Cinema

Il capo perfetto, Javier Bardem un po’ cumenda anni ’70 un po’ killer di ‘Non è un paese per vecchi’ fa ridere e riflettere

Scritto e diretto dallo spagnolo Fernando Leon de Aranoa, Il capo perfetto è una divertente, sorniona, aggrovigliata commedia sul puntiglio morale e l’ipocrisia padronale in tempi di globalizzazione. Con una Almudena Amor da urlo

di Davide Turrini

Fatevi un piccolo regalo di Natale al cinema. Si intitola Il capo perfetto, è scritto e diretto dallo spagnolo Fernando Leon de Aranoa, ed è una divertente, sorniona, aggrovigliata commedia sul puntiglio morale e l’ipocrisia padronale in tempi di globalizzazione. Intanto se vi piace Javier Bardem è il film dell’anno. Perché l’attore spagnolo nelle vesti un po’ canute del signor Blanco, proprietario benestante di una grande fabbrica di bilance di ogni tipo, è in scena praticamente ogni istante. Lo conosciamo proprio mentre, morbido maglione, soave oratoria, calice di rosso nella mano sinistra e croccanti snack nella destra, liscia il pelo ai propri dipendenti convenuti in cerchio come tutti i tiranni che si rispettino: felpatissimi bastone e carota, sorrisi dei giovani schiavi, ammirazione pavloviana di impiegati e capi reparto, urla e piazzata del licenziato maturo di turno silenziati in campo lungo da un fido collaboratore.

Per Blanco la sua impresa è una “grande famiglia”, le stagiste giovani e belle sono sue figlie, i problemi dei dipendenti gli devono essere raccontati in modo che lui li possa risolvere. Blanco, inoltre, ha una sorta di anziano operaio a cui chiede lavoretti e piaceri di ogni tipo, una sorta di impiegato fantozziano ad libitum che gli sistema la piscina di casa anche quando è domenica. “El patron” sta attendendo tra l’altro la visita di una commissione istituzionale che dovrà decidere a chi consegnare un prestigiosissimo premio per la migliore azienda del settore. Tutto quindi deve essere sistemato, anzi, pardon, bilanciato. A partire dall’ex impiegato licenziato che ha messo le tende davanti al cancello della megaditta e che sbraita slogan antiliberisti e contro il padrone da non poterne più. A peggiorare le cose un capo reparto ai ferri corti con la moglie e con una tresca in ufficio, ma soprattutto l’arrivo di una stagista (Almudena Amor) verso cui Blanco riserva ogni possibile sguardo libidinoso.

Cadenzato dall’incedere progressivo dei sette giorni della settimana, Il capo perfetto assume un tono umoristico ampio come pilastro di ogni dialogo o scena, e poi si affida ad una sinistra ed efficace ambiguità di fondo che riguarda la presenza del “padrone”. Già perché Bardem ha un’aria così bonariamente minacciosa da ricordare sia la singolarità rustica dei cumenda italiani anni settanta che lo spietato killer Chicurgh interpretato da Bardem in Non è un paese per vecchi. Così Blanco/Chicurgh, nonostante le linee nitide di pochade tra dipendenti, sembra come pronto a farne fuori i più riottosi o poco efficienti subdolamente da un momento all’altro. In questo ulteriore “bilanciamento” di sottotrame e sottotesti, Leon de Aranoa non fa mai definitivamente esplodere la performance di Bardem/Blanco perché in fondo il desiderio è raccontare una storia di soprusi aziendali e di tese gerarchie socio-economiche ribaltando l’osservazione dal punto di vista del padrone senza però condividerne l’etica. Stateci al gioco perché c’è solo da divertirsi. E poi c’è Almudena Amor, qui perfino con un seno in bella mostra. Il capo perfetto è nella shortlist dei 15 film che gareggeranno per ottenere la nomination all’Oscar 2022 per il Miglior Film Internazionale.

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