Nel 2020 i redditi da lavoro e da proprietà delle famiglie dell’area dell’euro sono scesi del 3,1% a prezzi correnti, il calo più forte dall’avvio dell’unione monetaria. Tuttavia il reddito lordo disponibile del settore è lievemente aumentato rispetto al 2019 (0,2 per cento) grazie all’eccezionale espansione dei trasferimenti sociali netti a favore delle famiglie. Lo rileva un rapporto di Bankitalia. Nonostante gli interventi pubblici abbiano sostenuto i redditi, i consumi sono crollati del 7,6 per cento. La spesa per consumi delle famiglie era sempre cresciuta nell’ultimo ventennio, con l’eccezione del 2009, quando il calo era stato tuttavia molto più contenuto di quello causato dalla pandemia.

La dinamica congiunta del reddito lordo disponibile e dei consumi ha pertanto determinato un aumento, nel complesso dell’area, del rapporto tra risparmio lordo e reddito lordo disponibile, dal 13,1 al 20% tra il 2019 e il 2020. L’accresciuto risparmio non è stato convogliato verso investimenti, che al contrario si sono ridotti, ma ha determinato una crescita del saldo finanziario in rapporto al reddito lordo disponibile (dal 3,9 all’11,3 per cento). In termini pro capite, il saldo finanziario è passato da poco più di 800 euro nel 2019 a quasi 2.400 euro nel 2020.

Nel confronto tra le quattro maggiori economie dell’area, la crisi pandemica ha colpito i redditi primari soprattutto in Italia e Spagna, con una riduzione di circa il 7% a prezzi correnti: i trasferimenti sociali netti, cresciuti in maniera rilevante in entrambi i paesi, hanno attutito l’impatto sui redditi senza però riuscire a controbilanciarlo pienamente. Nei due paesi il reddito lordo disponibile è calato di circa il 3%. Le famiglie francesi e tedesche, invece, hanno subìto una riduzione dei redditi primari meno accentuata (-3,6 e -1,2 per cento, rispettivamente) che, sommata ai trasferimenti sociali netti, ha spinto il reddito lordo disponibile a un aumento appena sotto l’1 per cento in entrambi i paesi. L’Italia e la Spagna sono anche state accomunate da un calo dei consumi delle famiglie superiore al 10 per cento a prezzi correnti, a fronte di riduzioni meno pronunciate, per quanto ampie, in Francia e in Germania (-6,6 e -5,4 per cento, rispettivamente).

Ne è conseguito un maggiore aumento del risparmio lordo delle famiglie spagnole e italiane rispetto al 2019 (rispettivamente dal 6,3 al 14,7 per cento e dal 10,1 al 17,6 per cento in rapporto al reddito lordo disponibile). Il tasso di risparmio lordo è aumentato in modo sostenuto anche in Francia e in Germania dove, partendo da livelli elevati già prima della crisi, ha ampiamente superato il 20%. In tutti i paesi il tasso di risparmio lordo ha raggiunto livelli mai registrati negli ultimi vent’anni.

Come nel complesso dell’area, gli investimenti lordi in abitazioni e capitale fisso si sono fortemente ridotti anche nelle principali economie, soprattutto in Spagna, Francia e Italia, determinando una crescita del saldo finanziario in rapporto al reddito lordo disponibile in tutti e quattro i paesi, in particolare in Spagna (dallo 0,4 al 9,9 per cento) e in Italia (dall’1,9 al 10,4 per cento); l’aumento è stato inferiore alla media in Francia e in Germania. Il saldo finanziario delle famiglie dell’area dell’euro ha comportato una crescita delle attività finanziarie per un importo pari al 4,1 per cento delle consistenze dell’anno precedente: un valore tanto elevato era stato osservato solo nel 2005. L’espansione è stata maggiore in Germania e in Francia, più moderata in Spagna e in Italia, dove tuttavia non si registravano tassi di crescita tanto elevati dal 2006.

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