Prudenza, attesa, ma anche primi posizionamenti in vista del voto sul Quirinale. I partiti e gli schieramenti si preparano all’appuntamento più complesso con gli occhi puntati ai contagi per il Covid e cercando una quadra che non comporti le elezioni anticipate. Decisivi saranno i prossimi vertici: non usciranno ufficialmente dei nomi, ma si inizierà a delineare “un metodo” e la strategia dei singoli schieramenti. Il centrodestra si incontrerà venerdì 14 gennaio e al momento sembra bloccato sul nome di Silvio Berlusconi. Per il leader di Forza Italia si stanno mobilitando vecchi fedelissimi che dalla scena di fatto non erano mai spariti. Oggi a esprimersi con ottimismo (anzi “realismo”, ha precisato) è stato Marcello Dell’Utri: “Certo che potrebbe farcela”, ha detto all’agenzia Adnkronos sottoscrivendo l’endorsement di Fedele Confalonieri pochi giorni fa. Intanto l’ex braccio destro di Silvio, Denis Verdini (direttamente dai domiciliari) è andato a pranzo con il segretario nazionale dell’Unione di Centro, Lorenzo Cesa, lo stesso che poco dopo ha sentenziato: “Berlusconi ce la farà”.

Il candidato Berlusconi sulla carta compatta il fronte del centrodestra, ma di fatto è un ostacolo per gli alleati sotto molti punti di vista. A esprimere chiaramente i timori oggi è stato Riccardo Molinari, capogruppo del Carroccio a Radio Anch’io che ha detto chiaramente che “Berlusconi è divisivo” e bisogna preparare un piano b. In giornata si è incontrato il gruppo di Giovanni Toti, Coraggio Italia e il governatore della Liguria ha assicurato il sostegno per il Cavaliere, ma “senza schiantarsi“. Non un bel segnale per il leader di Forza Italia. I giallorossi intanto prendono tempo: i 5 stelle hanno rinviato l’assemblea congiunta a giovedì alle 18, anche se in un primo momento l’incontro era previsto già per questa sera. Un rinvio perché, ufficialmente, “i lavori del Senato si sono protratti fino alle 23″. Ma spostare l’incontro fa comodo a tutti (anche perché i dem non faranno la direzione prima di sabato prossimo).

Colloquio Berlusconi-Salvini: “Unità della coalizione prima di tutto”. Dell’Utri in campo per Silvio – Oggi Salvini e Berlusconi si sono parlati e si sono dati appuntamento a venerdì 13 gennaio, quando ci sarà il vertice tra i leader. Un passaggio fondamentale per capire come strutturare la prossima strategia. “L’unità della coalizione è sempre stata e sarà un valore che dobbiamo continuare a preservare. Non possiamo sprecare questa occasione di dire la nostra”, ha detto il leader Fi al leader del Carroccio secondo fonti di Fi. Berlusconi vuole essere il candidato e ora ha bisogno che tutti nella coalizione si muovano in quella direzione. Eppure in mattinata era arrivato un segnale chiaro dal Carroccio e in particolare da Molinari, capogruppo alla Camera: “Noi dobbiamo capire se Berlusconi è davvero in campo“, ha detto a Radio Anch’io, “e ci vogliamo giocare la partita in questo modo andando verso quella soluzione. Dobbiamo però prepararci un piano B, trovare un’altra figura di centrodestra che sia condivisibile anche dal centrosinistra, io vedo questo schema. Se Berlusconi vuol scendere in campo ci si prova con i numeri del centrodestra sapendo che è difficile avere consensi dall’altra parte. Se questa ipotesi non è più sul tavolo per mille ragioni dobbiamo essere pronti a fare un’altra proposta”. Interrogato sull’ipotesi di un Mattarella-bis, Molinari non ha lasciato possibilità di mediazione: “Direi che è una ipotesi abbastanza bizzarra. Noi abbiamo sempre detto che il caso di Napolitano è stato un caso eccezionale”.

In campo per Berlusconi è sceso invece Marcello Dell’Utri, l’ex presidente di Publitalia tornato libero a fine 2019 dopo quattro anni in carcere e uno e mezzo ai domiciliari e assolto in appello a settembre 2021 nel processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. “Certo che Silvio Berlusconi potrebbe farcela”, ha detto l’ex senatore azzurro. “Perché non dovrebbe? Certo, non è facile, ma secondo me potrebbe farcela”. E si è detto “d’accordo” con Fedele Confalonieri che di recente aveva detto che Silvio Berlusconi “è l’uomo delle cose impossibili. E noi che gli dobbiamo tutto faremo per lui l’impossibile”. “La penso esattamente come Confalonieri”, ha dichiarato Dell’Utri. “Berlusconi potrebbe farcela perché per la prima vota il centrodestra potrà esprimere una personalità, e non è che ce ne siano poi tante in giro. Quindi, non è facile, per tanti motivi, ma il centrodestra ha una base tale di voti che basterebbe un minimo per farcela, può essere. Staremo a vedere”. Alla domanda se è ottimista, replica: “Ottimista? No, realista, direi”. Secondo indiscrezioni riportate dall’agenzia Adnkronos, prima di Natale, Dell’Utri avrebbe attivato molti canali, anche in Sicilia, per convogliare consensi parlamentari sul nome del leader forzista. Ma lui di più non vuole dire: “Io mi occupo di libri e basta, altrimenti poi dicono ‘Dell’Utri dice…’, non voglio dire altro”.

