Un “gioco delle tre carte”, una “operazione di maquillage” che “occulta la gravità della pandemia” e serve solo a “risolvere il problema di non assumere altre misure restrittive”. Il sindacato dei medici Anaao-Assomed e l’Ordine dei medici denunciano la ‘truffa’ del nuovo sistema di conteggio dei pazienti Covid ricoverati chiesto dalle Regioni e che il ministero della Salute sembra propenso ad avallare. Ed è proprio a Roberto Speranza che si rivolge Filippo Anelli, presidente della Fnomceo: “Valuti attentamente e con la giusta prudenza le richieste delle Regioni. Chiediamo misure di controllo della pandemia, non operazioni di maquillage”.

In sostanza, se passerà lo schema richiesto dalla Regioni, chi entrerà in ospedale per altre patologie e risulterà positivo al tampone non rientrerà nel conteggio dei ricoverati per Covid. Si tratta, a giudizio del sindacato, di un “mero espediente di equilibrismo contabile”, un “gioco delle tre carte con i cittadini italiani nel ruolo del passante sprovveduto”. La nota di Anaao-Assomed è durissima: “Non si esce dalla crisi sulla pelle dei medici ospedalieri né rimanendo uguali a come si è entrati – scrive il sindacato presieduto da Carlo Palermo – Il gioco dei vasi comunicanti, prodotto dalla riconversione di interi reparti e dalla chiusura di attività ambulatoriali e chirurgiche non urgenti, porta acqua alla pandemia parallela delle prestazioni rinviate, negazione di un diritto costituzionale e causa di future malattie”.

Per Anelli il meccanismo richiesto dai governatori “occulta la gravità della pandemia modificando i parametri di calcolo” e in questo modo “mette a repentaglio la salute della gente e, ancora una volta, lascia soli noi e i cittadini – dice il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici – Se le Regioni o chiunque altro dovessero pensare di modificare i criteri per evitare le zone rosse, le zone arancioni o quelle gialle, fa un atto che non tutela contro il virus. E noi non siamo d’accordo”. Gli ospedali, spiega invece il sindacato Anao-Assomed, sono “pieni di pazienti infetti e poco importa se essi sono ricoverati per patologie legate al Covid o se hanno scoperto di essere infatti recandosi in ospedale”. Il perché è presto detto: “Come sa chi conosce l’organizzazione ospedaliera, il paziente Covid positivo richiede, comunque, personale dedicato obbligato a lunghe procedure di vestizione e svestizione e isolamento in spazi dedicati, da creare appositamente, generalmente riconvertendo altri reparti”. Non solo: “Senza contare il blocco delle sale utilizzate per gli accertamenti diagnostici a causa delle procedure di sanificazione e la difficoltà di dimissione in Rsa o lungodegenza e perfino a domicilio. Tutti motivi che rendono il cambiamento del metodo di calcolo inefficace ai fini della riduzione del carico di lavoro ospedaliero”.

L’elevato numero dei contagi, ricorda Anelli, “determina un elevato numero di persone che vanno in ospedale e che ogni posto che viene utilizzato per il Covid viene tolto a una persona che ha bisogno di assistenza per la sua malattia. Tutto questo non si modifica cambiando i calcoli, ma con decisioni forti che riducano la diffusione del virus. Se si tolgono gli asintomatici dal calcolo non è che spariscono, ci sono”. Chi propone questi meccanismi, denuncia Anelli, “prova a risolvere il problema di non assumere altre misure restrittive”. Così “il problema ricade sui cittadini e sui medici che devono assisterli”. Se “noi riduciamo anche di poco i contagi mettiamo nelle migliori condizioni i cittadini non affetti da Covid di essere assistiti”, aggiunge ancora il presidente della Fnomceo.

La “crisi attuale del sistema ospedaliero” è “vera, come è certo il suo peggioramento, in assenza di interventi urgenti che diano respiro a un personale stremato oltre misura, cui si continua a chiedere di fare ‘tantissimo’, senza riposi e senza ferie”, ricorda il sindacato. “Il burnout psicologico e fisico – si legge ancora nella nota – è diffuso, come la demoralizzazione dopo due anni di superlavoro e la frustrazione di fronte ad ostilità ed aggressioni, non solo verbali, da parte di molti pazienti. Chi rimane in trincea sta pagando prezzi salati anche a catene di comando inadeguate e a violazioni palesi di diritti legislativi e contrattuali”.

I numeri dei contagiati, il trend dei positivi ricoverati in area non critica e nelle terapie intensive, “comunque li si conteggi, sovraccaricano gli ospedali e i percorsi di cura territoriali” e “portano allo stremo i professionisti, impegnati da 2 anni nella gestione della pandemia”, ricorda Anelli. I pazienti positivi, anche se entrano in ospedale per altre patologie, “richiedono comunque – precisa Anelli – procedure di isolamento, personale dedicato, obbligato, come fa presente il sindacato Anaao Assomed, a lunghe procedure di vestizione e svestizione. Sottraggono risorse umane ed economiche a un sistema che deve farsi carico anche di tutte le altre patologie”. “Tutti” gli ospedali, sostiene Anaao-Assomed, hanno “evidenti problemi di personale e posti letto e necessitano non di fumose e oziose discussioni sui metodi di calcolo, quanto di soldi e risorse fresche”. La riconversione dei reparti, “a qualsiasi titolo avvenga”, determina – denuncia il sindacato – “evidenti limitazioni per il ricovero delle patologie ‘ordinarie’. Tanto più che è probabile un prossimo ulteriore aumento della pressione in termini di ricoveri, anche di quelli in terapia intensiva, visto il ritardo con cui la curva segue quella dei contagi”.

In sostanza, spiega ancora il sindacato dei medici, “si sta mettendo a rischio la sanità pubblica di oggi e quella di domani”. Se si tratta di un “bene fondamentale”, è l’appello, “intervenga il presidente Mattarella che ha a cuore ‘come patrimonio inestimabile di umanità, l’abnegazione dei medici, dei sanitari, dei volontari’. Intervenga il presidente Draghi, se è convinto che nella risposta alla epidemia ‘i medici sono quelli che hanno fatto di più’. Intervenga il ministro Speranza se ancora crede che ‘dobbiamo ripartire da chi questo sistema lo ha fatto diventare grande’”.

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