Anche stavolta le donne sono finite nel tritacarne. È grave che una funzionaria bravissima come Elisabetta Belloni sia stata bruciata in quel modo e non con un dibattito fondato su ragioni politiche ma addirittura sui principi e sui fondamenti della vita democratica e istituzionale. Sulle donne, insomma, ancora una volta c’è stata strumentalizzazione“. Sono le parole pronunciate a “Tagadà” (La7) dall’ex presidente dell’Antimafia Rosy Bindi, che, in riferimento a Elisabetta Belloni e a Elisabetta Casellati, ironizza: “Forse magari era il nome Elisabetta che non andava bene. In realtà, prima o poi una partita vera la giocheremo, ma spero che venga giocata in una cornice giusta. Ciascuno di noi è di parte, la democrazia è basata sul confronto civile tra le parti. L’importante è che chi ricopre una carica istituzionale diventi poi il presidente di tutti”.

L’ex ministra spiega: “L’anomalia di tutta la settimana è quella nata sull’idea di ‘non divisività’. Questo equivoco è sorto con la candidatura di Berlusconi, sulla quale, per non dire chiaramente i veri motivi della sua divisività, ci siamo rifugiati in quello più grave, e cioè che un candidato era divisivo perché apparteneva a un partito politico. Di conseguenza, per eleggere un presidente della Repubblica la non divisività implicava l’esclusione dei politici. E questo è il motivo per il quale anche stavolta le donne sono finite nel tritacarne”.

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