Così come ci avviamo verso la fine del calciomercato, argomento sempre di grande attenzione per gli italiani (peraltro entrato nel vivo con il passaggio di Vlahovic dalla Fiorentina alla Juventus), anche l’elezione del nuovo presidente della Repubblica dovrebbe andare verso le sue battute finali, e chissà se anche qui non assisteremo a sorprese o a grandi colpi.

Lo spettacolo offerto fin qui dalla classe politica italiana può essere definito senza mezzi termini come indecoroso. Un gruppo di persone totalmente scollegate dalla realtà che da giorni mette in scene il gran gala della politica politicante, fatta di mezze parole, accordi presunti, conta di correnti, tradimenti tramite franchi tiratori e via dicendo. Tutta una serie di cose a cui i politicanti nostrani (con il colpevole avallo dei media) sembrano non poter far a meno. Qualsiasi italiano che abbia capacità di intendere e volere sa che alla fine dovranno eleggere una personalità moderata, dialogante, gradita ai creditori e non divisiva. Lo sanno tutti da sette anni e ancora di più in un semestre bianco trascorso con tutti ammucchiati sotto l’ombra dei Draghi, eppure non possono fare a meno di questa messa in scena. Una settimana di istituzioni bloccate ma di intense maratone televisive, in cui si commentano gli sguardi e le parole non dette, in un batter d’occhio sono scomparsi due anni di pandemia e tutti i problemi degli italiani.

Era plausibile arrivare all’appuntamento più importante senza una strategia, improvvisando nomi? Oppure è proprio il gusto di giocare e divertirsi, alla faccia degli italiani, recitando un copione dall’esito scritto da tempo? Siamo passati dalla boutade della candidatura di Silvio Berlusconi, fatta per creare il caso e un racconto mediatico utile a tutti, al puro divertimento di parlamentari che votano Amadeus, Bruno Vespa o Signorini. Tutto funzionale a far aumentare il senso di sdegno che l’Italia che lavora prova verso una intera classe politica, ma anche a bruciarsi a tempo record quel poco di credibilità internazionale che sembrava avessimo guadagnato negli ultimi tempi. Perché anche se non sembra, c’è chi queste queste cose da fuori le guarda e su questo esprime valutazioni di credibilità dell’intero sistema Paese.

Tra giovedì sera e venerdì il centrodestra, con fare risolutivo, cala il suo asso dalla manica, la più autorevole delle loro donne, nientepopodimeno che la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati Serbelloni Mazzanti Viendalmare, nota per aver sostenuto pubblicamente che Ruby fosse la nipote di Mubarak, per essersi fatta ristrutturare casa dallo Stato e per prendere voli di Stato per andare in vacanza. Davvero difficile trovare di meglio nel centrodestra, lo capisco. La mossa strategica di Salvini & friends viene sonoramente bocciata con 382 voti, 70 in meno di quelli della coalizione, e vai con le accuse reciproche su chi ha tradito tra Lega, forza Italia e i neofascisti di FdI, che da questa elezione vogliono guadagnare ulteriore consenso. Se la destra offre questo, l’altra parte invece riesce anche a far peggio, continuando a giocherellare tra schede bianche e voti a casaccio, in attesa che burocrati e creditori gli dicano cosa fare.

Siamo all’ultima curva, i sentori ci sono, i nomi bruciati pure. Le tensioni dei mercati, gli occhi indiscreti d’oltreoceano cominciano a fare pressioni, l’Europa ci guarda perché abbiamo degli obiettivi da perseguire con il Pnrr e la situazione internazionale tra Ucraina e Russia chiamerà l’Europa e l’Italia a prendere decisioni immediate e importanti. Nelle ultime ore si è fatto strada il nome di Elisabetta Belloni, sottinteso da Giuseppe Conte e Matteo Salvini che parlano di donne (che poi continuano a parlare tutti di donne come operazione simpatia, quando si dovrebbe parlare solo di competenze e capacità) e spiattellato pubblicamente da Beppe Grillo e una batteria del M5S, evidentemente al fine, nonostante le frasi di circostanza, di bruciare la candidatura dell’odierno capo dei servizi segreti ed ex capo della diplomazia (questa sembra l’ipotesi più probabile).

Certo, se la soluzione dei partiti, già sottomessi alla superburocrazia draghiana, fosse quella di affidarsi a un altro alto burocrate, peraltro a capo dei servizi segreti, dovrebbe farci pensare tutti. Che poi della Belloni tutti parlano giustamente bene, come persona competente delle alta burocrazia statale, ma nessuno sa niente riguardo il suo pensiero, nessuno riporta la sua sensibilità rispetto ai temi più importanti che riguardano l’Italia e i dibattiti sulla Costituzione (forma di governo, giustizia, equità territoriale, finanza, ecc.), le sue battaglie, il suo rapporto con i cittadini italiani. Anche i più disconnessi Capi dello Stato erano passati per una qualche legittimazione popolare e democratica, qui invece parliamo di burocrazia pura, anche oltre lo stesso Mario Draghi. Belloni (o altro alto burocrate) al Quirinale e Draghi a palazzo Chigi sarebbe un cocktail micidiale, la certificazione che per l’intera classe politica odierna, inginocchiata alla burocrazia, è tempo di dedicarsi ad altro.

A ciò va aggiunta l’aggravante che chi sta traendo beneficio politico della situazione sono i nostalgici del fascismo del partito di Meloni, che continuando a chiedere il voto anticipato e tenendosi formalmente fuori dell’ammucchiata, strizzano l’occhio agli elettori delusi e disorientati, alimentando un rischio altissimo, nel nostro Paese dopo le prossime elezioni (che alla fine ci saranno), di regresso totale nei diritti sociali e civili, così come avviene ovunque governano i partiti simili o affiliati a Fratelli d’Italia.

Sullo sfondo restano ancora forti i nomi di Draghi, Casini e Mattarella-bis (nome inopportunamente evocato dalla maggioranza di peones solo per scongiurare il rischio di elezioni anticipate), con i vari Amato e Cartabia, più defilati ma pronti a subentrare. Che poi sono gli stessi nomi che si facevano da mesi e su cui si sarebbe potuto trovare un accordo risparmiandoci questo circo che tutti devono sorbirsi ma che piace solo a chi ha una dipendenza da questi infantili giochini di potere. Chissà se, come nel calciomercato, ci saranno delle sorprese, oppure assisteremo al finale che era previsto da mesi. Con la triste conta dei giorni persi per far esibire a Roma il grande circo Quirinale.

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