Don Tonino Bello a un passo dalla beatificazione. Papa Francesco ha, infatti, autorizzato la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto sulle virtù eroiche del vescovo morto nel 1993 a causa di un cancro allo stomaco. Ora per la beatificazione manca solo un miracolo. Don Tonino Bello è stato un autentico profeta di pace, sempre vicino agli ultimi, in prima linea nelle battaglie più difficili e scomode per tutelare i diritti della sua gente. Sulla sua tomba, nel cimitero di Alessano, suo paese natale, in provincia di Lecce, ha voluto pregare anche Bergoglio che lì si è recato in pellegrinaggio il 20 aprile 2018. “Don Tonino – disse in quell’occasione il Papa – ci richiama a non teorizzare la vicinanza ai poveri, ma a stare loro vicino, come ha fatto Gesù, che per noi, da ricco che era, si è fatto povero. Don Tonino sentiva il bisogno di imitarlo, coinvolgendosi in prima persona, fino a spossessarsi di sé. Non lo disturbavano le richieste, lo feriva l’indifferenza. Non temeva la mancanza di denaro, ma si preoccupava per l’incertezza del lavoro, problema oggi ancora tanto attuale. Non perdeva occasione per affermare che al primo posto sta il lavoratore con la sua dignità, non il profitto con la sua avidità. Non stava con le mani in mano: agiva localmente per seminare pace globalmente, nella convinzione che il miglior modo per prevenire la violenza e ogni genere di guerre è prendersi cura dei bisognosi e promuovere la giustizia. Infatti, se la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra”.

Francesco si soffermò, inoltre, sul modo semplice con cui il vescovo pugliese si faceva chiamare da tutti: “Il nome di don Tonino ci dice anche la sua salutare allergia verso i titoli e gli onori, il suo desiderio di privarsi di qualcosa per Gesù che si è spogliato di tutto, il suo coraggio di liberarsi di quel che può ricordare i segni del potere per dare spazio al potere dei segni. Don Tonino non lo faceva certo per convenienza o per ricerca di consensi, ma mosso dall’esempio del Signore. Nell’amore per lui troviamo la forza di dismettere le vesti che intralciano il passo per rivestirci di servizio, per essere Chiesa del grembiule, unico paramento sacerdotale registrato dal Vangelo”. Proprio nell’omelia della messa per la quinta Giornata mondiale dei poveri, istituita dal Papa al termine del Giubileo straordinario della misericordia, Bergoglio aveva citato il presule pugliese: “Di recente mi è tornato in mente quel che ripeteva un vescovo vicino ai poveri, e povero di spirito lui stesso, don Tonino Bello: ‘Non possiamo limitarci a sperare, dobbiamo organizzare la speranza’”.

La decisione di Francesco di dichiarare venerabile il vescovo pugliese, anticipata ai membri della Conferenza episcopale italiana riuniti a Roma per la loro assemblea generale straordinaria, è stata accolta da uno scrosciante applauso. Grande soddisfazione è stata espressa dall’attuale successore di don Tonino Bello alla guida di Pax Christi, l’arcivescovo Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti: “Tutto il nostro movimento, che lo vide suo indimenticato presidente dal 1985 al 1993, è ricolmo di gioia per questa bellissima notizia che arriva proprio mentre, nell’assemblea della Cei, si proponeva di non dimenticarsi dei poveri nel cammino sinodale. La decisione del Papa, a cui siamo profondamente grati, ci incoraggia a continuare il cammino sui sentieri della giustizia e della pace”. Lo stesso entusiasmo è stato espresso da monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli, molto devoto del presule pugliese da cui trae continuamente ispirazione per la sua azione pastorale nella guida della terza diocesi italiana.

Don Tonino Bello nacque ad Alessano il 18 marzo 1935. Dopo gli studi nel seminario di Ugento e poi in quello regionale di Molfetta, fu inviato a Bologna, presso il seminario dell’Opera nazionale assistenza religiosa e morale degli operai per la formazione dei cappellani del lavoro. Fu ordinato sacerdote l’8 dicembre 1957. Completò la licenza in teologia presso il seminario di Venegono, nell’arcidiocesi di Milano, e il dottorato in teologia pastorale presso la Pontificia Università Lateranense. Nel 1958 fu nominato dapprima insegnante e poi rettore del seminario di Ugento. Nel 1978 divenne amministratore della parrocchia del Sacro Cuore della stessa città e, dal 1979 al 1982, fu parroco a Tricase. Svolse anche l’incarico di assistente dell’Azione cattolica diocesana e canonico della cattedrale. Il 10 agosto 1982 san Giovanni Paolo II lo volle vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi. Nel 1985 venne nominato presidente di Pax Christi, in cui si impegnò attivamente nella sensibilizzazione a favore dell’obiezione fiscale contro le spese militari e contro il piano di militarizzazione della Puglia, nonché per la pace a livello nazionale durante la prima guerra del Golfo e il conflitto nell’ex Jugoslavia. Nel dicembre 1992, durante la guerra nei Balcani, benché già molto malato, si fece ispiratore e guida di persone credenti e non, di differenti nazionalità, unite dall’obiettivo di sperimentare “un’altra Onu”, mostrando la possibilità di vivere nella concordia. Per questo motivo, si recò come pellegrino di pace nella Sarajevo devastata dal conflitto in corso. Morì a Molfetta il 20 aprile 1993.

Twitter: @FrancescoGrana

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