Con la pandemia, gli italiani si aggrappano sempre di più all’Unione europea e sono i cittadini che più di tutti tra i 27 Stati membri hanno aumentato la propria fiducia nelle istituzioni di Bruxelles. A rivelarlo è l’ultimo sondaggio di Eurobarometro commissionato dal Parlamento europeo. L’Italia fa registrare percentuali del 63% dei cittadini che considera una cosa positiva per la Nazione far parte dell’Unione, ben 11 punti percentuali in più rispetto al 2020, dato comunque ancora sotto la media europea del 72% ma che fa registrare la crescita più consistente tra i 27 Stati membri.

L’effetto pandemia è evidente quando si analizzano le risposte sulle priorità espresse dai cittadini europei e italiani. La sanità pubblica è per il 42% della popolazione Ue la principale priorità politica per il Parlamento, seguita da vicino dalla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale (40%) e dall’azione contro il cambiamento climatico (39%). In media nell’Ue, i giovani considerano la lotta contro il cambiamento climatico la loro priorità assoluta per il Parlamento, insieme alla loro attenzione per il futuro dell’Europa. Anche per gli italiani la sanità pubblica è principale priorità politica, ma con sostegno del 59%, di 17 punti superiore alla media Ue, mentre al secondo posto indicano il supporto Ue all’economia e alla creazione dei nuovi posti di lavoro (46%, contro il 32% della media europea), con evidente riferimento agli stanziamenti del Next Generation Eu che per il nostro Paese ammontano a 209 miliardi di euro. Quindi l’azione contro il cambiamento climatico, al 37%, supera di un punto la lotta alla povertà e l’esclusione sociale.

Analizzando i vari gradi di apprezzamento del lavoro delle istituzioni europee, si nota che a livello comunitario il 49% dei cittadini ha un’immagine positiva dell’Ue (dato fermo al 40% prima della pandemia), mentre il 37% ha un immagine neutra (prima della pandemia il dato era 42%) e solo il 14% negativa. Una maggiore polarizzazione, quindi, che si registra anche in Italia, dove coloro che sono pienamente soddisfatti dall’Ue sono il 45% degli intervistati (dato in salita del 5% dal 2020), con il 38% con atteggiamento neutrale e il 17% che ha un atteggiamento negativo nei confronti dell’Unione.

Più aperta invece la forbice dei dati delle risposte su quanto i cittadini credano che la loro voce conti all’interno dell’Ue. Stando ai dati, il 52% dei cittadini ritiene che la loro voce non sia ascoltata dalle istituzioni europee, dato però che scende al 31% e 32 % in Svezia e Danimarca mentre sale al 71% in Estonia e all’85% in Lituania. In Italia il 64% di cittadini ritiene che la loro voce non sia presa sufficientemente in considerazione mentre un 32% si ritiene ascoltato.

Il Paese più euroscettico è l’Austria, dove solo il 54% dei cittadini (-1% sul 2020) pensa che stare nell’Ue sia un bene. Segue la Bulgaria con il 60% (-4%). Per contro, sono gli irlandesi i più eurofili: ben il 95% degli abitanti dell’isola ritiene che appartenere all’Ue abbia avvantaggiato il loro Paese (quota stabile sul 2020). Seguono il Lussemburgo con il 92% (+7%), la Lituania con il 91% (+1%) e Malta con l’89% (+1%). La Spagna, altro grande beneficiario di Next Generation Eu insieme al nostro Paese, è all’81% (+6%), 18 punti sopra l’Italia. La Germania è al 73% (-5%), l’Olanda all’82% (+3%), la Polonia all’84% (-4%), il Portogallo all’88% (+2%).

Stando al sondaggio, gli intervistati hanno dimostrato un deciso interesse a essere informati sul funzionamento dell’Ue: il 43% infatti ha espresso il desiderio di avere più informazioni sulle modalità di utilizzo dei fondi Ue, il 30% sulle conseguenze concrete della legislazione europea nel loro Paese, il 29% sulle attività degli eurodeputati da loro eletti e sempre il 29% su ciò che l’Ue sta facendo per superare la pandemia.

I cittadini europei si sono espressi anche sulla redistribuzione dei poteri tra le varie istituzioni Ue. Il 58% vorrebbe più poteri per l’Eurocamera, l’organo che è maggiormente rappresentativo in quanto eletto direttamente dai cittadini. Il 27% degli europei chiede invece meno poteri per la Plenaria, mentre l’8% vorrebbe lasciare la situazione immutata.

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