di Paolo Di Falco

Per molti la notizia della settimana è stata la “trollata” di Fedez all’informazione italiana: il rapper qualche settimana prima aveva acquistato un dominio che lasciava presagire la sua discesa in campo (fedezelezioni2023.it) ma in realtà, come lui stesso ha poi svelato, il tutto faceva parte della campagna pubblicitaria per il lancio del suo nuovo album. Insomma, nulla di così importante a cui si è finito per dedicare fin troppo tempo perché ben altre sono le problematiche del nostro Paese di cui spesso si parla troppo poco.

Bisogna però precisare che la presunta “trollata” all’informazione italiana è tutto fumo e niente arrosto come al solito: non vi sembra un po’ paradossale prendersela con i giornali per aver semplicemente dato una delle tante notizie quotidiane che alla fin fine è risultata essere tutta pubblicità gratuita per il lancio del suo nuovo disco? Siete così sicuri che l’obiettivo non fosse proprio questo? Sulla base della notizia poi diversi sono stati i giornalisti che hanno fatto le loro analisi ma, giuste o sbagliate che fossero le loro opinioni, è davvero così strano?

Troppe volte si cerca di delegittimare l’informazione o la politica basandosi su questioni del genere spesso distogliendo l’attenzione dalle grandi tematiche che invece dovrebbero essere alla base del nostro dibattito pubblico quotidiano come la strage silenziosa fatta dallo smog in Europa. Secondo i dati dell’Agenzia europea dell’ambiente sulla qualità dell’aria nel 2019 sono stati ben 364.200 le persone morte prematuramente per l’esposizione allo smog e pensate che in Italia sono stati ben 63.710 i morti prematuramente a causa dello smog in un anno. Morti che, per inciso, potevano essere evitate se tutti i paesi europei avessero raggiunto i parametri fissati dall’Organizzazione mondiale della Sanità relativi al Pm 2,5 attraverso i quali l’incidenza sarebbe calata del 58% attestandosi a circa 180.000.

Ma non finisce qui: sapevate che quest’anno, in circa nove mesi, i morti sul lavoro sono stati ben 910? Ecco, per esempio, due dei tanti problemi urgenti di cui dovremmo preoccuparci e su cui gli influencer potrebbero iniziare a fare delle campagne di sensibilizzazione invece che riprendere le solite tematiche più in voga del momento. Se da un lato Fedez giustamente si lamenta del clickbait (cioè il proporre contenuti sensazionalistici con il solo scopo di aumentare click e views) divenuto pane quotidiano di molte testate, dall’altro non dice che in un modo analogo è lo stesso atteggiamento adottato da lui nel momento in cui sceglie di prendere posizioni sulle varie tematiche sociali.

Gli argomenti su cui il cantante decide di intervenire, così come lui rimprovera ai vari politici, sono quelli che vanno “più in voga” a seconda del periodo. Potremmo metaforicamente dire che, così come altri influencer e politici, Fedez alla fin fine si preoccupa di “non uscire fuori dal seminato” andando a riprendere gli argomenti sociali che poi pagano in termini di click e views.

Una delle tematiche che cerca costantemente di evitare è quella, per esempio, relativa allo sfruttamento dei dipendenti di Amazon in quanto lo stesso per ben 800mila euro è il social brand ambassador di Amazon Prime e, come svelato dall’Espresso, la sua Doom “gli ha imposto di non rilasciare dichiarazioni inerenti al settore bancario e assicurativo che cagionino un danno alla società”.

Proprio per questo, mi sembra un po’ troppo eccessivo innalzare Fedez a paladino della libertà d’espressione perché, da un giorno all’altro, dall’alto dei suoi follower decide di prendere in giro la stampa italiana per avergli fatto pubblicità e per aver usato quasi lo stesso meccanismo che utilizza anche lui. Sembra, come al solito, un po’ troppo ipocrita venire a fare la morale agli altri quanto la sua presunta indipendenza tanto acclamata si basa solamente su tematiche scrupolosamente selezionate per non danneggiare i suoi rapporti lavorativi.

Anche in questo caso, non tutto è oro ciò che luccica sui social e spesso sarebbe opportuno soffermarsi maggiormente sui contenuti perché, alla fine si sa, le tematiche restano quelle che si trovano in tendenza su Twitter.

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