Toti: “Sosterremo Berlusconi, ma auspichiamo che ci siano le condizioni per sostenerlo”. Brugnaro vede Di Maio – Anche Toti e i parlamentari di Coraggio Italia hanno dichiarato che lavoreranno l’unità del centrodestra. Ma nelle dichiarazioni del presidente della Liguria non si può fare a meno di notare qualche dubbio sull’effettiva possibilità di insistere con Berlusconi. “Non sarà Coraggio Italia a rompere l’unità del centrodestra, ove questa ci sia, sul nome di un candidato. Se sarà Berlusconi, lo deciderà lui e il centrodestra lo sosterrà”, ha dichiarato Toti al termine della riunione con i parlamentari. “Anche noi lo sosterremo auspicando che ci siano le condizioni per sostenerlo, perché non credo che nessuno, a partire da Berlusconi -per cui proviamo un grande effetto- voglia schiantarsi contro un muro di assenze di voti…”. Insomma va bene la compattezza, ma non a qualsiasi costo.

Non meno sibillino è stato il presidente di Coraggio Italia Luigi Brugnaro che, tra le altre cose, in giornata ha incontrato privatamente Luigi Di Maio. Parlando dell’ipotesi che Forza Italia lasci la maggioranza se Draghi va al Colle, ha commentato: “Non lo so. Quando leggerò e sentirò chi lo sta dicendo capirò. Non so se quelle dichiarazioni fanno bene a costruire una candidatura o a fare una battaglia politica magari divisiva nel Paese. Ma io sono convinto che è meglio trovare un’area di consenso più larga possibile”. Proprio la durata della legislatura è uno dei temi cardine e Coraggio Italia lo ha ribadito anche oggi: “Riteniamo che nella situazione attuale in cui si trova l’Italia, sul fronte sanitario ma anche soprattutto rispetto alle sfide che ci attendono a cominciare dalle scadenza del Pnrr, la legislatura debba andare avanti fino alla sua scadenza naturale”. E questa sarà una delle condizioni fondamentali da cui partire.

I giallorossi in attesa: rinviata a giovedì l’assemblea M5s con Conte e sabato direzione Pd – Le acque non sono meno agitate sul fronte giallorosso. Il Partito democratico, dopo la morte di David Sassoli, ha deciso di rinviare la direzione sul metodo di scelta del candidato a sabato prossimo. Ieri sera il segretario Enrico Letta ha parlato a Di Martedì su La7 e rivelato: “Ho notizie di parlamentari del Pd che hanno ricevuto una telefonata da Berlusconi”, ovvero “la candidatura di Berlusconi è una cosa seria”. E non ha escluso che i dem possano lasciare l’Aula se il nome del Cavaliere andasse fino in fondo: “E’ uno strumento di tattica parlamentare che esiste, valuteremo al momento come stanno le cose” ma “non lo escludo”. Poi ha lanciato “un appello alle altre forze politiche e in particolare al centrodestra”: “Vediamoci domani al tavolo, ma in modo serio. L’unica condizione che ritengo inaccettabile è una parte che si siede e dice: io propongo il capo-partito della nostra fazione e voi ce lo votate. Non credo che porti da nessuna parte, ci si siede e ci si alza”. Berlusconi deve fare prima un passo indietro? “Questo sì, anche perché non è che noi dobbiamo pagare un prezzo per la rinuncia di Berlusconi”. Ma Letta si è anche lasciato scappare una risposta sull’ipotesi Mattarella-bis: “Sarebbe il massimo“. E se anche ha ricordato il No del Capo dello Stato al rinnovo del mandato e la necessità di “rispettare la sua posizione”, le sue parole hanno risollecitato chi nei 5 stelle spinge per il secondo mandato del presidente della Repubblica. Lo hanno detto alcuni deputati M5s nell’assemblea di ieri, unendosi al coro dei senatori, ora sarà decisivo capire cosa uscirà dall’assemblea congiunta slittata a giovedì 13 gennaio.

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