Presidente della Repubblica.

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