Si sono riversati per le strade domenica scorsa, poco prima della partita contro il Birmingham City. A migliaia. Qualcuno ha iniziato a cantare a petto nudo. Altri hanno mostrato con orgoglio la maglia del club. Eppure tutti stringevano in mano un cartello nero con delle parole bianche. Sopra c’era scritto: “Mel Morris club killer“. Oppure: “Una squadra distrutta da un “uomo ricco””. Modi diversi per raccontare la stessa storia, per affermare che a volte anche la sopravvivenza può diventare un obiettivo fuori portata.

Quella del Derby County è un’agonia che fa male. Ai suoi tifosi. Agli altri appassionati. È la vicenda di un club storico che ora rischia di scomparire a causa di una gestione rovinosa che ha generato una montagna di debiti. E se la parola fine non è ancora stata scritta, il merito è (anche) della English Football League. I vertici della Championship, infatti, erano stati chiari. Entro il 1° febbraio il Derby avrebbe dovuto dimostrare di avere i fondi necessari per completare la stagione. Altrimenti sarebbe stato escluso dal campionato e si sarebbe inabissato nelle serie minori del calcio britannico. La data era piuttosto stringente. Perché secondo l’EFL a partire da febbraio il club non sarebbe più riuscito a coprire le spese già a libro paga, visto che i costi di gestione si assestano intorno agli 1.5 milioni di sterline al mese.

Quattro giorni prima della scadenza dell’impegno, l’EFL e la società di consulenza aziendale Quantuma, diventata amministratrice del club, hanno deciso di modificare i contenuti dell’accordo. Il termine di scadenza è stato posticipato di 4 settimane. In questo periodo Quantuma dovrà provare a identificare un compratore “preferito” che finanzi i debiti della squadra e che proceda il prima possibile all’acquisto del club. Non esattamente un’impresa semplice. Perché la situazione del Derby County è drammatica. A livello economico, ma anche sportivo. Colpa della gestione di Mel Morris, il presidente della King, la società che ha dato vita a Candy Crush, che dal 2015 è diventato il padrone del vapore del Derby County.

Tutta la sua presidenza è stata attraversata da un sogno diventato ossessione: riportare il club in Premier League per la prima volta dal 2008. Un obiettivo che era stato a un passo nel maggio del 2019. Solo che il Derby aveva perso la finale dei playoff contro l’Aston Villa. Un 2-1 che aveva fatto venire giù l’intero castello. Morris ha dichiarato di aver letteralmente buttato via 200 milioni di sterline nel tentativo di regalare la promozione ai Rams. Solo che senza ascesa alla Premier, il giocattolo non era più sostenibile. Il Derby è stato sanzionato per aver violato il Fair Play Finanziario. Ma anche per la cessione di Pride Park dal club al suo proprietario, una compravendita avvenuta fra “aziende sotto la stessa proprietà” che ha portato nelle casse della squadra 81.1 milioni di sterline. Ora i nodi sono arrivati al pettine.

Il Derby è in amministrazione controllata da circa 4 mesi. Ed è stato punito con una penalizzazione di 21 punti in classifica. Virtualmente sarebbe quindicesimo a quota 36 punti. In pratica è penultimo con 15 punti, a 7 lunghezze di distanza da una salvezza che avrebbe dell’incredibile. Ma non finisce qui. Perché il club non può neanche operare sul mercato o offrire rinnovi contrattuali. Il lato più grottesco, però, è un altro. Perché a complicare la cessione del Derby County ci hanno pensato anche alcune denunce da parte di altri club. Il Middlesbrough, che si è visto soffiare dai Rams un posto nei playoff del 2019, ha bollato i rivali come “imbroglioni”. Poi ha chiesto un maxi-risarcimento di 45 milioni di sterline. Il Wycombe, invece, ne chiede 6 perché i bianconeri, grazie alla violazione il Fair Play Finanziario, sono riusciti a salvarsi a loro spese per un solo punto. In questa situazione così delicata, i tifosi si sono stretti intorno a Wayne Rooney.

Da mesi l’allenatore ha preso una posizione netta contro il club. A settembre l’ex attaccante della Nazionale aveva detto: “Ho provato a chiamare Mel Morris ma non ha risposto. Così una volta ho provato a chiamarlo dal telefono del medico e lui ha risposto. Risponde alle chiamate del medico del club, ma non dell’allenatore”. Qualche giorno dopo Rooney ha annunciato di aver acquistato personalmente le divise di allenamento per la squadra, dato che la proprietà aveva chiuso i rubinetti. Una dimostrazione di serietà che è stata confermata anche nei giorni scorsi, quando l’Everton, da settimane a caccia di un sostituto di Benitez, aveva sondato la sua disponibilità e si era sentito rispondere picche. Venerdì, invece, Rooney aveva lanciato l’ultimo affondo: “Sono molto arrabbiato con Mel Morris. È lui il colpevole per questa situazione”. Ora per il Derby iniziano le quattro settimane più difficili della propria storia. In palio non c’è la salvezza, ma la propria sopravvivenza.

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