Una bambina che ruba in chiesa, un prete in abito talare d’altri tempi che la insegue per i vicoli tra bellezza e povertà, un gruppo musicale e una piazza (un tempo senza nome e oggi intitolata a don Andrea Gallo) che si riempie di suoni, vita e colori.
È stato presentato nei giorni scorsi a margine di una tavola rotonda sull’”Arte della convivenza” l’ultimo videoclip del laboratorio artistico dell’associazione San Marcellino di Genova, opera dei gesuiti che, da qualche anno, oltre alle tradizionali attività di accoglienza, inserisce laboratori artistici nel percorso di accompagnamento e reinserimento sociale che propone alle persone senza dimora.
Il video è una cover del brano dei Rolling Stones “You can’t always get what you want” e vede protagonisti come attori diversi ospiti delle strutture, operatori, abitanti del Ghetto e l’artista genovese Alberto “Bobby Soul” Debenedetti. “Quello che ci piace sottolineare non sono tanto le qualità artistiche del videoclip, ma il processo che ha visto protagonisti gli ospiti dei nostri servizi – spiega Lorenzo Penco, coordinatore dei laboratori di San Marcellino – Siamo convinti che l’accompagnamento sociale di chi vive condizioni di emarginazione e povertà estrema non richieda solo competenze specifiche degli operatori, ma anche il coinvolgimento del territorio e, soprattutto, il protagonismo di chi fruisce dei servizi”. Il videoclip, firmato dal regista Lucio Basadonne (che appare nelle vesti di questuante molesto, pestato in un vicolo da uomini in divisa) è frutto del lavoro del laboratorio ‘Moto perpetuo‘, gruppo musicale che unisce operatori e ospiti dei servizi di San Marcellino: “Mettiamo al centro le potenzialità e i punti di forza anziché quelli di debolezza, che a volte rischiano di offuscare il resto – spiegano – Crediamo sia possibile generare bellezza pur partendo da un collettivo di persone diverse, in alcuni casi molto fragili”.
Per l’associazione genovese, trovarsi in condizione di ‘senza dimora’ non può essere ridotto a questioni di scelte o vicende esclusivamente individuali, né si limita al trovarsi ‘senza casa’ o ‘senza capacità di gestirsela’: “Quello che stiamo osservando e studiando da anni è un processo di disaffiliazione che riguarda tutta la società – dicono da San Marcellino – per questo non si può delegarne la gestione all’esclusivo intervento di specialisti né si può pensare, come purtroppo negli ultimi anni fanno sempre di più i decisori politici, di poter nascondere alla società le persone in difficoltà per evitare il disagio di vederle in strada. L’esistenza delle persone senza dimora va resa visibile ed è necessaria la costruzione di una comunità accogliente per restituire a ognuno spazi dove sentirsi accettati e portatori di senso. La nostra non è retorica, ma quello che secondo il nostro punto di vista rappresenta l’unico modo con cui la società possa affrontare in modo costruttivo il tema delle diseguaglianze e dell’emarginazione”.
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