Nuove fiammate dei prezzi su entrambe le sponde dell’Atlantico. Negli Stati Uniti l’inflazione è salita in ottobre al 6,2%, più delle attese e con un incremento mensile dei prezzi medio dello 0,9%. Si tratta dell’incremento più marcato dal 1990. In Germania il carovita si è attestato al 4,5% contro il 4,1% di settembre. In un mese i prezzi sono saliti dello 0,5%. E’ il maggior aumento dal 1993. “L’inflazione va monitorata da vicino a la Fed (la banca centrale statunitense, ndr) lo sta facendo: al momento non c’è una situazione stile anni 1970 e la banca centrale non consentirà il ripetersi di una tale situazione”, ha affermato la segretaria al Tesoro Usa, Janet Yellen, aggiungendo che l’agenda economica del presidente Joe Biden è anti-inflazionistica nel medio termine. Se sostenuta e protratta nel tempo l’inflazione erode il potere d’acquisto dei salari poiché le buste paga si adeguano solo gradualmente e non in automatico al generale aumento dei prezzi. Un alleggerimento della pressione sui prezzi potrebbe registrarsi nei prossimi mesi se risultasse duratura la discesa dei prezzi di gas ed elettricità registrata negli ultimi giorni.

A Berlino, il Consiglio tedesco degli esperti economici, comitato di accademici istituito nel 1963 allo scopo di offrire un punto di vista imparziale al governo tedesco, ritiene che la Bce dovrebbe rapidamente comunicare un cambio di rotta nella politica monetaria, mettendo fine alla politica ultraespansiva dispiegata per contrastare la pandemia di Covid-19. Il Consiglio economico prevede in Germania un’inflazione del 3,1% quest’anno e del 2,6% l’anno prossimo ma “colli di bottiglia persistenti nelle forniture, salari più alti e e prezzi dell’energia in crescita pongono il rischio che driver temporanei dei prezzi possano condurre a tassi di inflazione persistentemente più alti”, si spiega nel rapporto.

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