Deve preoccupare il boom dei disturbi neuropsichiatrici infantili dovuti alla pandemia: servono risorse, cure e servizi dedicati. Sbagliato pensare che tutto sia risolto

La buona risposta alla vaccinazione dell’85% circa degli italiani, il rispetto delle regole e anche la pressione esercitata dal green pass, nonostante le proteste inscenate da una minoranza rumorosa, ci stanno consentendo un lento ritorno ad una nuova normalità. Sarebbe però sbagliato pensare che il Covid sia alle spalle! E questo non solo per paesi, come Regno Unito, Romania e Bulgaria dove il virus è ancora in rapida diffusione.

Anche in Italia non solo non va abbassata la guardia, ad esempio a favore della terza vaccinazione, ma bisogna intervenire sullo strascico di malessere che la fase acuta della pandemia si è lasciata alle spalle. Al Covid 19 dobbiamo infatti molteplici conseguenze di varia natura che il virus e le restrizioni per contrastarne la diffusione hanno scatenato. Oggi i reparti di terapia intensiva si stanno svuotando, ma ci sono decine di migliaia di persone alle prese con la sindrome dei disturbi post guarigione, il cosiddetto “Long Covid”, e ci sono bambini e adolescenti che hanno pagato e tuttora pagano un prezzo devastante: il manifestarsi di varie forme di malessere psichico, un lato oscuro del post Covid che va affrontato con decisione.

Nell’ultimo anno si è registrato un boom di accessi di minorenni nei pronto soccorso per motivi neuropsichiatrici. A rilevarlo sono i dati di un’indagine della Società italiana di pediatria (Sip) condotta in 9 regioni italiane (Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Umbria). Durante la pandemia (marzo 2020-marzo 2021) mentre gli accessi totali degli under 18 ai pronto soccorso si sono quasi dimezzati (-48,2%), prevalentemente a causa della paura dei contagi, quelli per patologie di interesse neuropsichiatrico sono cresciuti dell’84% rispetto al periodo pre-covid.

In particolare, sono aumentati del 147% gli accessi per ‘ideazione suicidaria’ seguiti da depressione (+115%) e disturbi della condotta alimentare (+78.4%). Le regioni in cui si è documentato un maggiore incremento di accessi per patologie neuropsichiatriche infantili sono state Emilia-Romagna (+110%), Lazio (+107.1%) e Lombardia (+100%). Anche i ricoveri, con posti letto occupati al massimo della loro capienza per settimane, hanno registrato un incremento che ha sfiorato il 40%. Anche in questo caso la principale causa è stata l’ideazione suicidaria (+134%) seguita da depressione (+41,4%) e disturbi della condotta alimentare (+31,4%).

Concordo con Elena Bozzola, segretaria della Sip, che ha parlato di una nuova e subdola pandemia. Dobbiamo mettere in campo tutte le risorse disponibili per gestire al meglio la fase di uscita dall’emergenza, senza trascurare le cure che servono per guarire le ferite dell’anima e del comportamento. E’ una questione di cui mi sono occupata in Assemblea Legislativa Emilia-Romagna a più riprese. Come capogruppo di Europa Verde ho depositato una risoluzione per impegnare la giunta regionale a potenziare i servizi di supporto psicologico per adolescenti, soprattutto nelle scuole, sostenendo la diffusione in tutti gli istituti di alcune best practice sviluppate da alcune scuole superiori nei mesi scorsi.

Inoltre, rispondendo ad una mia successiva interrogazione per valutare lo stato dell’arte delle cure messe in campo, la Regione Emilia-Romagna ha reso pubblico l’impegno ad avviare una duplice attività: monitorare l’impatto psicopatologico della pandemia su bambini, adolescenti e giovani 0-25 anni, e incrementare il numero di psicologi nei servizi territoriali grazie ad uno stanziamento di circa 1,5 milioni di euro per il 2021.

Qualche passo avanti nella comprensione e cura di un fenomeno molto sotterrano dunque è stato fatto. Come Europa Verde continueremo a monitorare l’andamento del disagio psicologico giovanile anche nei prossimi anni. L’errore più grande che si possa fare è pensare che tutto sia risolto. Come comunità ne pagheremmo care le conseguenze nei prossimi anni. E i più colpiti sarebbero bambini e adolescenti, ai quali la pandemia ha rubato mesi importanti di socializzazione tra i compagni di classe e di vita sociale, sportiva e all’aperto. Basti pensare ai “remigini” di prima elementare, che a pochi mesi dall’inizio del loro primo anno di scuola sono stati segregati a casa con la didattica a distanza.

Ora bisogna aiutarli a guarire il male oscuro che ha seminato la pandemia.

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