Di solito litighiamo perché abbiamo bisogno di soldi per realizzare le cose che desideriamo fare o di cui abbiamo bisogno, ma non ci sono i soldi o comunque non ce ne sono abbastanza; stavolta invece di soldi ne abbiamo molti, forse persino in abbondanza, e… litighiamo persino più di prima. Come si spiega questa cosa? Semplici punti di vista, o interessi politici (o peggio, personali)? Di sicuro, nella maggior parte dei casi, non sono solo semplici punti di vista. Comunque, su questo aspetto approfondiremo un’altra volta. Adesso vediamo intanto dove sono arrivati i leader con le decisioni già prese su questa favolosa disponibilità di denaro.

Il fatto è che l’attuale crisi Pandemica si è innestata su una crisi già presente a livello globale, anche se meno “sentita” a livello popolare, che è la crisi Antroprocenica, persino più grave in termini assoluti di quella pandemica e che quindi richiede cambiamenti e investimenti più forti e duraturi. A spiegarci compiutamente cosa sia l’Antroprocene ci pensa, in un’intervista, il prof. Adam Tooze, che insegna Storia alla Columbia University: Antropocenica è l’era nella quale l’Umanità realizza una consistente frattura con la Natura della Madre Terra, non ancora totale ma avviata a diventarlo.

Ormai nessuno può più negarlo: fino al secolo scorso eravamo solo noi “umani” a tossire e sbuffare quando l’aria e l’acqua erano inquinate e maleodoranti, adesso ha cominciato a farlo anche Madre Terra, e ogni volta si contano i morti. In più ci si è messo, proprio in contemporanea, anche questo dannato killer invisibile, che hanno chiamato Covid-19, a diventare più pericoloso e fare più vittime di un intero esercito, costringendo in breve tempo tutti i popoli del mondo a isolarsi dagli altri per evitare di essere contagiati.

All’inizio della pandemia, essendo le mascherine, il distanziamento e la quarantena le uniche armi a disposizione degli umani per l’autodifesa, si è creata in tutte le maggiori economie del globo una strategia di isolamento e “attendismo” che, però, ha creato di riflesso grossi problemi al funzionamento delle attività produttive e, nei casi delle aziende “non molto in salute”, le stesse non sono riuscite a superare la fase critica, proprio come è successo a decine di migliaia di persone in ogni grande nazione del globo. E in Italia, la prima in Europa a dover affrontare questo infernale attacco, lo shock di una nazione è stato documentato in modo granitico dalle immagini agghiaccianti dei camion militari carichi di bare da portare altrove perché nella loro città non c’erano più posti nei crematori e nei cimiteri.

Ma finalmente, dopo l’arrivo dei vaccini e la stupenda dedizione di migliaia di medici e assistenti sanitari, questa “piaga” globale sta cominciando a far meno paura e si cominciano quindi a vedere i primi progetti di ripresa e rilancio delle economie.

L’America, come sempre, in queste cose non vuol essere seconda a nessuno e, fin dall’inizio (erano gli ultimi giorni della disputa elettorale per la Casa Bianca) i due contendenti “giocavano al rialzo” nelle promesse di “pronto soccorso” all’economia disastrata dal virus e dalle chiusure forzate di moltissime fabbriche. Alla fine, segnata indelebilmente dall’immondo spettacolo dell’assalto al Congresso da parte di individui incapaci di riflettere, il risultato elettorale ha dato di nuovo la vittoria ai Democratici, che in questa legislatura (sempre di soli due anni) hanno formalmente vinto tutto, ma con uno scarto talmente risicato da rendere ogni decisione sempre in bilico. Infatti i “Dems” hanno vinto, oltre alla presidenza di Joe Biden, anche la maggioranza al Congresso, ma con solo otto seggi in più tra i “rappresentanti” e con la parità (50 e 50) al Senato dove, però, quando serve, può votare anche Kamala Harris, la Vice di Biden alla Casa Bianca che è però anche presidente del Senato.

Biden comunque ha valutato che, in una fase storica come questa, non è lo scontro frontale a poter dare i migliori risultati per il paese ma l’accordo politico coi Repubblicani per scrivere un programma di spese e investimenti di portata storica. Tutto questo ha originato, in un accordo “bipartisan”, un mastodontico programma di spese sociali e per ristrutturazioni che raggiunge la cifra stellare di 3,5 trilioni di dollari (quindi 3.500 miliardi), destinata più analiticamente al rifacimento di tutte le “infrastrutture” (non ancora esattamente definito). Un programma di spese mai visto prima d’ora e di cui la metà (1750 miliardi) va oltre le necessità contingenti post Covid ma è molto ben definito nel progetto Build Back Better (ricostruire migliorando) – fortemente voluto da Biden, approvato dal Congresso e ora firmato da Biden con ordine esecutivo il 15 novembre scorso, pubblicato con maggiori dettagli nel sito stesso della Casa Bianca).

(vedasi tabelline qui allegate, con la mia traduzione in italiano)

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